Perché il cinema d’autore, quello ricco e internazionale, può essere anche comico… ma sanguinolento sul set!
Ci vuole un certo coraggio ad affrontare La guerra lampo dei fratelli Marx, io l’ho sempre sostenuto.
Ci vuole un certo coraggio, un colpo di passione, l’amore per l’azione comica e le risate beffarde.
Solo i più fortunati possono venire a capo dei ritmi serrati della pellicola all’interno della quale tutto si miscela (tenerezza, love story, humour, irriverenza, comicità non-sense, puro cinema dell’assurdo) in una splendida, movimenta, avvincente cavalcata verso il finale.
Ma questo, per gli spettatori è uno sforzo infinitesimale se paragonato a quello del regista Leo McCarey che, con i fratelli Marx, ebbe veramente una lunga e sanguinosa guerra dentro la guerra… e non certo per farsi grandi risate, ma per le infuocate discussioni che lo videro da solo contro quattro.
Dietro la strampalata trama di La guerra lampo dei fratelli Marx (un regno chiamato Freedonia, in preda a una tremenda crisi economica, governata da uno stravagante sovrano interpretato da Groucho e spiata dalla nazione rivale Sylvania, che si trascina in una delle guerre più sconclusionate che fossero mai state concepite per il grande schermo), dietro il quinto film di questo gruppo di attori dal contratto paramountiano, dietro questo successo popolare che, per molti, è la punta più alta del loro cinema, ci sono alcune delle più cruente liti della storia del cinema fra registi e attori principali.
Liti che poi portarono i Marx, Groucho, Harpo, Zeppo e Chico, a passare alla Metro Goldwyn Mayer.
Liti che fecero li fecero inimicare persino al resto del cast, per esempio, Lous Calhern e Margaret Dumond.
Perché l’anarchia, quell’atmosfera da commedia carnevalesca perfezionata da un eco di palcoscenico, fu la maschera perfetta di uno scontro fra menti di qui quattro alla continua ricerca del minimo dettaglio e della battuta più soddisfacente, anche a costo di bloccare le riprese e di mobilitare dozzine di gagmen al loro servizio.
Lo sconfitto, chiaramente, fu il povero McCarey che, però, li perdonò e fece di tutto perché restassero buoni amici ma, con il solo desiderio di non dirigerli mai più. Preferiva Mae West a loro… oppure, preferiva pagare per vederli al cinema.
Avete mai visto Groucho Marx arrabbiato? Con quelle enormi sopracciglia che si arcuano e che preannunciano una serie di insulti a voi diretti?
No?
Beh, Leo McCarey sì, e non volle ripetere l’esperienza.
Fabio Secchi Frau