11 marzo 2015 Lascia un commento
A complicargli pero’ la vita e’ la madre demente ricoverata in un istituto di cura, donna dalla vita strana e misteriosa. Abbandono’ il figlio lasciandolo in affidamento per ricomparire di tanto in tanto con informazioni fuori dal comune e un fare da agente segreto braccato.
Cresciuto senza conoscere il padre, la notizia che potrebbe essere un clone nientepopodimeno che Gesu’ Cristo, avra’ in Viictor un effetto tellurico nella sua esistenza.
Come se non bastasse, nella sua vita fara’ capolino anche l’amore.
Quarto romanzo di Chuck Palahniunk, "Soffocare" rientra ancora nell’onda lunga di opere straordinarie che fiondarono il nostro nell’olimpo della letteratura mondiale. Fu un romanzo che amai moltissimo ma cominciai ad intravedere delle crepe che nel tempo divennero poi voragini. Forte il nozionismo compulsivo iniziato con "Survivor" e "Fight Club", la progressione verso situazioni sempre piu’ astratte e metafisiche si esaspera, a stento il nostro la controlla per cadere poi nella caotica follia che trovera’ in "Rabbia" il momento piu’ basso della carriera dello scrittore. In parole povere, Palahniuk mette troppa carne al fuoco per compensare con la quantita’ carenze qualitative, sbilanciandosi in un inutile vuoto nel quale frana rovinosamente.
Inaspettatamente, Gregg il regista crea ordine e coerenza e senza semplificare troppo, struttura meglio un racconto che su carta si sfalda in troppi punti. Merito di un adattamento a dir poco ben fatto ma anche dei suoi protagonisti, Sam Rockwell lo straordinario protagonista Victor ma ancor di piu’ Anjelica Huston che non ha bisogno di presentazioni ma e’ perfetta nel giusto mix di demenza, follia, humor nerissimo e dramma.
Anche i comprimari, come l’amico Brad William Henke o la dottoressa Kelly Macdonald sono in un totale stato di grazia e non fidandomi troppo alle coincidenze, credo vada a Gregg il merito di aver orchestrato alla perfezione la squadra.
Divertente e drammatico, ben girato, scritto benissimo e interpretato ancora meglio.
Poi c’e’ Palahniuk, come pretendere di piu’?