Il sogno, con le sue immagini spesso assurde ed apparentemente incomprensibili, costituisce la via maestra per la perfetta comprensione del duplice binario comunicativo su cui si manifesta sempre l’ immagine: il messaggio manifesto, conscio e visibile, ed il contenuto latente, inconscio, non visibile.
Nel suo libro: “Il Linguaggio Dimenticato”, Fromm descrive in modo semplice ed efficace le dinamiche che presiedono alla formazione del sogno, a sua volta distinto in sogno manifesto, ossia le immagini che ricordiamo al risveglio, e sogno latente, ossia i pensieri sottostanti e complessi che hanno generato tali immagini.
Non dimentichiamoci infatti che il sogno altro non è che la “rappresentazione filmica” di pensieri più complessi e dal senso assolutamente compiuto, che nello stato di sonno non possono essere elaborati coscientemente e prendono la via più primitiva e spontanea del linguaggio immaginifico e preverbale, dove una stessa immagine è sovente la “condensazione” di più situazioni, pensieri, emozioni collegate al medesimo pensiero sottostante che ha evocato e generato proprio “quella” particolare immagine, ed in “quella” particolare forma … Paradossalmente, quello che il senso comune ritiene essere il mondo dell’ “indeterminato” per eccellenza è, al contrario, l’ apoteosi del determinismo psichico.