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Sognando un bagno

Creato il 20 febbraio 2013 da Ronin

Telaio pareti

C’è una sola cosa di cui una casa non può fare a meno, ed è un comodo, luminoso e accogliente cesso.

 

Il problema non è scontato, se si pensa che nella nostra magione, ricca di vita vissuta ma povera di fornitures, il bagno proprio non c’era, perché le famiglie che l’abitavano si adattavano senza grandi cerimonie a usare delle latrine esterne con dei buchi nel terreno.

Il bagno è quindi una cosa che abbiamo dovuto fare da zero, dalle pareti ai pavimenti e agli impianti. Non è stato semplice, ma in qualche modo ci siamo arrivati in fondo.

Per cominciare, abbiamo dovuto decidere dove metterlo, visto che non avevamo vincoli di sorta. Le due possibilità erano le due grandi stanze 6×4 metri, cioè la sala da pranzo al piano terra e il salotto con camino al primo piano (visto che le altre due camere erano solo 4×4 metri non era pensabile ricavarci dentro un bagno). Ha vinto la stanza al primo piano, sostanzialmente per una ragione di divisione degli spazi: tenuto conto che al primo piano ci sono tutti i posti letto, era ragionevole avere vicino il bagno, piuttosto che farlo nel piano “giorno”, vicino alla cucina.

Abbiamo quindi fatto qualche valutazione sulle misure, convincendoci che 2×2,5 metri fosse più che sufficiente: non sembra molto, ma è anche più di quello che serve per un bagno forse non grande, ma con tutto il necessario. La scelta è stata anche influenzata dalla prudenza di appoggiare la parete lunga su uno dei due travi di sostegno del pavimento (che dividono appunto la stanza in tre fette da 2 metri di larghezza).

Sempre per la nostra mania di alleggerire al massimo la struttura (non si sa mai..), abbiamo scelto il cartongesso per costruire le pareti al posto dei mattoni forati: è un materiale leggero e di facile lavorazione, utilizzato ormai comunemente sia nelle abitazioni residenziali che soprattutto negli uffici, proprio per la sua rapidità di posa e duttilità.

Basta infatti una struttura di legno molto semplice a cui avvitare i pannelli e il gioco è facilmente fatto. Quello che non è facile è fare le curve, vezzo estetico e pratico in cui ci siamo imbarcati per evitare che il passaggio fra il bagno e la (futura) balaustra della scala fosse troppo angusto. Non facile da realizzare nella pratica, ma con il senno di poi ci siamo resi conto di quanto abbia contribuito a rendere la vista d’insieme molto più bella.

Prima parete del bagno

P1020741

Dopo avere attaccato i pannelli esterni alla struttura, ci siamo adoperati per isolare per quanto possibile la parete: questo non tanto per il calore (che anzi farebbe comodo se passasse dalla stanza con il camino al bagno) ma per il rumore, visto che il cartongesso non si distingue per le sue proprietà insonorizzanti.

Abbiamo utilizzato pannelli di poliuretano come quelli dei tetti, tagliando e assemblando come un tetris per riuscire a far passare le canaline dell’impianto elettrico. Un lavoro di certo non professionale, ma nel complesso sufficientemente accurato.

Pannelli isolanti

Tetris di poliuretano

Per la parete sul lato corto invece non abbiamo potuto mettere i pannelli isolanti, in quanto l’intera lunghezza è utilizzata per lo “scrigno” della porta scorrevole. Abbiamo pensato anche a mettere una porta classica con i cardini, ma non ci piaceva l’idea di rubare altro spazio, già di per sé scarso. Inoltre il fatto che lo scrigno venga venduto già pronto da montare semplificava notevolmente il lavoro.

Scrigno porta

E questa foto è per dare un’idea di come appariva il bagno una volta terminata la “ossatura”:

Struttura del bagno terminata

Come noto ad ogni persona intellettualmente normodotata, rispetto alle altre stanze un bagno ha la caratteristica di essere pieno di tubi. E il lavoro di posa degli impianti non è per nulla banale.

Per fare il lavoro ci siamo appoggiati ad un idraulico professionista, così da evitare cazzate. I tubi dell’acqua e quelli di scarico sono stati posati all’interno della prima colata, così da avere il massimo spessore disponibile e dare la giusta inclinazione ai tubi (in caso contrario non potrebbe refluire la.. “roba”). Per fortuna, non potendo nascondere nulla nei muri neanche volendo, il lavoro è stato relativamente veloce: dopo averli fatti passare sul pavimento, tutti gli scarichi e i tubi sono stati fatti scendere dall’angolo del bagno fino al piano di sotto, da dove escono grazie ad un buco nel muro per andare i primi nella fossa settica e i secondi ad attaccarsi alle tubature dell’acqua (come raccontato qui).

