Nell’epoca del nuovismo digitale, del giovanilismo rottamatore e formattatore, del fattivismo e di tutte le nuove confezioni con cui si vende oggi il prodotto “politica”, mi chiedo: sono davvero morte le ideologie?
Che fine hanno fatto (se l’hanno fatta) il comunismo, il socialismo, il centrismo cattolico, il liberalismo e il liberismo?
Sono davvero concetti inutili come vecchie mappe geografiche che portano ad un tesoro che la Storia nel frattempo ha spostato in un sito sconosciuto, oppure sono ancora inesorabilmente presenti, anche se non ce ne accorgiamo, un po’ come quando istintivamente evitiamo di cadere, troviamo un appoggio che coscientemente non avevamo nemmeno visto e ci chiediamo “ma come ho fatto”?
Un esempio: Domenica su Il Fatto Quotidiano il Prof.Boldrin descrive il manifesto di FERMARE IL DECLINO come “un inno al pragmatismo a-ideologico” e ci dice che gran parte degli italiani provi “un profondo fastidio per la politica ideologica”.
Io, da militante convinto che in quel manifesto credo fermamente (tanto per precisare la mia posizione) mi domando se tutto questo sia vero.
O se non si tratti di un’illusione ottica, come le allucinazioni da deserto; perchè stiamo parlando del deserto delle ideologie, per cui dobbiamo stare attenti a che le oasi siano davvero tali o non siano invece frutto della nostra percezione distorta da eccessivo calore.
Con questo, lungi da me dare del “surriscaldato” al Prof.Boldrin. Sarebbe una mancanza di rispetto che non è assolutamente nelle mie intenzioni, anche perché riconosco in lui una profonda lungimiranza su moltissime questioni e soprattutto, lo stimo profondamente per il coraggio e l’impegno civile profuso in quest’avventura di FERMARE IL DECLINO di cui, ripeto, sono un sostenitore convinto.
Io metto solo in dubbio la moda corrente di chiamarsi fuori dalle ideologie, senza interrogarsi se questo sia reale, giusto o sbagliato.
Apro una parentesi, scusatemi: non sarà invece vero che una parte del mancato successo del movimento FERMARE IL DECLINO è dovuta proprio a questa difficoltà per l’elettore di riconoscerne la famiglia di provenienza ideologica? Una prospettiva di lungo termine nel solco di un ideale forte e condivisibile ?
Chiusa la parentesi, proseguo il mio ragionamento.
Analizzando attentamente i famosi 10 punti del manifesto di cui parla il Prof.Boldrin, le nostre “bolle” contro l’asfittica situazione del paese e per fermarne il declino, mi sembra di poter concludere, diversamente da Boldrin, che in realtà tutte le bolle vanno nella direzione dell’ideologia liberalista (da non confondersi con il laissez faire liberista) che si riconosce nel concetto di economia sociale di mercato.
In una parola, secondo me, FERMARE IL DECLINO, è figlio della mamma liberaldemocratica europea, che l’ha cresciuto col latte dell’illuminismo, con la scuola dell’individualismo e del merito al servizio del progresso collettivo, con l’università delle socialdemocrazie moderne, in cui uguaglianza vuol dire pari opportunità alla partenza ma poi per l’arrivo vinca il migliore! E in cui il mercato è l’occasione per creare ricchezza tra competitori liberi di sfidarsi ad armi pari (via i privilegi destrorsi ed i monopoli conservatori!) e dove lo Stato è il grande ed inflessibile arbitro, che fa rispettare le regole della partita, provvede ad aiutarti se esci dalla produzione perché tu ci possa rientrare aggiornato e ti offre buone cure se ti ammali.
Ad esempio, basta leggere le proposte in materia di Fisco, Scuola e Sanità, per capire che quando si parla di riduzione prioritaria del carico tributario su impresa e lavoro, piuttosto che su casa e capitale; di aumentare e non di ridurre le spese per investire nella scuola o di rimettere la sanità intorno al concetto di valore creato per il paziente invece che per la politica, si tratta di proposte che vanno tutte verso una certa direzione.
Allora, se noi intendiamo le ideologie come mappe, possiamo dire che nel caso di FERMARE IL DECLINO stiamo percorrendo, sia pure con alcune sfumature diverse, lo stesso cammino intrapreso da Renzi, da Obama, da Blair (ai suoi tempi) e non certo da Berlusconi (se non a parole e nemmeno tutte), dalla Camusso o da Landini, e neppure, ovviamente da Grillo e da Bersani.
Dire che sono finite le ideologie mi sembra errato; io preferisco dire che le abbiamo aggiornate. Alcune. Altre decisamente le abbiamo superate, si spera. Ma non sono affatto morte, e mi pare un bene che non lo siano.
Perchè io diffiderei dell’ideologia del pragmatismo (si, oramai per me anche questa è un’ideologia) in quanto non mi offre la possibilità di prevedere che scelte si faranno di fronte ai problemi, lasciandomi un senso di inquietudine, né quale strada esattamente stiamo percorrendo come Nazione, Regione o Comune.
E poi, ricordiamoci bene che nella storia patria, i più grandi pragmatici, secondo me, sono stati Mussolini e Andreotti. E non ho una buona opinione del primo e nemmeno del secondo…..
Tanto che alle mie orecchie il termine “pragmatico” suona sempre un po’ come:
-attaccato al potere e disposto a cambiare casacca più volte per mantenerlo
-trasformista
-pesantemente privo di ideali
Ma mi sbaglierò io, ovviamente, a non essere così moderno.