Pensavo che la legalizzazione della prostituzione fosse una cosa giusta, concreta. Poi mi è capitato sotto mano questo articolo su Vanity Fair di questa settimana, che ha messo in dubbio le mie certezze sul tema. Si tratta di un’intervista ad una famosa giornalista messicana, Lydia Cacho, che da anni si occupa di inchieste sulla prostituzione e la pedofilia e su cui ha scritto un libro che uscirà in Italia per Fandango il 7 ottobre. Si chiama “Schiave del potere” ed è un’indagine sulla tratta internazionale di donne e bambine. Diverse cose mi hanno colpito. Non solo delle notizie che non conoscevo, ma anche lo stesso modo in cui la giornalista analizza il tema prostituzione.
La notizia: anche in Olanda dove la prostituzione è legale, la maggior parte delle prostitute sono prostitute di strada, senza documenti, provienti dall’Africa, dall’Asia, dal Sudamerica. La legalizzazione non sembra funzionare sul fronte del miglioramento delle condizioni delle prostitute.
Due altre cose mi hanno colpito. L’una ha a che fare con le prostitute-schiave dei paesi del terzo mondo, di quei luoghi dove le donne scelgono liberamente di prostituirsi. Non hanno nessuno che le minacci se non il rischio di morire di fame. È qui che una bambina, intervistata, rispondendo alla domanda circa la legalizzazione della prostituzione, ha detto “Solo quando hai delle opportunità, hai delle scelte“. Come per dire: la legalizzazione è l’ultima ratio di una società che ha fallito sul tema della protezione e tutela della vita e delle donne. Se non dai delle opportunità, delle alternative, le donne sceglieranno sempre liberamente di prostituirsi per sopravvivere. In quel caso la legalizzazione va bene. Ovvero quando hai già rinunciato ad essere una società decente.
L’altra cosa ha a che fare con le prostitute di lusso. Quelle che apparentemente hanno scelto di farlo. La giornalista ha intervistato una ex-escort che le ha raccontato che per quanto tu lavori in ambienti diversi, rimani sempre una prostituta. I tuoi clienti ti trattano come tale. Sei umiliata e offesa. Non si tratta di un lavoro come un altro perchè coloro con i quali ti relazioni ti considerano poco più che un animale da divertimento, o un bel passatempo. Tutte le donne che liberamente hanno scelto di prostituirsi, alla domanda della giornalista, se avessero voluto cambiare il loro lavoro con il suo, hanno risposto di sì. È l’assenza di altre opportunità che, forse, costringe queste donne a rendersi liberamente schiave. E forse le prestazioni che offrono non sono altro che uno stupro ben retribuito.