Il piatto doccia  è stato posizionato insieme alle tubature e prima di tutto il resto sempre per le ragioni di giusta inclinazione già spiegate, e anche per avere un riferimento ben visibile per il livello del pavimento.

Tubi e scarichi

Verso l'uscita

Il passo successivo ha riguardato appunto la posa del cotto. Come si può immaginare, abbiamo preferito pavimentare il bagno con qualcosa di diverso dal legno, per motivi di praticità. Dopo averci pensato un po’ si è optato per riutilizzare il cotto tolto dai vecchi pavimenti. Eravamo un po’ perplessi per il timore che la naturale porosità assorbisse troppo l’acqua, ma dopo esserci informati abbiamo scoperto che con gli adeguati trattamenti si può risolvere facilmente il problema. Inoltre delle mattonelle moderne avrebbero fatto perdere qualcosa alla rusticità del tutto.

Per posare il cotto era necessario fare una colata di cemento. Inizialmente ci siamo fatti illudere da un prodotto miracoloso “auto-livellante”, che una volta versato si espande per gravità fino ad andare in bolla da solo. Chiariamo: per farlo lo fa, solo che con il volume che dovevamo riempire sarebbero stati necessari 50 sacchi di questo futuristico e costosissimo materiale..

Colata autolivellante (e poco pratica..)

Siamo quindi tornati al classico cemento dei poveri e abbiamo fatto questa colatina, che grazie alle dimensioni del bagno è stata fortunatamente piuttosto semplice da gestire (ma forse il mio socio la pensa diversamente..).

Si torna alle vecchie maniere

Dopo il pavimento, le pareti: nonostante il rosa/verde del cartongesso avesse un suo fascino (piccola chicca: il cartongesso interno è di un altro colore perché è di una materiale  leggermente diverso, evoluto per essere impermeabile e anti-umidità e fatto apposta per le pareti interne dei bagni), preferivamo rendere il tutto un po’ più sobrio.

Siamo così passati a intonacare l’esterno della stanza (l’interno è un po’ diverso, e si capirà perché) con un intonaco di gesso sottile, apposito per il cartongesso. E lavorare su una parete perfettamente dritta e non piena di bozzi come quelle di pietra è stata un’esperienza surreale..

Altra curiosità da nerd-restauratori-wannabe: visto che le pareti di cartongesso sono fatte di pannelli separati, prima di intonacare bisogna attaccare delle retine di plastica sulle giunture dei pannelli, così da evitare che micro-movimenti facciano in futuro crepare l’intonaco.

Intonaco

Not bad..

Altro step di gran soddisfazione: il pavimento vero e proprio, di un bel cotto vecchio e vissuto, che personalmente apprezzo molto. Non è perfetto e immacolato come quello che si comprerebbe oggi, ma ha una sua storia e un fascino innegabile.

Non ho purtroppo foto del lavoro di posa, ma alla fine il pavimento appariva così:

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Dettaglio dell'angolo stondato

Come è facile notare, il lavoro appare incompleto per le fessure (tecnicamente “fughe”) fra le mattonelle. Nella nostra ignoranza non avevamo le idee chiarissime su come si dovesse posare il cotto: uno potrebbe pensare che sia un po’ come fare un pavimento di pietra, dove le fughe si riempiono man mano che si va avanti con il lavoro, insieme con il fissaggio delle pietre con lo strato sottostante.

Invece con il cotto è diverso: prima si posano le mattonelle, incollandole parte inferiore una per volta alla colata sottostante e stando attenti a tenere il giusto spazio fra di esse (pochi millimetri comunque). Poi, una volta completato il pavimento e lasciato asciugare bene per alcuni giorni, si riempiono le fughe facendo colare una malta molto liquida con una tecnica particolare: si versa letteralmente il liquido per terra e lo si spalma con un frattazzo spugnoso nelle fessure, spingendo bene per riempire tutti gli anfratti.

Dalle foto forse si può capire meglio il meccanismo:

Pavimento fase 2

Fessure

Alla fine, una volta pulito bene il tutto, l’effetto è davvero notevole e ci fa capire di aver scelto bene puntando sul cotto:

Pavimento finito

A seguito del pavimento restavano fuori le pareti interne, ancora ricoperte solo del primo strato di intonaco grezzo. A pensarci bene, le difficoltà del realizzare l’intonacatura delle due pareti in pietra meritano due parole.. Il problema nasceva dall’impossibilità di comportarsi come nel resto della casa, dove avevamo fatto un intonaco grezzo che seguiva la conformità del muro in pietra: com’è facilmente intuibile in questo modo non si sarebbero potute mettere le piastrelle, che in un bagno sono necessarie. Abbiamo quindi dovuto fare un intonaco come si deve, “a squadro”. Dopo svariati tentativi e decine di sacchi di malta, ancora il muro non riusciva ad essere perfettamente in bolla, e abbiamo quindi chiesto l’aiuto di un professionista. Questo ci ha anche fatto realizzare di aver fatto la scelta giusta per il resto della casa: se avessimo voluto fare le pareti diritte avremmo utilizzato decine di quintali di malta in più, e avremmo perso mesi nel tentativo di mettere tutto in bolla.

