La strada è piena di formiche
e a parlare sono le finestre,
tacchi e qualcosa di caldo
un riflesso di barbone
carne vecchia ma che si muove
perché sa cosa non dire;
la persona più vicina
è il proprio piede,
poi ci sono dei tasti
costretti a sudare;
il vetro fa dei festini
e il mio fegato vede bianco,
ma è notte fonda
il mio cervello uno sfasciacarrozze
nelle vene rumori di autostrade,
la stanza vuota.