1. A un convegno di psicopatici
si testano macchinari di plastica
per fare sesso virtuale
(tubi da inserire dietro la testa).
C’è “Galak” sul palco
che fuma erba e beve birra
in contenitori di plastica.
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2. Io,
seduto sulle ginocchia di uno dei partecipanti
gli chiedo il permesso
di poter entrare nel suo cuore:
ma lui mi manda a fare in culo
e mi rimpicciolisce, umiliandomi.
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3. Mi ricordo improvvisamente
di essere eterosessuale
e inizio a fotografare il pubblico
con la mia (mia?) Nikon D3000,
riconoscendo seduti in fondo
Daniela, Valerio ed Emanuele
(forse ero con loro prima del raptus omosessuale).
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4. Esco dalla sala
e ritrovo l’aria gelida
di una città sconosciuta, scandinava:
tre zingare mi lanciano contro
una scatoletta di tonno Rio Mare (di proporzioni enormi);
mi mancano e scappano via
lungo le scale di una fatiscente metropolitana.
Desisto dall’inseguirle
e per farle sapere che le attendo fuori
lascio la scatola di tonno in cima alle scale:
sono convinto
che questo le farà terrorizzare.
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5. Ritrovo Daniela
e altri suoi amici “di corso”
(di quale corso non so);
chiacchierano di serata da organizzare
di birra
e di università (quale università non so).
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6. Rispuntano le zingare,
tre serpentelle rom
che stavolta infastidiscono un pakistano:
il problema è che tutti e quattro
stanno dentro un cassonetto
e io li osservo dall’alto,
sbirciandoci dentro.
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7. Il buio, una passeggiata in periferia (forse con Daniela).
Arriviamo dentro un campo da baseball
dove due napoletani appoggiati all’ingresso di ferro
ci spiegano che il campo è illegale, clandestino.
Il sogno finisce
mentre un giovane in canottiera
finge di essere Joe DiMaggio.