Comunque, una volta raddrizzate le due pareti, eravamo pronti per le piastrelle. Anche per questo lavoro, davvero non banale, abbiamo ricevuto l’aiuto del buon Vladimir (vi risparmio il modo curioso con il quale siamo entrati in contatto..), che grazie all’utilizzo delle piccole croci che si vedono in foto è riuscito a completare velocemente un lavoro che ha davvero cambiato l’impatto visivo del bagno. La mancanza di una lingua comune (nonostante si sia uomini di mondo non siamo ancora arrivati al russo e all’ucraino) non ha impedito di comunicare allegramente a gesti per raggiungere questo bel risultato.

L'amico Valdimir e le piastrelle

Dettaglio piastrelle

Anche per questo lavoro si sporca come non mai, ma dopo una pulizia generale (ormai la venticinquesima..), il nostro bagno aveva finalmente l’aspetto di… un bagno!

Bagno quasi completo 1

Bagno quasi completo 2

A questo punto era necessario chiudere in qualche modo il bagno, per sporcarlo il meno possibile con gli altri lavori esterni. Ci siamo quindi applicati a costruire la porta, avendo comprato lo scrigno per accoglierla senza la porta vera e propria, in quanto volevamo qualcosa in uno stile un po’ più adatto al resto della casa (niente legno tamburato con vernice lucida, per intenderci). Usando alcune assi avanzate dai pavimenti (true story) abbiamo quindi creato quello che, in fin dei conti, altro non è che una semplice “tavola” di legno fatta di assi (un po’ come le imposte, per intenderci), visto che non c’era bisogno di cardini o serrature.

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Ah, momento geniale che non posso fare a meno di citare: da bravi geni, quando abbiamo montato lo scrigno abbiamo fatto un errore grossolano (leggere le istruzioni ovviamente è sinonimo di debolezza..), scordandoci di inserire le rotelline sulla guida di metallo che serve a far muovere avanti e indietro la porta. Solo che una volta montato questo pezzo di metallo, le rotelle non si riuscivano più a mettere perché il punto da cui inserirle era all’interno dello scrigno!

Insomma, la fine di questa avvincente storia vede il sottoscritto che si sparge di sapone liquido il braccio e cerca di inserire le maledette rotelle infilandosi dentro la parete cava, scorticandomi un metro di pelle. Mi dicono che tutto questo ricordi un’operazione quotidiana dei veterinari che fanno partorire le mucche, ma in quel caso è molto più disgustoso. Al che capisco perché ho studiato economia.

Fuga da Alcatraz

Dopo questa parentesi imbarazzante non c’è molto altro da dire: l’assalto finale è costituito dalla finestra (il cui montaggio nel resto della casa sarà oggetto del prossimo post), indubbiamente piccolina ma funzionale, e ovviamente dalla posa dei sanitari, per i quali ancora una volta ci siamo fatti aiutare dall’idraulico, per evitare di fare danni e spargere liquami sui pavimenti al primo utilizzo.

Il risultato finale è per noi qualcosa di incredibile: dove c’era il nulla (niente tubature, niente pareti, niente pavimenti) ora c’è un bagno vivibile e con tutto il necessario (manca un mobile/specchio da mettere sopra il lavandino e qualche mensola, ma sono piccolezze).

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Bagno finito 2

Certo, il lavoro è iniziato nella primavera del 2011 (con la costruzione della struttura in cartongesso, quando il sottoscritto era ancora in Erasmus) ed è terminato a fine estate 2012. Ma va tenuto presente che nel mezzo abbiamo fatto tante altre cose (basta pensare a tutti i lavori di tubazioni e di impermeabilizzazione della parete interrata della casa), e soprattutto che per alcune di esse abbiamo dovuto aspettare i tempi tecnici e la disponibilità dei professionisti.

Nel complesso è venuto un ottimo lavoro, che anche dal punto di vista estetico troviamo appagante: il soffitto di travi e legno, con il pavimento in cotto antico e le piastrelle di un morbido color panna-beige, sono un insieme che mantiene lo stile complessivo sobrio e rustico della casa, senza essere tuttavia troppo spartano.

Parafrasando una frase topica della politica italiana, “abbiamo un bagno!”. E dici poco.

Boiler

P.s. Menzione d’onore per il boiler di recupero (gentilmente offerto dal nonno), di certo non tecnologicamente all’avanguardia per prestazioni e dimensioni, ma con un suo fascino. L’idea è di decorarlo in qualche modo, per coprire la ruggine e dare un tocco artistico al bagno (e abbiamo un artista di fiducia per questo..).


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