Fatemi capire. Due donne vogliono un figlio, non “vorrebbero”, ma vogliono(!) un figlio. Siccome la natura è bella, ma arriva fino ad un certo punto, due esemplari del genere umano di sesso femminile non possono generare una nuova vita. Questa piccola indicazione data da madre (lei sì) natura dovrebbe già dire qualcosa di importante, ma andiamo avanti.
Queste due signore italiane (“signorine” potrebbe far inorridire la Boldrini) cinque anni fa decidono quindi di andare in Spagna e sottoporsi a fecondazione eterologa perché in Italia la legge lo vietava (l’utilizzo del passato è richiesto visto che la legge 40, non abolita dai cittadini italiani in seguito ad una consultazione popolare, è stata definita incostituzionale dalla Corte Costituzionale, GIUDICI).
Un signore, di cui non conosciamo il nome, e forse non lo saprà mai nessuno (forse) decide di donare il suo seme perché una delle due donne possa farlo attecchire nel suo utero. Non sto a spiegarvi tecnicamente come questo avviene perché dalla adolescenza in poi tutti sono in grado di capirlo, soprattutto come avviene la donazione del seme.
E la più giovane delle due inizia la sua gravidanza e vede la sua pancia gonfiarsi e il suo portafoglio decisamente sgonfiarsi, perché si paga, e parecchio.
E già qua uno si chiede con quale criterio si è deciso fra le due chi dovesse partorire, ma saranno stati problemi loro.
Dopo nove mesi nasce una bella bambina, in Italia, non in Spagna. La bambina ora ha un papà, ma non lo conoscerà mai (forse) e una mamma, colei che l’ha partorita, e una compagna della mamma che non è sua mamma (perché non l’ha partorita) e nemmeno suo papà (perché il papà nessuno sa chi è) e nemmeno il marito di mamma perché è una donna e nemmeno la moglie di mamma perché in Italia il matrimonio omosessuale non esiste. Le testimonianze però ci dicono che la bambina sin da subito è abituata a chiamare entrambe “mamma”.
Per l’Italia la mamma è una ragazza madre, anche se c’è l’atto simbolico dell’iscrizione al registro delle unioni civili del Comune di Roma che vale come l’iscrizione in palestra.
Prima che anche in Peppa Pig venga introdotta una maialina che sta con un’altra maialina o un orsacchiotto che sta con un altro orsacchiotto, parrebbe a chiunque che la situazione è quantomeno diversa dal solito per qualsiasi bambino o bambina. Ma vabbè, la bimba cresce sana, equilibrata, forse anche meglio di una che ha entrambi i genitori eterosessuali (sì, ce ne sono ancora). Pensa che ho visto persino vivere bene gente con una gamba sola, molto più equilibrata di gente con due gambe o un non vedente (persona cieca per il politically correct) muoversi meglio di uno che vede, quindi non si capisce perché una bambina non possa essere di proposito senza il padre.
Dopo cinque anni ed in seguito ad una richiesta presentata ad un tribunale (quello dei minori di Roma) un giudice donna (giudicessa, scusa Boldrini) accoglie la richiesta NON SOLO di adozione della bimba anche da parte della compagna della mamma naturale e convivente, ma anche che la bambina possa ottenere pure il cognome di quest’ultima. Doppio cognome, “due is megl che uan”.
Fatemi capire. In Italia ci si prende a pugni per decidere se istituire o meno una forma di riconoscimento delle coppie di fatto eterosessuali ed eventualmente estenderlo anche a quelle omosessuali, il Parlamento ne parla da anni cercando la formula che accontenti tutti. Le stesse associazioni omosessuali non chiedono più subito il matrimonio perché comprendono che è meglio accontentarsi di un inizio soft e meno divisivo (in realtà alla maggior parte degli omosessuali di sposarsi non frega nulla, interessa di più agli eterosessuali che vogliono appendersi al petto la “medaglia liberale”). La maggior parte degli italiani, se sono possibilisti sulle unioni di fatto, sono contrari all’adozione a coppie gay, e UN GIUDICE FA DI TESTA SUA e sentenzia quello che ha sentenziato appellandosi alla libera interpretazione di una legge che, come al solito, è scritta con i piedi? Su un argomento così dibattuto e controverso?
Ma dove ci troviamo a Gardaland? Dove viviamo sul cartellone del Monopoli? Dentro The Sims? In Italia? Ehm, sì, in Italia.
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