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Soffrite di disposofobia?

Creato il 07 ottobre 2012 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Soffrite di disposofobia?
Probabilmente ne soffriamo un po’ tutti.
Si tratta della compulsione ad accumulare, a non buttare mai via niente.
Raggiunge limiti impensabili, e anche se ho appena iniziato a leggere il libro di Frost e Steketee, riporto uno dei casi (folli!) successo ad Harlem nel 1949.
Due fratelli di buona famiglia, intelligenti, laureati, dotati anche artisticamente, si erano rinchiusi in casa da anni e periodicamente circolava la voce della morte di uno dei due. Finché un giorno, l’ennesima voce ha portato la polizia ad entrare. Sono dovuti entrare per la finestra al piano di sopra, perchè per il portoncino, anche a buttarlo giù con le mazze, non si poteva proseguire: cumuli e cumuli di giornali e paccottiglia accumulata in anni e anni. Tutta la casa era zeppa di roba e per spostarsi tra le stanze bisognava usare i tunnel scavati tra i giornali, i pianoforti (14!), le auto, materassi… un morto c’era. Era uno dei due fratelli, morto di infarto, probabilmente dovuto alla fame. Era cieco e semiparalizzato, e viveva della dieta di cui si era incaricato suo fratello Langley (un centinaio di arance alla settimana). Ma Langley era introvabile. Scattano le ricerche della polizia, le foto segnaletiche vengono fatte girare di quartiere in quartiere. Niente. Finchè qualcuno insiste che Langley deve essere ancora in casa.
Lo trovano morto a tre metri dal luogo in cui era stato trovato il fratello, ammazzato da una delle trappole che lui stesso aveva ideato per impedire alla gente di penetrare la loro tana.

Alcuni aspetti della Disposofobia sono lo shopping compulsivo (eh eh…. io ne sono fuori… a meno che non si parli di libri), il gioco d’azzardo, la cleptomania, la raccolta di animali – di solito gatti.
Ma se vi pare di essere disposofobici, consolatevi: di solito i disposofobici sono persone con un’intelligenza fuori del normale. Gli oggetti, per loro, offrono sfumature che sfuggono alla maggioranza.
Libro molto gradevole, i casi che presenta sono racconti ai limiti dell’inversomile.



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