Sole a catinelle [Recensione]

Creato il 06 novembre 2013 da Paopru

Zalone all’Italia piace. Stop. Basta guardare gli incassi stratosferici che il suo film Sole a Catinelle ha registrato in poco meno di una settimana di sfruttamento nei cinema nostrani, bissando il record del precedente film Che Bella Giornata. Una marea di soldi così alta, che a Brindisi hanno svaligiato un multisala per impossessarsi di un bottino di oltre 100 mila euro (fonte Il Messaggero). La comicità è sempre la stessa, condita con qualche novità che rende la pellicola assolutamente irresistibile. Eppure i contro ci sono, e sono evidenti agli occhi di segue Checco fin dagli esordi. Andiamo con ordine.

La storia: Checco è un venditore di aspirapolveri che fa fortuna grazie all’averne piazzato uno in mano ad ogni zia del parentado (e sono molte). Diventato abbiente, spende più che può, indebitandosi senza ritegno. Un comportamento che lo porterà presto sull’ astrico. Un giorno promette una vacanza da sogno al figlio nel caso in cui avesse preso tutti dieci in pagella. Di fronte ai risultati scolastici eccellenti di fine quadrimestre, escogiterà un escamotage per portare ugualmente il figlio in vacanza (in Molise) e vendere gli aspirapolveri agli ultimi parenti lontani. Come nel film di Verdone In viaggio con papà, il rapporto tra padre e figlio si rafforzerà tra una disavventura e l’altra.

Pro: comicità in stile “terrone” è il massimo che da Zalone ci si aspetta. Come tutte le commedie all’ italiana l’equivoco muove gli eventi, portando spesso l’ignorante e bonaccione Checco ad emergere in situazioni totalmente fuori dalla sua portata. Rispetto agli altri film manca la ragazza da sedurre, essendo il protagonista già sposato. Anzi, sarà proprio il conoscere un’avvenente ereditiera di una grossa azienda in cattive acque a riportare a galla il matrimonio di Checco, ormai sull’orlo del fallimento. Tutto potrebbe far supporre che il film è la fotocopia dei film precedenti, se non fosse per la presenza del piccolo Robert Dancs , figlio del protagonista nonchè adolescente prototipo di una generazione impastata a computer e moda trandy. Solo apparentemente educato, spesso sfoga la sua rabbia con una sequela di parolacce che strappano  d’obbligo la risata. Stupenda la scena quando di punto in bianco spara un sentito “mi hai rotto il cazzo papà” e il padre piange di gioia. E’ un co-protagonista che da valore aggiunto, facendo uscire dal solito schema comico Zalone e la sua pellicola.

Contro: la forzatura nelle battute è evidente. Il passo da inconsapevole ignorante e macchietta è breve, sopratutto se non si sanno gestire i tempi. Purtroppo Zalone spinge troppo la risata del pubblico, rendendo il film denso di battute spesso degne del peggior Cristian De Sica.

Sole a Catinelle è quindi un film che con qualche stonatura funziona e probabilmente farà ricco il suo protagonista, scottato dalla precedente esperienza con Che bella Giornata (Zalone venne pagato qualche decina di migliaia di euro in più in luogo della rinuncia a una percentuale sugli incassi, rivelatisi milionari). Viviti il sogno Checco, finchè dura!


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