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Somigliare a divinità

Creato il 03 aprile 2011 da Timoretremore

Somigliare a divinitàPlatone, riprendendo la celebre frase di Protagora, enuncia che è dio e non l’uomo la misura di tutte le cose: ciò implica che se gli dei si prendono cura di noi, noi siamo il loro gregge, facciamo parte della loro proprietà e tutta la nostra attività non deve avere altro scopo che il loro servizio. Il culto, pertanto, non si esaurirà nell’adempimento di certi riti, ma in un’attitudine morale e intellettuale. I riti non avranno più valore in sé, ma saranno santificati dallo spirito di purezza di colui che li compie.
Per Platone onorare la divinità è cercare di modellarsi a questa: non può piacere alla divinità se non colui che le assomiglia, per cui a essa è caro solo il saggio, perché solo lui le assomiglia, e nella misura in cui le è simile pratica la vera virtù, inseparabile dalla contemplazione della verità.
Lo scopo dell’uomo saggio è dunque quello di somigliare a dio nei limiti in cui ciò sarà possibile; ma a sua volta questo sforzo non è niente altro che lo sforzo per vivere in conformità della giustizia e della ragione: la pietà resta sempre fondata sulla ragione e la religione platonica è inseparabile dalla filosofia, dalla conoscenza del vero.



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