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Sono fuori dal tubo

Creato il 27 dicembre 2010 da Tnepd

Sono fuori dal tubo Girovagando tra feed mi e’ capitato di leggere il post di un blogger che ha visto la luce. Un PDeluso che fino a ieri probabilmente compartecipava alla litania sull’inspiegabile incapacita’ manifesta dei suoi ‘dirigenti’ e che da domani forse non lo fara’ piu’. Cosa e’ successo? Ebbene, leftheleft si e’ accorto che i vari Bersani, D’alema, Veltroni, Fassino, Franceschini e Co. non sono i tordi che credeva, ha capito che perdono le elezioni per scelta e che sono loro, in tutta evidenza, a tenere Mussoloni dove sta. Probabilmente nel prossimo futuro leftheleft ed i suoi lettori si interrogheranno sul perche’ di questa strategia e concentreranno finalmente la loro attenzione sulla massoneria internazionale – deviata o meno – che e’ l’impresario che manda in scena tutto lo show. Comunque... la sua coraggiosa redenzione va presa ad esempio, speriamo sia contagiosa.
(...) in me qualche cosa è scattato. Io adesso non so se Siddharta Gautama Buddha quando sotto l'albero di fico raggiunse la (il?) bodhi, abbia provato ciò che io ho provato, fattostà che il mio mondo da oggi non sarà più lo stesso, non potrò più camminare per strada dicendo di "non sapere". Io adesso so!
Sono fuori dal tubo Sia gli elettori di Mussoloni che quelli del PD in effetti sono in un tubo. Leftheleft, ex-elettore del PD, ne e’ uscito, ha visto la luce. Perche? La causa scatenante non la conosciamo ma di certo sappiamo che gli ha permesso di vincere il suo orgoglio, quello che sotto sotto gli faceva credere d’essere un grande statista mentre quei quattro lemming seduti in Parlamento erano degli idioti baciati dalla fortuna. Non sono quello che vogliono sembrare! Sono persone spregevoli, e’ vero, ma anche attori di altissimo livello, scritturati allo scopo di intrattenere il loro pubblico nel tubo che, nel caso degli elettori del PD, e’ il tubo della presunzione.
Vi siete mai chiesti come mai ci sono ‘personaggi politici’ appartenenti alla stessa famiglia, agli stessi ambienti, ma a schieramenti diversi? Vi siete mai chiesti perche’ c’e’ gente che militava nel PCI ed e’ finita in Forza Italia? Vi siete mai chiesti perche’ nei dibattiti televisivi discutono sempre tra loro e mai col ‘pubblico da casa’? Vi siete mai chiesti perche’ basta uno studente impacciato a mettere in crisi un ministro della Difesa? Vi siete mai chiesti perche’ la stessa malamministrazione viene sopportata se perpetrata da un governo di ‘sinistra’ invece che di ‘destra’? Vi siete mai chiesti perche’ Renzi va ad Arcore, D’Alema a Washington e Mussoloni in Russia?
Sono fuori dal tubo La questione non e’ ideologica, se mai lo e’ stata. A ‘sta gente non frega un cazzo dell’ideologia. Sono attori! Lo volete capire? E’ gente che esce da un casting permanente che si svolge notte e giorno in aziende, sedi di partito, associazioni, movimenti, universita’. Non si sale a caso di grado, bisogna saper recitare. Meglio reciti, piu’ sali, piu’ guadagni. Se serve il personaggio decisionista pigliano il piu’ adatto, lo radono, lo rivestono Armani e lo mandano a destra, se serve uno bravo a fare la parte del mediocre saltano la rasatura e lo mandano a sinistra. Sono decenni che questa gente non ‘governa’, non fa leggi, non amministra, non fa politica. Come mai? Perche’ non c’e’ piu’ niente da fare! Le leggi fondamentali le hanno messe in ordine i babilonesi, i greci e i romani due/tremila anni orsono, le riforme le hanno messe in disordine gli inglesi, gli americani, i francesi e i russi tra il XVII e XIX secolo. Siamo nel 2011, ora si tratta di amministrare, il piu’ localmente, onestamente e parsimoniosamente possibile, non di legiferare.
Alla constatazione che di leggi ce ne sono gia’ troppe si aggiunge il triste spettacolo di un Parlamento italiano quasi completamente vuotato di poteri e riempito di nani e ballerine, un Parlamento che da decenni non fa altro che ratificare le veline di Bruxelles, del Vaticano e di Washington. Quelli che lo calcano non sono uomini politici, sono attori eleganti. Cravatte, tailleurs e gessati grigi sono gli abiti di scena. Ma davvero credevate che Gasparri, La Russa, Calderoli, Scilipoti, Renzi, Vendola fossero uomini politici? Mavala’. Non son mica fatti cosi’ gli uomini politici. Hammurabi, Seneca, Cicerone erano uomini politici. Quelli odierni non sono uomini, sono caratteristi e in certi casi vere e proprie macchiette. Nemmeno Mussoloni e’ lo statista che credete, mettetevelo nella zucca. E’ solo un piacione dalle straordinarie doti recitative e mercantili, perfetto per il suo ruolo. Quando l’hanno scritturato, nel ’93, aveva gia’ un piede a San Vittore.
Anche dall’altra parte son sempre attori, ma un po’ piu’ raffinati. Il pubblico di sinistra e’ tremendamente esigente perche’ si illude che il teatro sia suo e che gli attori lavorino per lui, gli spettatori di ‘sinistra’ sono una vera schiera di critici. Vediamo dunque cosa li distingue da quelli di Mussoloni.
Sono fuori dal tuboL’elettorato di Mussoloni e’ un gregge disposto a fidarsi del suo pastore, diro’ di piu’, un gregge che ama affidarsi. Non a caso Mussoloni utilizza sovente i termini popolo e fiducia. E’ in tal senso un pubblico propenso alla fede nel divino, anche per questa ragione il Vaticano ha scelto Mussoloni come proprio personaggio politico di riferimento, perche’ hanno lo stesso pubblico, un pubblico che non e’ in competizione col suo leader, anzi, lo vuole decisionista, esemplare, papale, un idolo da prendere come faro di successo ma al contempo un personaggio che abbia abbastanza difetti da non costringere chi lo osanna ad un confronto incolmabile tra aspettative e realta’, abbastanza difetti da consentire ad un Vaticano sempre piu’ screditato di detenere comunque il primato morale. Gli elettori di Mussoloni vorrebbero avere i suoi soldi e per cominciare si accontentano di condividere i suoi difetti. Nessuno di loro vorrebbe essere lui, tutti vorrebbero essere - al piu’ - il suo braccio destro, la sua claque piu’ rumorosa. Il pubblico di Mussoloni osserva il suo leader dal basso, dalla platea e gli va bene cosi’.
Il pubblico del PD, invece, e’ composto di persone convinte di poter metter becco nella trama della rappresentazione soltanto perche’ hanno pagato il biglietto. Ciascun elettore del PD si crede impresario e vorrebbe essere pure il regista e il primo attore, vorrebbe saltare sul palcoscenico ma ha paura di farsi la bua lanciandosi dal loggione. I suoi veri padroni non li vede perche’ stanno nei palchi sotto di lui e non ha nemmeno il coraggio di sporgersi, allora fischia. Arrogante e fifone... come tenerlo buono? Per evitare continue interruzioni, il vero regista ha pensato di permettere a questo pubblico invadente di interagire con una parte degli attori. Questi si lasciano coinvolgere in interminabili riunioni in cui si discute di tutto e niente. Il compito di questi attori e’ il piu’ arduo perche’ sul palcoscenico salgono raramente e quando lo fanno devono ovviamente eseguire gli ordini del regista che vanno in tutt’altra direzione rispetto a quelli dei loggionisti. La loro principale attivita’ consiste allora nel convincere gli spettatori di sinistra a non fischiare durante la rappresentazione. Come ottenere questo risultato? Illudendoli che sono loro a scegliere gli attori e le battute. Lo spettatore del PD, convinto di essere proprietario di una fettina della baracca, osserva i ‘suoi’ attori da lontano e si strugge perche’ quelli non fanno mai quello che si era detto alle prove, perche’ borbottano sullo sfondo invece che declamare sulla ribalta. Una delusione dietro l’altra, lo spettatore del PD ha finito per pensare di saper recitare meglio dei ‘suoi’ attori ed oramai e’ soltanto questa presunzione codarda che lo tiene incollato alla panca e non gli fa lasciare il teatro.
