Magazine Lifestyle

Somewhere

Creato il 05 settembre 2010 da Thegirlwithcurioushair
Somewhere

Come ho scritto venerdì ho visto il nuovo film di Sofia Coppola.
Sorvolando sul fatto che in sala eravamo io, mia nonna, la nonna di mia nonna, una che sgranocchiava continuamente cose che tirava fuori da una borsetta che ha stimolato in me numerosi pensieri tra cui: "ma adesso questa torna a casa e a cena che si mangia?" ma anche: "se le chiedo un paio di vivande mi farà la carità?".
Avrei voluto seguirla per scoprire il segreto della sua borsetta (chi non vorrebbe una borsetta senza fondo? ... adesso che ci penso potrebbe essere la stessa borsetta a produrre cibo o forse dovrei smetterla di dire cazzate ... xD), ma sopratutto avrei voluto urlarle di smetterla di sgranocchiare come un criceto.
Seduta davanti a me c'era anche una coppia snob formata da un uomo folle e cafone mezzo pelato alto tre metri che, prima dell'inizio del film, ha intonato una canzoncina e si è seduto con i pedi appoggiati sullo schienale della poltrona davanti alla sua (bravo bravo!), e una donna che gli diceva: "calmo" ma si vedeva che gongolava (brava brava!) si sa è fantastico avere un compagno (di merende) così alternativo e, apparentemente, geniale/intellettuale.
Comunque parliamo del film: della Coppola ho visto tutti i film che fin'ora ha diretto e li ho apprezzati, all'inzio ero un pò scettica perchè, benchè mi siano piaciuti, negli altri film c'era quel non so che di adolescenziale che mi infastidiva e non parlo solo del giardino delle vergini suicide ma anche di Marie Antoniette che è un film che evidenzia molto l'interiorità della protagonista, che noi sappiamo da fonti soriche, non brillava certo per maturità e, quindi, il rimando ai problemi dell'adolescenza è diventato quasi inevitabile.
Inoltre ritenevo la Coppola un pò troppo interessata all'apparenza, giudicavo i suoi film più un mero esercizio di stile, un qualcosa di carino piuttosto che una reale opera con la sua profondità, ma alla fine ho scoperto che, il non riuscire a scorgere al di là delle immagini, in questo caso, era soltanto una mia mancanza.
Somewhere mi ha fatto cambiare idea su molte cose, in principio la passione della Coppola per le belle immagini c'è ancora, la scena del te nella piscina ne è un esempio lampante, il che non è male visto che è largamente condivisa anche da me, ma non ci sono solo belle immagini; ci sono anche brutte immagini ma camuffate, come ad esempio le due scene delle ragazze che ballano la lap dance nella prima parte del film.
Sono scene lunghissime ma che hanno un loro significato; se la scena fosse durata un secondo avrebbe riscontrato assoluta indifferenza  negli spettatori infatti la scena dura un pò di più e allora guardando pensiamo che le ragazze sono carine (e che avere due gemelle spogliarelliste in camera è il sogno di tutti i maschi della terra) ma la scena dura molto più del normale, troppo e allora ci accorgiamo che l'esibizione diventa qualcosa di triste e di patetico, con le ragazze che ci provano ma non ci riescono e che ci appaiono ancora come due ragazzine.
E' la stessa sensazione del protagonista mentre guarda la figlia pattinare sul ghiaccio ed è la sensazione che anche noi proviamo; tenerezza, è la tenerezza nei confronti della persona e l'insofferenza contro ciò che circonda quella persona, la musica, i vestiti, l'ambiente va tutto  a intaccare una purezza e a mostrare come quella persona sia fuori luogo in quel posto.
E' un film in cui si parla poco, per questo sarà fortemente criticato sempre secondo quella visione populista secondo la quale se non si parla non si dice niente.
Anche l'ultimo Marie Antoniette era ugualmente silenzioso ma probabilmente più apprezzato, non per particolari doti, ma per la presenza fin troppo evidente di sfarsosi costumi da premio oscar, dolci di alta pasticceria e un'ambientazione da sogno.
In questo film i costumi più sfarsosi sono gli abiti pregni di pailettes indossati da Valeria Marini durante la finta serata dei telegatti e le ambientazioni più ricorrenti sono le strade di Los Angeles così come sono, senza abbellimenti di sorta, eppure io non ho sentito la mancaza di tutti quei fiocchetti anzi ho apprezzato l'essenzialità.
La storia è semplice; è la storia di un padre e di una figlia che per un breve periodo si trovano a vivere insieme, il padre è un'attore dalla vita squallida e sregolata, la figlia è una ragazzina intelligente come tante altre, non ci sono colpi di scena, grandi esplosioni emozionali (a meno che voi non siate ipersensibili) c'è solo questa storia che potrebbe essere una storia speciale nella sua semplicità, niente suicidi, niente regine o parruche rosa a Tokyo solo un padre, una figlia e un cambiamento, cose che possono succedere tutti i giorni.
E allora perchè andare al cinema per vedere qualcosa che possiamo vedere tutti i giorni nella sua versione "reale"? perchè l'arte è così; descrive la realtà, e noi sappiamo che descrivere le cose mostrandole veramente come sono è molto più difficile che inventarle di sana pianta.
Nel corso della storia il protagonista riceve degli strani messaggi offensivi sul cellulare, per un pò ho pensato a uno sviluppo della storia in questo senso ma poi ho realizzato che forse quei messaggi non sono mai esistiti, magari era la coscenza dell'uomo che si ribellava dimostrando allo spettatore come di fatto il protagonista considerasse se stesso un "brutto stronzo" (cit.).
Poi c'è una piccola parentesi italiana, di cui non posso non parlare, in cui si mette in scena una finta premiazione dei Telegatti (a cui lo stesso Coppola fu invitato con la figlia) e nel bel mezzo della premiazione un gruppetto di ballerine irrompono nel palcoscenico, capeggiate da Valeria Marini, e inscenano un balletto sexy completamente fuori luogo, la cui surrealità può essere percepita solo se non si considera normale che delle donne mezze nude si mettano a ballare nel bel mezzo di una premiazione che dovrebbe essere, almeno in teoria, seria.
Padre e figlia appena possono fuggono a gambe levate.
Il finale è emblematico, vagamente francescano; il padre, infatti, abbandona la sua vita sregolata e parte con la Ferrari nera che lo ha sempre accompagnato, fa un tragitto, si ferma e abbandona la macchina sul ciglio della strada proseguendo a piedi.
Parlando degli attori Elle Fanning è deliziosa e precoce, da un brio speciale al film, Stephen Dorff da vita a un personaggio, distrutto, autolesionista e con una grande dolcezza di fondo.
Ho letto strane recesioni negative nelle quali il film viene ritenuto non abbastanza cattivo, il che, per me, è assolutamente incomprensibile visto che non credo che sia nato come film cattivo, anzi tutt'altro.
Se vi interessa sapere, poi, come è finito il mio di film, quando si sono accese le luci l'uomo alto tre metri annuiva con la testa come se la sapesso molto lunga, e una nonnina dietro di me aveva la bocca contratta in una smorfia schifata, gli altri non ho avuto il tempo di osservarli perchè sono subito corsa fuori.
Peccato per la borsa però ... .

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :