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Solo sangue (e molto design)

Creato il 10 giugno 2010 da Massmedili

Locandina Blood simple - Sangue facileTorna in Dvd l’opera prima di Joel (l’unico accreditato alla regia) ed Ethan (sceneggiatura e produzione) Coen, anno di grazia 1984, con una Frances Mc Dormand 25 enne ai tempi solo fidanzata e non ancora moglie di Joel…

Che dire? Ai tempi il film aveva vinto il Sundance Festival e in Italia era stato nelle sale fra i 5 e i 10 minuti. Io me l’ero sciroppato in una rassegna estiva al forte Belvedere a Firenze ed ero rimasto colpito, più che dai rimandi al primo Bogdanovich (Paper Moon) e al primo De Palma (Le due sorelle, Obsession) di dieci anni prima, cioè da un ritorno allo stile Hitchcock in salsa anni Ottanta, invece dalla somiglianza narrativa fra questa “nuova” forma del cinema americano e il fumetto italiano d’autore del periodo, quello del Cannibale e di Frigidaire, Andrea Pazienza in testa. In sostanza una rivisitazione iperrealistica e ultarviolenta di sorie quasi hard boiled un po’ Hammett e un po’ Chandler, visto che non era ancora arrivata la Fanucci a farci conoscere Jim Thompson, che era un po’ difficile  da riconoscere in un film come Colpo di spugna di Tavernier, uscito solo tre anni prima.

I protagonisti sono dei perdenti, animati da istinti animaleschi mitigati dalla paura e dominati dall’avidità. Gli attori bravissimi, perfettamente calati nella parte: la Mc Dormand moglie fedifraga senza un perché, Dan Hedaya il marito cornuto, violento, vigliacco, M. Emmett Walsh il sordido detective assassino illuminato da sorrisi sinistri  da fare invidia a Jack Nicholson, John Getz l’amante insicuro, pasticcione e confuso. Il principio che anima il film è che NESSUNO fa la cosa giusta, qualsiasi decisione è necessariamente la più imbecille. L’ambientazione è forse un filo troppo leccata, con un amore per le luci ed il design d’interni essenziale molto tipico dell’epoca (e che riporta molto a parallelo con il fumetto) che fa sospettare la mano di un architetto.

Il film, rivisto a 25 anni di distanza, non solo regge ma migliora: un giallo iperbolico dal solido impianto teatrale, quattro personaggi quattro (quando introduce un paio di comparse, sbava), tre/quattro ambienti compresi gli interni di automobile, rapido, sicuro, leggermente ossessivo in un Texas alla Jim Thompson che pèerò assomiglia in modo straordinario al Nord Dakota di 12 anni dopo in Fargo, complice anche il sorriso disarmante e l’occhio ceruleo della Mc Dormand. Lontano dai manierismi e dal compiacimento di A serious man, un’opera dei Coen a tutto tondo e a tutta forza,  fra le loro cose migliori.

Insomma, se vi capita, vale la pena…


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