Sono fuori dal tuboAd aggravare la situazione si aggiunge il background ideologico demo-comunista del “tutti sullo stesso piano”, il rifiuto conclamato e mai compreso della struttura verticistica. L’elettore pseudocomunista del XXI secolo e’ nel pallone, ha paura di tutto, ma soprattutto dell’anarchia perche’ non crede ne’ in se’ stesso, ne’ nel suo prossimo, ne’ nei suoi attori e cosi’ non vede l’alternativa, trasferisce il palcoscenico in una piazza e li’ mette in scena le “prove” pensando in tal modo di non essere piu’ in una fiction. E’ confuso, ha sentore che il concetto di partito e’ dissonante col concetto di democrazia, che una struttura gerarchica verticale stona con la politica partecipativa orizzontale e dopo ogni riunione sul nulla se lo chiede come mai, lui che e’ uno statista, e’ sempre la merda di prima che paga il biglietto e siarrampica nel loggione mentre quegli imbecilli incapaci sono inamovibili dalla scena e s’intascano un cachet da paura. Se lo chiede sempre piu’ frequentemente e non se lo spiega mai perche’ non ammette a se’ stesso che lui e’ li’ soltanto per essere intrattenuto, distratto. Gli attori se ne sbattono delle sue indicazioni, loro sono pagati proprio per distrarlo, non per accontentarlo. Non e’ lui il padrone.
Per gli eternamente insoddisfatti di se’, il leader perfetto e’ allora un non-leader, un non-protagonista, qualcuno che rimanda e non decide mai, un attore costantemente in ritardo sulla battuta, qualcuno che sia la dimostrazione lampante che ciascuno dei suoi critici-spettatori-presunti impresari saprebbe far meglio di lui. Ecco perche’ i cattocomunisti stanno al governo il minimo necessario e poi si sforzano di perdere tutte le elezioni e di lasciare campo aperto al loro avversario. Stare sulla ribalta, assumere il ruolo da protagonista, per questi attori e’ pericoloso perche’ il copione e’ scritto, le battute sono quelle, le hanno decise il regista e gli impresari veri, non ci si scappa. Per il buon esito dello show e’ meglio che il protagonista sia l’altro, il giullare chiassoso, perche’ il contrario di quanto promesso ai babbei si fa meglio in sordina, senza farsi notare.
Sono fuori dal tubo Insomma, per riassumere, il pubblico di Mussoloni e’ una platea di fans affezionati ad un primo attore brillante. E’ un pubblico di bambini molto piccoli che non mettono in dubbio la veridicita’ della rappresentazione, che si emozionano con poco, un pubblico che chiede soltanto che lo spettacolo sia di suo gradimento e che, possibilmente, il suo idolo ne sia il protagonista. Il pubblico del PD invece e’ fatto di adolescenti convinti che il teatro sia loro. Non essendo cosi’, quando l’elettore di ‘sinistra’ si presenta all’ingresso deve pagare il biglietto (gia’ questo dovrebbe insospettirlo), poi si becca i posti peggiori (il loggione), poi i suoi attori preferiti non entrano mai in scena e quando lo fanno recitano altro da quanto stabilito (tutto questo dovrebbe insospettirlo). Potrebbe smettere di andarci, a teatro, ma non lo fa perche’ il vero impresario ha imbastito un sistema di riunioni e prove posticce (la democrazia di facciata) che pungolano il suo orgoglio e lo coinvolgono a sufficienza da farlo tornare, pagare un altro biglietto ed essere nuovamente deluso.
Si tratta, in entrambi i casi, di evoluzioni patologiche di una societa’ fondata sulla mendacita’ dei padroni e sull’ingenuita’ o l’insoddisfazione permanente dei servi. Tra le due, sforzandosi, appare forse preferibile la prima se non altro perche’ si suppone possa produrre una trend al rialzo delle aspettative (il pubblico insegue l’idolo), mentre nel secondo caso il rapporto leader-pueblo percorre un pendio inclinato al ribasso (attori sempre piu’ ambigui per un pubblico auto-commiserativo ma tutto sommato soddisfatto che cio’ accada).
Come uscire dal tubo della presunzione? Chiedete a leftheleft.
Per quel che mi riguarda, io avevo la precedenza - stavo nel tubo dell’illusione - e di come ho fatto a uscirne parleremo forse altrove, prima o poi.
Letture che possono aiutare ad uscire dai tubi:
Manuale di Risiko, ovvero: the Truman show In Italia: la favola della destra e della sinistra
Mussoloni: Censura preventiva Galeazzo: Persempresecondo Gianfranco Galeazzo Fini Presunzione D’opposizione: Chi s’accontenta gode Tonino di Peltro: Scilipoti, Giuda e il tradimento
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