Se non andiamo errando, è ll’82°registrazione uscita in Cd di un concerto dei Gratful Dead, per i fan la più grande rock band della storia, attiva dal 1965 al 1995.
E già qui, per molti che potrebbero leggere, rischia di scattare un colossale “e chissene”. In effetti per quanto si possa amare il genere l’idea di acquistare 82 cofanetti (minimo doppi, spesso tripli o quadrupli, fino a sei dischi per botta: complessivamente quasi 300 Cd) c’è anche da chiedersi “ma chimmelo fa fare”. Considerato anche che quasi certamente non è finita qui: le registrazioni di concerti dei Grateful a disposizione per farne dei dischi sono più di 800,con i concerti registrati dal leader Jerry Garcia e dagli altri membri della band si arriva tranquillamente a 2.000. C’è di che sperperare patrimioni e vite, passate interamente a sentire questi dischi.
E pazienza per i vecchi album storici anni ‘60 e primi ‘70, quelli della psichedelia con le copertine di grandi artisti del periodo come Rick Griffin e Mouse & Kelley, che hanno fatto non solo la storia del rock ma sono anche l’icona più conosciuta e ripetuta della città di San Francisco, dove tutto ebbe origine.
Ma questo concertone fine anni ‘80, che vede già dei signori più vicini al 50 che ai 40 (bravi sì, belli no), multimiliardari impegnati a far soldi più che cultura, nel pieno del loro periodo più commerciale e radiofonico (la musica si potrebbe classificare AOR, i brani “vecchia psichedelia” in grado di muovere qualcosa negli appassionati d’epoca sono solo gli ultimi sei di tutto il concerto) è veramente imperdibile? E perché dovrebbe meritare i quasi 40 euro che costa nei negozi di dischi italiani dove sembra essere comparso quasi per caso?
Attenzione: per chi si accosta per la prima volta ai Grateful il pacchetto è ampiamente sconsigliabile: meglio puntare ai vecchi classici (Live/Dead del 1969, Aoxomoxoa, il doppio dal vivo con il famoso scheletro con la ghirlanda di rose, Workingsman’s Dead, American Beauty, anche il più tardo Blues for Allah).
Solo per i veri credenti, quelli a cui anche in Italia piace giocare ai Dead Heads (la vasta comunità dei fan che seguivano tutti i concerti del gruppo) l’album ha forti motivi di richiamo.
Per gli altri costituisce un esempio né bello né brutto di come lavorava non solo una band strepitosa, ma un documento della prima hyperband virtuale sella storia: infatti solo i Grateful (non a caso anche i primi a mettere in piedi un sito di e-commerce e memorabilia, www.dead.net , già a metà anni 90) hanno registrato tutti i concerti tenuti in 30 anni di attività e li stanno stampando man mano. Ma sono stati i primi a gestire una community attraverso il sito, a creare degli instant records, a trasformare il vecchio concetto di bootleg da un rozzo strumento per impallinati a una realtà commerciale molto interessante, lanciando una moda (quella della registrazione totale dell’opera omnia) che ha completamente contagiato alcune grandi band dal vivo che sono venute dopo come i Phish o la Dave Matthews Band.
In più questo cofanetto ha il pregio di essere uno dei primi accompagnati dal DVD di tutto il concerto: in pratica un film di tre ore che consente di “stare” sul palco con i Grateful e di capire alcune cose non secondarie: primo la leggendaria bravura del leader Jerry Garcia (morto nel 1995 a 53 anni) che dal primo secondo all’ultimo sul palco non molla mai la sua Gibson modificata (sempre quella: non era di quei chitarristi che non salgono sul palco se non hanno almeno cinque o sei strumenti da tormentare) inanellando assoli anche di 15/20 minuti con una (apparente) facilità mostruosa e passando tranquillamente dal primo piano allo sfondo, Bravissimi anche gli altri. Il secondo chitarrista e cantante Bob Weir con la sua Yamaha “tipo” Stratocaster dal suono molto elettronico (molto anni 80), i due batteristi/percussionisti Bill Kreutzmann e Mickey Hart ai quali, come spesso accadeva nei concerti del gruppo, viene affidato un assolo nella seconda parte del set, il bassixcta Phil Lesh (era il più intellettuale del gruppo, già assixtente di Luciano Berio alla cattedra di musicologia a Berkley), un po’ giù di voce ma molto impegnato con uno strumento fretless molto tipico del periodo.
Interessante anche vedere all’opera Brent Mydland, terzo a ricoprire nella storia la parte di tastierista della band. Uno dei ruoli “maledetti” più famosi della storia del rock, visto che il primo titolare, Ron “Pigpen” Mc Kernan è morto a soli 27 anni nel 1973, il secondo Keith Godchaux è morto nel 1980 in un incidente d’auto, lo stesso Mydland è scomparso nel 1990 (meno di un anno dopo il concerto registrato in quest’album) di tumore. Si è salvato il quarto titolare, Vince Welnik (ex Tubes) forse anche perché si è sciolto prima il gruppo alla morte di Jerry, nel 95.