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SOGNI LUCIDI – Cenni storici e culturali

Creato il 25 dicembre 2012 da Mente Libera

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Il primo ad aver tramandato la nozione di sogno lucido entro la cultura occidentale sembra essere stato Aristotele, secondo il quale colui che sogna cade nell’illusione di interpretare le immagini di sogno come fatti reali. Il sognatore avrebbe, però, la possibilità di rendersi conto, attraverso le sensazioni fisiche esterne, di essere addormentato e da ciò inferire di star sognando [Aristotele, 1952, pp.702-706]. LaBerge sostiene che questo sia vero solo in parte: in realtà prima si diviene consci di star sognando, poi se ne deduce di essere addormentati [LaBerge, 1988a, p.11]. Ciò che interessa notare è come il fenomeno fosse noto sin dagli albori della cultura cosiddetta occidentale, in particolare al filosofo, passato alla storia come l’emblema di quel metodo di conoscenza chiamato scientifico. Come vedremo, però, per lungo tempo il mondo della scienza ha disertato questo campo di ricerca, che ha avuto uno sviluppo, in termini di pubblicazioni e finanziamenti, solo a partire dagli anni ‘70.

Nel 415 sant’Agostino citò in una lettera il racconto di un sogno lucido sperimentato da Gennadius, un fisico cartaginese, e ne discusse le possibilità [Kelsey, 1974, pp.274-275].

Gli insegnamenti circa i sogni lucidi rappresentano uno dei sei argomenti (o leggi, o yoga), attribuiti a Naropa, il maestro indiano di Buddismo tantrico del decimo e undicesimo secolo dopo Cristo. Naropa trasmise i sei yoga, incluso quello riguardante il sogno lucido a Marpa, un tibetano che introdusse questa conoscenza in Tibet. Attraverso l’esercizio gli adepti divengono capaci di controllare i propri sogni a piacimento, decidendo quando cambiare sogno e cosa visualizzare in sogno. Tale pratica avrebbe lo scopo di far sperimentare l’illusorietà dei propri contenuti onirici al fine di portare tale sensazione di illusorietà anche nello stato di veglia. E’ dunque parte del sistema religioso-filosofico del Buddismo tibetano che sostiene l’illusorietà di ogni aspetto della vita terrena.

Nel dodicesimo secolo si trovano tracce della conoscenza dei sogni lucidi nella cultura islamica. Si ritiene che Ibn El-Arab, importante maestro sufi, affermasse che “una persona deve controllare i pensieri in un sogno. Lo sviluppo di questo stato di allerta porterà grandi benefici all’individuo. Tutti dovrebbero applicarsi per raggiungere questa capacità di così grande valore” [Shah, 1964, p.141].

Nel tredicesimo secolo san Tommaso d’Aquino menzionò i sogni lucidi citando Aristotele e aggiungendo che questi hanno luogo in special modo “verso la fine del periodo del sonno, negli uomini sobri e in quelli che sono dotati di grande immaginazione” [Aquinas, 1947, p.430].

Il filosofo del diciassettesimo secolo Gassendi aveva sogni lucidi e quindi poté parlare dell’esperienza come di un fatto sperimentato in prima persona. Le sue annotazioni in proposito sono, dunque, particolarmente interessanti. Ciò è vero in special modo allorché descrisse il passaggio dal sogno ordinario alla lucidità. Gassendi si imbatteva in un contenuto assurdo, una incongruenza che lo faceva dubitare di stare vivendo una esperienza reale. In seguito a questo ragionamento diveniva lucido: “Questo è precisamente ciò che mi accade allorché mi sembra


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