Forse anche questo studente pensa di aver sbagliato scuola...
Circa il 90% degli studenti italiani è soddisfatto della sua esperienza scolastica ma ben il 44% sostiene che, se potesse tornare indietro, farebbe una scelta diversa. A dirlo è un’indagine condotta da Almadiploma, l’associazione delle scuole secondarie, che ha chiesto a circa 40mila diplomati nel 2010 di 349 istituti scolastici cosa pensano della scuola italiana e della qualità dell’insegnamento ricevuto.
In generale gli studenti si dicono soddisfatti della propria formazione, il 35% decisamente e il 51% moderatamente. È stata chiesta loro anche un’opinione sui docenti e anche in questo caso il giudizio è positivo. Insegnanti promossi, dunque. L’85% dei diplomati è soddisfatto della loro competenza, il 78% della chiarezza espositiva e della loro disponibilità al dialogo e il 67% della loro capacità di valutazione.
Tuttavia solo il 55% degli studenti rifarebbe la scuola scelta. Poco meno della metà degli alunni italiani, quindi, ritornerebbe sui suoi passi e sceglierebbe un’altra scuola, un altro indirizzo o entrambe le cose, senza grosse differenze tra licei, istituti tecnici e professionali.
E cosa pensano di fare del loro futuro i neodiplomati? Il 62% intende iscriversi all’università, l’8% è interessato ad attività di qualificazione al di fuori del mondo accademico e il 26% non ha alcuna intenzione di proseguire gli studi. Nel dettaglio a seconda del tipo di scuola chi intende laurearsi sono il 91% dei liceali, il 47% di chi esce dagli istituti tecnici e il 24% dei ragazzi che frequentano un professionale.
Per quanto riguarda il lavoro le scelte dei ragazzi sembrano andare in controtendenza rispetto alle attuali esigenze del mondo occupazionale. Se i settori che piacciono di più sono marketing, comunicazione, pubbliche relazioni, organizzazione e pianificazione, ricerca e sviluppo, commerciale e risorse umane, quello che vale la pena sottolineare è la comprensibile speranza dei neodiplomati di trovare un lavoro stabile che permetta di acquisire professionalità e magari anche un contratto a tempo indeterminato. Un sogno, dunque, se si pensa alle numerose difficoltà di trovare un’occupazione in linea con gli studi fatti, adeguatamente retribuita e stabile. Nella realtà, invece, vanno per la maggiore stage e, nella migliore delle ipotesi, contratti di a tempo determinato in un mercato del lavoro che richiede sempre più flessibilità.
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