Stamattina. Ore 9.25 (la scuola materna chiude alle 9.30...)
Finalmente riusciamo ad uscire di casa, in ritardo come sempre.
Mentre chiudo la porta a chiave dico ad Edo "Edo, chiama l'ascensore per favore".
Edo: "ascensoooreee". Io: "no, Edo, seriamente siamo in ritardo, per favore" e intanto mi giro, schiaccio il tasto dell'ascensore e non percepisco la presenza di mio figlio ma vengo subito richiamata alla realtà da un urlo "Mamma! Io vado dalle scale!". È già al secondo piano (noi viviamo al terzo). Intanto l'ascensore è arrivato. Arrivata al piano terra, quando la porta dell'ascensore si spalanca mi trovo davanti Edo che con aria soddisfatta mi dice "oh, adesso i miei compagni non potranno più dirmi che corro piano, sono arrivato prima dell'ascensore!". E così, incamminandoci a passo sostenuto verso la scuola intrapprendiamo questo nuovo discorso sulla velocità delle corse (che come sempre si ricollega al nostro tema favorito: l'essere diverso) e gli dico "Devi dire ai tuoi compagni che chi va piano va sano e va lontano" (e gli risparmio il pezzo macabro di "chi va forte va alla morte") e lui "è vero mamma, hai proprio ragione perchè se vado troppo forte poi non riesco a fermarmi e mi schianto oppure cado e rotolo. Come hai detto che si dice mamma?". Io: "chi va piano va sano e va lontano." Lui memorizzando: "chi va piano va sano e va lontano. Adesso lo dico ai miei compagni che l'ha detto la mia mamma e la mia mamma ha sempre ragione!".
Queste sì che son soddisfazioni :D
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