Un uomo non facile da maneggiare Russell Crowe, l'attore australiano celebre per aver interpretato, oltre ad altri ruoli in film di successo, la parte di Massimo Decimo Meridio ne "Il Gladiatore" di Ridley Scott.
Un uomo certamente irrequieto e senza peli sulla lingua, come dimostrano i suoi precedenti. Dicono che abbia un cattivo carattere, ma si sa che se uno ha un carattere in genere ha un brutto carattere.
Quello che è sicuro è che Crowe non rinuncia mai a dire quello che pensa, anche se può provocargli qualche guaio.
Questa volta i guai vengono dalla reazione del pubblico di religione ebraica alle sue esternazioni sulla pratica della circoncisione.
Nulla in realtà che abbia a che fare con offese alla religione ebraica o agli ebrei in quanto tali, come accadde al connazionale Mel Gibson, soltanto la sottolineatura del come la pratica del taglio del prepuzio sia un'usanza inutile, barbarica e stupida.
Tanto è bastato ai soliti rompiscatole esaltati per assaltare l'account su Twitter dell'attore per inondarlo di critiche, insulti e anatemi vari, ma non essendo il Gladiatore Crown uno che si intimidisce facilmente ha prontamente replicato, confermando il suo giudizio sulla pratica religiosa.
pratica religiosa che non è, in realtà, monopolio della religione ebraica, essendo pratica da qualcosa come un miliardo e oltre di musulmani, i quali però non sembra essersi interessati del giudizio di Crowe sulle loro usanze.
Del resto non bisogna essere dei geni per comprendere che la circoncisione poteva forse aver qualche ragione di essere nei tempi antichi, ma che è oggi una pratica inutile e, a ben vedere, una pratica di mutilazione simile a quelle praticate sulle bambine, quali l'infibulazione e altre pratiche, seppure molto meno invasiva.
La reazione ferma dell'attore sembra aver avuto l'effetto di scoraggiare i suoi critici a continuare nella polemica, tanto che a oggi le conversazioni di Crowe con i suoi followers sono tornate nella normalità, a dimostrazione che se si è convinti di cosa si afferma nessuno può pensare di poterti impedire di sostenerlo, neanche mettendo in mezzo il politicamente corretto.
Quello che è comico è che a "scusarsi" in nome dell'attore sono stati i giornali, interpretando come scuse le precisazioni dell'attore sul suo giudizio sulla pratica chirurgica che sono tutto tranne che scuse. Ma farsi gli affari prori non sarebbe stato meglio?