“Sono partita con quella tristezza di chi sa che non tornerà mai piu’, litigando con un Paese che mi aveva premiata piu’ volte, ma che evidentemente non mi voleva. Mi son vista come tutti i prodotti “made in Italy”, preparati all’eccellenza per essere venduti a consumatori esteri… che sanno come sfruttarli e valorizzarli”.
Storia di Sonia Pin, 32enne ricercatrice chimica in forza al Paul Sherrer Institut di Zurigo: alle spalle, una laurea a pieni voti all’università di Pavia, condita da un doppio dottorato (italiano e francese), tra la Lombardia e Grenoble. “Mi avevano spiegato che per esaudire il mio sogno di bambina, fare ricerca, dovevo dimostrare cio’ che valevo. Non ho perso tempo e ho cominciato a darmi da fare, subito”, ricorda Sonia.
Al termine del dottorato Sonia torna in Italia, dove prova a reinvestire con energia tutto quanto appreso negli anni della formazione estera: ad attenderla trova però solo il deserto. E la desolazione. Scarsi finanziamenti, posti col contagocce. E la solita -maledetta- “logica della fila”: “la condizione era : non lasciare mai il tuo posto in fila. O perdi il turno”.
Alla fine di due anni di lavoro precario, Sonia capisce che il suo contratto non sarà più rinnovato. Fine dei sogni. E’ in questo momento, nell’ottobre 2010, che prende il treno per la Svizzera. Dove l’attende il miglior istituto federale di ricerca della Confederazione.
L’accoglienza che trova racchiude l’intero senso -davvero amaro- della storia: “Il direttore del mio Istituto, dopo un colloquio durato otto ore in cui « dovevo dimostrare di meritare davvero il posto che stavo chiedendo», mi ha detto: « dovrei ringraziare l’Italia per averla mandata qui. Così come tanti altri suoi colleghi. La Svizzera ha bisogno di persone come lei». Mi sono chiesta piu’ volte per quale motivo la Svizzera avesse bisogno di noi, mentre l’Italia riteneva che fossimo sempre troppo vecchi, con troppa poca esperienza, troppo inadatti”.
Ospite della puntata è Antonio Bonatesta, segretario generale di Adi (Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani), con il quale commentiamo la storia di Sonia, per poi allargare lo sguardo alle opportunità che un giovane aspirante ricercatore può trovare -oggi- in Italia. E’ ancora il “deserto”? La fuga resta l’unica soluzione possibile?
Nella rubrica “Expats” torniamo agli albori dello studio del fenomeno della “fuga dei cervelli/talenti”: alla fine degli anni ’90 un sito web -pioniere della prima era Internet- cominciò a raccontare storie legate a uesto tema. Quanto si è evoluto negli anni il problema? Con noi Massimo Dallaglio, direttore di “Mollo Tutto”.
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La discussione di gennaio: “Quanto considerate mediocre, anziana, poco istruita e legata a meccanismi prettamente relazionali e famigliari l’attuale classe dirigente italiana? E quanta parte di responsabilità ha -secondo voi- questa mediocrità nella fuga dei nostri migliori talenti all’estero? E’ giunto il momento di cambiare il modello di classe dirigente?”
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