Marco Aurelio
Pian piano le maschere vengono giù. L'impressione è che a ogni comizio Berlusconi si spogli di uno dei veli di democraticità che è stato costretto a indossare per entrare nella vita politica italiana, ormai più di 17 anni fa. Adesso siamo arrivati al "me ne frego". Riferendosi all'affermazione del Capo dello Stato, che solleva la necessità di sottoporre il governo a un nuovo voto di fiducia, Berlusconi ha proferito: "Guardo la rassegna stampa e me ne frego e continuo a fare ciò che è giusto". Finalmente. In fondo, perché nascondersi ancora di fronte a un paravento, per la verità molto sottile, di rispetto delle istituzioni?
L'imbarazzo che si prova constatando che da questo punto di vista la Lega costituisca il lato ragionevole della maggioranza è notevole. Bossi si è infatti smarcato, affermando: "Diciamo che riflettendoci sopra... devo chiedere scusa al presidente Napolitano sulla faccenda dei sottosegretari, perché ha ragione, visto che ci sono tra i nuovi sottosegretari alcuni che avevano votato contro il Governo. [...] [Napolitano] è uno di parola, su cui si può fare affidamento. Gli sono grato. Il vecchio è uno che le cose le fa abbastanza giuste". Sorvoliamo sul "vecchio". Non ci si può certo aspettare che Bossi possa esprimersi come un uomo politico serio. Tuttavia la mossa è importante. La Lega sta cercando in tutti i modi di sciogliere l'abbraccio con il Pdl, rimanendo ufficialmente alleata. L'obiettivo è quello di differenziare le proprie posizioni da quelle del partito di Berlusconi, nel tentativo di rubare quanti più consensi è possibile all'interno della coalizione, in modo da conquistare anche numericamente il ruolo di guida politica. I bocconi che la Lega ha dovuto e continua a inghiottire in cambio del finto federalismo in via di approvazione rischiano di causare un'indigestione nel bacino elettorale "storico". Occorre fare un passo in più alle urne e diventare il primo partito dell'alleanza di centro-destra. A quel punto le carte in mano cambierebbero, e, nel caso di una nuova vittoria elettorale alle politiche, sarebbe Berlusconi a dover scodinzolare se vuole continuare a salvarsi la pelle. A meno che, volendo essere più audaci, Bossi non stia pensando di buttare a mare la figura oggettivamente ingombrante dell'attuale premier, puntando a un'alleanza con quella parte di Pdl pronta al cesaricidio (leggi Tremonti).
Ma i messaggi del leader della Lega non sono finiti. "Mi auguro che Letizia Moratti possa vincere al primo turno perché poi diventa tutto più difficile perché i milanesi vanno al mare o in montagna dato che dopo un anno chi sta in città non vede l'ora di scappare". La tensione per l'esito delle elezioni comunali sale. Il candidato della sinistra, Pisapia, sta seriamente insidiando il dominio dell'attuale maggioranza nella sua città-simbolo. Le conseguenze di una sconfitta sarebbero gravi e la Lega non la prenderebbe di certo bene. "A Milano corre Berlusconi, se si perde, perde Berlusconi" ha affermato Bossi. Non è un mettere le mani avanti, è una minaccia bella e buona. È per questo che Berlusconi sta alzando i toni: "Il voto ha una valenza nazionale. [...] Si deve fare ogni sforzo perché Milano si dia al primo turno un'amministrazione che non deve essere di sinistra". Oltre alle consuete inaccettabili offensive contro la magistratura, con i pm definiti "un cancro da estirpare", Berlusconi sta in un certo senso giocando al gioco della Lega, cercando di fronteggiare il tentativo dell'alleato di rubare consensi al suo partito utilizzando i barbari argomenti cari agli elettori del carroccio. E allora accanto alle fesserie sul fisco, i comunisti, le intercettazioni e i magistrati, ecco spuntare gli attacchi agli immigrati e alle moschee.
Il premier sta probabilmente attraversando il periodo più difficile della sua carriera politica. Non a caso cerca lo scontro frontale contro tutto e tutti. La sua maggioranza è attualmente composta, oltre che dal Pdl, da due forze estremamente differenti. Da un lato i Responsabili, un manipolo di persone che si offrono di salvare il governo, agganciando di fatto il loro futuro a quello del capo. Dall'altra parte, la Lega, una forza politica che da tempo tiene in piedi e condiziona la maggioranza, ma che possiede un proprio capitala elettorale ben definito e che non vuole correre di affondare insieme alla nave. È probabile che Bossi stia attendendo gli esiti delle amministrative per staccare la spina. La sequenza di elezioni amministrative e referendum è forse l'ultimo serio ostacolo del governo sulla strada verso la fine della legislatura. Se il centrodestra dovesse affermarsi almeno a Milano e a Napoli e i referendum, soprattutto quello sul legittimo impedimento, risultassero un flop, mancando il raggiungimento del quorum, allora i due anni a venire permetterebbero al governo di continuare lo smantellamento della democrazia italiana e alla maggioranza di pianificare il futuro a medio termine, impostando la prossima campagna elettorale e, forse, decidendo chi vestirà i panni di Bruto e chi quelli di Augusto.