Che non si possa chiedere a Moser di essere quello che vinse il Laigueglia da neo-prò siamo d’accordo. Certo è che il vederlo vincere la Strade Bianche l’anno scorso ci diede robuste speranze sulle doti del trentino, da sempre accompagnato (e a volte anche troppo strombazzato) da chiacchiere positive. Anche Ulissi si trovò in questa situazione. Poi ci furono appuntamenti dove il giovane rappresentante Cannondale era atteso e deluse, come al tricolore dello scorso anno (a proposito, il Melinda concederà il bis come prova tricolore ed il Matteotti, non una garetta sconosciuta, pare sia saltato). Giunse poi la bella tappa al Tour nella frazione che portava all’Alpe d’Huez e quindi le speranze, accompagnate da umori positivi, in vista del Mondiale fiorentino. Arrivò invece la rinuncia per una condizione fisica inaspettatamente insufficiente – forse perché fu una stagione ‘totale’ a differenza della precedente – e che lo costrinse alla dar bandiera bianca riguardo alla possibilità di far parte della comitiva italiana. Ripartita la stagione, Moser non fa sfracelli, anzi. Tra lui e Basso al di sotto delle attese, Viviani che coglie si alcune vittorie ma in gare tutto sommato di seconda fascia per importanza, la Cannondale si ritrova tenuta in piedi da Sagan, che al Nord ha cercato di controbattere i giganti delle pietre. Moreno ha stentato in primavera, anche se tutta l’Italia delle classiche è stata roba da dimenticare, e anche al Giro si è limitato ad una ‘fiammata’ giornaliera che molti hanno salutato come un’atteso segnale di risveglio. Certamente lui doveva correre la corsa rosa come gregario di un Basso, a sua volta fattosi vedere appesantito nella pedalata e tribolando ad ogni cambio di ritmo in salita da parte dei primi. Tra non molto arriverà la prova tricolore. Se la correrà, Moser avrà occasione di rifarsi. Non solo della scarna prestazione dello scorso anno ma di una primavera che per lui non è ancora sbocciata. Averlo non per forza vincente ma protagonista ci servirà a capire se abbiamo davanti ‘solo’ un talento o qualcosa in più.
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Che non si possa chiedere a Moser di essere quello che vinse il Laigueglia da neo-prò siamo d’accordo. Certo è che il vederlo vincere la Strade Bianche l’anno scorso ci diede robuste speranze sulle doti del trentino, da sempre accompagnato (e a volte anche troppo strombazzato) da chiacchiere positive. Anche Ulissi si trovò in questa situazione. Poi ci furono appuntamenti dove il giovane rappresentante Cannondale era atteso e deluse, come al tricolore dello scorso anno (a proposito, il Melinda concederà il bis come prova tricolore ed il Matteotti, non una garetta sconosciuta, pare sia saltato). Giunse poi la bella tappa al Tour nella frazione che portava all’Alpe d’Huez e quindi le speranze, accompagnate da umori positivi, in vista del Mondiale fiorentino. Arrivò invece la rinuncia per una condizione fisica inaspettatamente insufficiente – forse perché fu una stagione ‘totale’ a differenza della precedente – e che lo costrinse alla dar bandiera bianca riguardo alla possibilità di far parte della comitiva italiana. Ripartita la stagione, Moser non fa sfracelli, anzi. Tra lui e Basso al di sotto delle attese, Viviani che coglie si alcune vittorie ma in gare tutto sommato di seconda fascia per importanza, la Cannondale si ritrova tenuta in piedi da Sagan, che al Nord ha cercato di controbattere i giganti delle pietre. Moreno ha stentato in primavera, anche se tutta l’Italia delle classiche è stata roba da dimenticare, e anche al Giro si è limitato ad una ‘fiammata’ giornaliera che molti hanno salutato come un’atteso segnale di risveglio. Certamente lui doveva correre la corsa rosa come gregario di un Basso, a sua volta fattosi vedere appesantito nella pedalata e tribolando ad ogni cambio di ritmo in salita da parte dei primi. Tra non molto arriverà la prova tricolore. Se la correrà, Moser avrà occasione di rifarsi. Non solo della scarna prestazione dello scorso anno ma di una primavera che per lui non è ancora sbocciata. Averlo non per forza vincente ma protagonista ci servirà a capire se abbiamo davanti ‘solo’ un talento o qualcosa in più.
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