Tra le scene più riuscite del geniale immaginario Disney c’è la sequenza all’inizio de “La carica dei 101″ dove una serie di personaggi portano a spasso il loro cane, che più che un animale di compagnia sembra una fotocopia su quattro zampe del padrone: stesso colore del pelo e della pelliccia della signorotta, stessa andatura saltellante del barboncino e della bambina che lo scarrozza al parco, stesso muso imbronciato del labrador e del padrone a passeggio.
E quante volte mi è capitato di incontrare, all’angolo di una strada, al semaforo o in giro per città, delle coppie cane-padrone che ben sarebbero potute apparire in quella simpatica scena. Ed ogni volta mi domandavo se il padrone (o l’animale!) si rendesse conto di come l’affetto inter-species li avesse resi somiglianti, quasi ridicoli agli occhi di incontrava per strada un’atletica ragazza corvina e il suo nerissimo alano che con la stessa vigorosa zampata attraversavano l’incrocio con sguardo altezzoso e incurante dei mezzi a motore.
Ed è dunque con un brividio di disagio che questa mattina, seduto sul divano del salotto, ho guardato il mio pesciolino Stratos nuotare intorno al suo alberello.