Sondaggio dell'Huffington Post: Felipe González, il miglior presidente della democrazia spagnola
Da Rottasudovest
I sondaggi online lasciano un po' il tempo che trovano,
essendo quasi sempre empirici e fortemente legati alle simpatie dei lettori
della pagina web e della sua capacità di richiamare nuovi utenti. Così, il sondaggio dell'edizione spagnola dell'Huffington Post su chi sia stato il
miglior presidente del Governo della democrazia, non è che sia dei più
credibili, non avendo basi scientifiche. E non è che gli spagnoli, nella loro
breve storia democratica, iniziata nel 1975, alla morte di Francisco Franco, e
consolidata nel 1978, con l'approvazione della Costituzione, abbiano molto da
scegliere. Adolfo Suárez, Leopoldo Calvo Sotelo, Felipe González, José María
Aznar, José Luis Rodríguez Zapatero e Maria Rajoy: sono solo loro i presidenti
di 38 anni di democrazia, un numero così basso che indica, anche, la passione
degli spagnoli per la stabilità.
Secondo il sondaggio, il miglior presidente è stato chi ha anche governato più
a lungo, Felipe González, alla Moncloa per 14 anni, dal 1982 al 1996: lo ha
scelto il 33,73% degli utenti; lo seguono Suárez (22,8%), Zapatero (21,16%).
Aznar (10,28%), Rajoy (6,36%) e Calvo Sotelo (5,6%). Le simpatie progressiste
degli utenti dell'Huffington Post sono note, ma colpisce che Zapatero abbia
ottenuto un risultato migliore di Aznar, tanto che nei commenti si legge
"Persone che credono che ZParo (gioco di parole caro alla destra che,
approfittando della sigla ZP, Zapatero Presidente, utilizzata in una campagna
elettorale, accusa Zapatero della disoccupazione, il paro) sia stato il migliore…
Adesso mi spiego il disastro nazionale che ci ha lasciato, lo hanno votato… e
due volte! Incomprensibile!"
I commenti sono in realtà la parte più interessante di questo sondaggio. Sempre
su Zapatero, un uomo che suscita enormi passioni, sia positive che negative, e
di cui è ancora impossibile parlare con obiettività con buona parte degli
interlocutori, l'utente Kash Marz dice: "Matrimonio omosessuale, Legge
sull'uguaglianza, Legge della Memoria Storica, diritto all'aborto, regolazione
del flusso degli emigrati, la prima legge contro la violenza di genere, la
patente con i punti, la Legge anti-Fumo. A volte gli alberi ci impediscono di
vedere il bosco; non è stato per me il miglior presidente, è chiaro, ma queste,
tra le altre leggi, hano costruito gran parte del Welfare State che adesso
stiamo perdendo, e sono state approvate durante il suo governo, nonostante
l'opposizione del PP". E' uno dei primi pubblici riconoscimenti che leggo sull'ex Presidente del Governo socialista, ancora detestato da buona parte dei suoi compatrioti, nonostante i grandi progressi sociali compiuti durante le due legislature del suo Governo.
Ce n'è anche per Calvo Sotelo, il presidente che governò meno di tutti,
poco più di un anno: "E' passato inosservato, dicono che era l'unico che
possedeva una certa cultura. Sicuro che è stato il migliore, onesto e
preparato, solo adesso apprezziamo i più integri, adesso che non ci sono e
neanche si aspettano (i partiti politici e la loro selezione al contrario, per
cui i più inetti prendono tutto)".
Poi ci sono due commenti interessanti su Felipe González, che, come l'altro
presidente socialista, suscita enormi passioni: o lo si apprezza molto, per aver
dotato la Spagna di un primo Stato Sociale, o lo si detesta, per aver
tollerato la corruzione. "Felipe passerà ai libri di Storia del nostro
Paese come uno dei maggiori statisti del XX secolo. La sua azione di Governo è
ancora latente nella nostra società e, nonostante le ombre, che le ha, bisogna
riconoscergli quello che ha significato la sua politica di modernità, aumento
del benessere e progresso, come presidente dei successivi governi. Non
dimenticherò mai quello che mi ha detto una signora molto anziana, che lo applaudiva
fervorosa in uno dei suoi comizi, davanti alla mia sorpresa per il suo entusiasmo:
"Figliolo, se io non ho potuto mangiare carne fino a quando non è arrivato
lui al potere, come potrei non applaudirlo!" Bene, come possiamo non
applaudirlo". E gli fa eco un altro lettore: "Il grande cambio in
questo Paese lo ha favorito Felipe González, non c'è ombra di dubbio, anche se
ombre ce ne sono state, e molte, durante i suoi governi".
Infine due commenti, che riconoscono il valore di uno dei presidenti della
democracia meno apprezzati durante la presidenza e adesso, che, colpito da una
malattia degenerativa, non può più rendersi conto dell'affetto e del
riconoscimento, molto rimpianto: Adolfo
Suárez. "Senza dubbio, Adolfo, che dovette vedersela con una situazione
difficilissima, una crisi galoppante, un esercito in montagna, terroristi che facevano
il gioco di chi voleva le sciabole e un'opposizione, quella di Felipe,
totalmente irresponsabile, per non parlare del suo stesso partito. E con tutti
questi fattori contro, ha saputo portare la nave a un buon porto. Senza dubbio
noi cittadini gli dobbiamo molto e un giorno la Storia glielo
riconoscerà". Un ultimo commento perora la causa di Felipe González e di
Adolfo Suárez, che "hanno ottenuto la dignità per la Spagna e per gli
spagnoli, una dignità persa con la dittatura. Adesso con il governo di destra
capitanato da Rajoy tornano la povertà, la miseria, la differenza di classe e
il nostro Paese riperde la dignità ottenuta. Quando i nostri nipoti torneranno
a valutare i presidenti della nostra Spagna, non potrò vederlo, ma senza dubbio
Rajoy sarà il peggior presidente".
Sono commenti dettati dalle simpatie politiche, evidentemente, dagli stati
d'animo del momento, dalla rabbia e dall'affetto. Ma in ciascuno di essi ci
sono verità condivisibili. Sono lo stato d'animo riconoscibile di un Paese.
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