Solidarietà vuol dire pane

Creato il 21 novembre 2009 da Francesco74
Testimoniare. Tutti i significati del termine rimandano a una prova. Una traccia. Una dimostrazione. Il Sabatini-Colletti, trovato al volo su internet, suggerisce che testimoniare può significare anche “dare prova concreta delle proprie idee, prendendo una posizione pubblica ben definita”. Poi fa un esempio, “testimoniare la propria fede”. L’idea della concretezza, in questo verbo, è indissolubilmente legata a qualcosa di immateriale: fede, amore, amicizia, ideali. Ognuno di questi beni ha bisogno di testimonianze per acquisire corpo, prendere vita. La fede può comportare sacrificio e pazienza, come l’amore, e allo stesso modo l’amicizia o la testimonianza dei propri ideali. Quando ne discutiamo, quando le scriviamo, nell’epoca in cui facebook e internet ‘accomodano’ la partecipazione e la vicinanza in un click, certe parole possono svuotarsi, perdere il loro peso, restare involucri, segni grafici senza più significato. Ecco, il significato è …testimoniare. Il senso è testimonianza. Dare prova della propria partecipazione. Esserci, fisicamente, concretamente, magari attraverso una lettera, un messaggio, qualcosa che resta, che impressiona la carta o una pellicola, che lasci segni non solamente digitali. Un segno vero. Come un ricordo, un’emozione, un souvenir. Che ci pensi, lo guardi, li sfogli, e hai la testimonianza di una mappa, di un percorso, e puoi dire “Io vengo da qui".
Per questo non sottoscrivo le petizioni di facebook a favore di “cause” estemporanee, digitali, dettate dai titoli di un giornale. Cosa vuoi che possa contare il condividere un’immagine di Peppino Impastato dove sotto c’è scritto di adottare una piazza in suo nome? Conta poco. Conta nulla. Non te la ricordi nemmeno più. Conta esattamente quanto ti è costato il gesto, il beau geste, di cliccare su “condividi”.
Quanto costa e cosa costa la testimonianza di una solidarietà umana reale, vera, tangibile? E’ una domanda cui non so rispondere. E’ una domanda che ha un miliardo di risposte. Quello che resta, in domande e risposte, è la valutazione di un “costo”. Il peso morale e materiale di quel costo è la prova di cui scrivo all’inizio. La testimonianza, la concretezza, i fatti e i comportamenti costituiscono il nostro unico metro per “pesare”, appunto, con chi abbiamo a che fare, parenti, amici, sconosciuti incontrati per strada, chiunque entri nella nostra storia per un accidente, un destino, il volere divino.
Questo sbobbone, come direbbe Ivana, nasce da tre storie diverse. Storie che mi uniscono a tre persone in particolare. In ogni caso, si tratta di compagni di viaggio. A nessuno di loro ho da rimproverare qualcosa, anzi. Che sappiano, qualora dovessero sentirsi chiamati in causa, che di riflessione serena e pacata si tratta (serenamente, pacatamente, per citare Veltroni) e che dentro al cuore mi sono (citazione di Schifani) come Ciccio Baiano. Sono storie come quelle che abbiamo tutti. Storie di amicizia. Di lavoro. Persone con cui hai diviso il pane, hai condiviso speranze. A volte anche lotte. Il pane, la speranza, le lotte sono testimonianze. La solidarietà è fatta della loro stessa materia. Per intenderci. E a questo che volevo arrivare. C’è voluto un poco. Scusate, e che mi piace essere prolisso. Buon palindromo a tutti.

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