Comincio ad essere un po ‘ stanca di tanti interventi contro gli impiegati pubblici, dipinti sempre come fancazzisti che rubano lo stipendio e passano le giornate a fare giochini sul computer o leggere il giornale invece di lavorare.
Beh, ero una di questi e posso affermare che, almeno nel mio caso, non era affatto così ma posso anche assicurare che non ero l’unica a lavorare. Sapevo quando entravo in ufficio ma non sapevo mai a che ora sarei uscita. A causa dei successivi blocchi del turnover il personale diminuiva sempre più, fino a che negli uffici amministrativi, dalle iniziali quattro persone, mi sono ritrovata sola soletta, con tutte le incombenze da svolgere e le scadenze da rispettare, quindi a lavorare fino a sera tardi, talvolta anche durante i giorni festivi senza percepire nemmeno gli straordinari perché il budget di ore previsto era stato abbondantemente superato. Ferie? Spezzettate al massimo (tra un’incombenza e l’altra, tra una dichiarazione IVA ed un bilancio, tra gli stipendi o un trimestrale di cassa, tra la stesura di una relazione e le registrazioni contabili, tra i corsi di aggiornamento e le trasferte, cosucce varie imposte dalla contabilità pubblica), anche se la legislazione in materia prevedeva “almeno due settimane consecutive” da effettuarsi tra giugno e settembre e spesso le dovevo rimandare all’anno successivo, magari con la paura di perderle addirittura. Ah, la sera a letto prima di addormentarmi spesso mi leggevo gli inserti del Sole 24 Ore, così, tanto per rilassarmi. Ci si indigna giustamente quando sui mass media si viene a conoscenza di impiegati che timbrano il cartellino e subito dopo escono per fare la spesa o sbrigare altre incombenze personali, ma non fa notizia chi svolge onestamente il proprio lavoro: certo, è la cosa più naturale e non merita attenzione, però non sono certo alcune mele marce a screditare tutta una categoria. Di bravi impiegati ce ne sono anche nel pubblico, quindi basta fare di tutta l’erba un fascio!
Come diceva Iacopo Ortis -Raul Cremona. .. ne ho ben donde di siffatte ciufole! –