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Somalia. Letta incontra Mohamud, ‘ha tutto il nostro supporto’

Creato il 18 settembre 2013 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

letta_mohamuddi Giacomo Dolzani

In una conferenza stampa tenuta a palazzo Chigi dal premier italiano, Enrico Letta, e dal presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud, i due leader hanno riconfermato il sostegno dell’Italia al progetto internazionale di aiuti e sostegno in favore di Mogadiscio; Letta ha infatti rassicurato il suo omologo affermando che “Lei ha tutto il nostro supporto”, cosa che accettata Mohamud, il quale ha risposto: “Riteniamo che l’Italia, per la sua storia, sia il Paese più idoneo per sostenere questo processo”.
La Somalia è infatti da anni al centro di una sanguinosa guerra civile che ha messo in ginocchio la sua già precaria economia, rendendola uno dei paesi più disastrati al mondo; i guerriglieri islamisti di al-Shabaab, gruppo terrorista affiliato ad al-Qaeda, avevano infatti posto sotto il loro controllo tutta la porzione del paese a sud di Mogadiscio, arrivando a controllare anche la capitale ed instaurando la legge islamica nei territori occupati.
Solo due giorni fa il presidente somalo aveva incontrato incontrato Barroso ed i rappresentanti dell’Unione europea, dai quali aveva ottenuto un assegno di 650 mln di euro, i quali si sono aggiunti agli 1,2 mld percepiti dal 2008.
La cosa che più di tutte ha spinto la comunità internazionale ad occuparsi del problema è con tutta probabilità il fatto che la principale fonte di finanziamento dei ribelli, necessaria soprattutto per rifornirsi di armi, era la pirateria, pratica che aveva reso pericolosissimo il transito dei mercantili nei mari al largo del Corno d’Africa, passaggio obbligato per raggiungere il canale di Suez e quindi il Mediterraneo senza circumnavigare il continente africano.
Per combattere questi attacchi era stata organizzata una flotta di navi da guerra messe a disposizione da vari paesi i cui interessi economici venivano gravemente danneggiati da questa pratica, Italia compresa; in seguito un contingente internazionale composto principalmente da militari di Uganda e Kenya, sotto l’egida delle Nazioni Unite ed affiancati dalle truppe regolari somale, ha preso ad avanzare inesorabilmente verso il sud del paese strappando dal controllo dei guerriglieri Shabaab una per una tutte le città costiere più importanti giungendo infine, il 28 settembre 2012, nella roccaforte degli islamisti, la città di Chisimaio, caduta sotto i colpi della Marina militare keniota e posta sotto il controllo dell’Amisom, la missione Onu, nei giorni successivi.
La fuga dei guerriglieri verso l’interno del paese o in direzione del confine con il Kenya ha fortemente indebolito il gruppo terrorista che si rende occasionalmente protagonista di alcuni attacchi con autobombe, principalmente a Mogadiscio, contro edifici istituzionali; nonostante questa relativa vittoria le condizioni della maggior parte della popolazione somala, in balia di carestie ed epidemie, rimangono comunque molto precarie, facilitando l’arruolamento di nuova manovalanza da parte dei gruppi estremisti.
L’obbiettivo di questo piano di sviluppo è anche contrastare un nuovo rinfoltirsi dei ranghi di queste frange ribelli, se la situazione della popolazione somala rimarrà questa infatti il rischio di assistere ad una nuova ondata di violenze non è trascurabile.

da Notizie Geopolitiche



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