La stele di Madau
Secondo l'archeologa, la “definizione popolare” ha a che fare con le dimensioni dei monumenti e della camera funeraria “atta, secondo la tradizione, ad accogliere defunti di statura eccezionale”. Par di capire che la statura di cui si parla sia quella fisica. In realtà sos zigantes sono tali, proprio nella tradizione, per la loro grandezza morale riferita, va da sé, non ad una morale universalmente accettata ma sardescamente intesa. Uno dei più celebri mutos sardi canta: “Sos bentos de levante / in sas marinas friscas / sunt carricande s'oro / Nùgoro no est prus Nugòro / sas carreras sunt tristas / ca mancant sos zigantes”. “S'oro” e “sos zigantes” erano i barbaricini (un migliaio) fatti prigionieri e deportati dai soldati in un rastrellamento alla fine dell'Ottocento. Sono i gigantinos, insomma, di cui parlano le scritte nuragiche decifrate da Gigi Sanna che gigantinos continuano ad essere. È normale che non sapendo leggere o rifiutandosi di leggere quelle scritte, si possano confondere i figli di Dio con gli spilungoni.La restituzione grafica della stele
Nella sua guida, la dottoressa Fadda descrive due lastre della prima tomba di Madau contenenti “motivi simbolici” e più dettagliatamente parla di una delle due che “reca incisi in corrispondenza della parete esterna una serie di motivi simbolici [nella didascalia alla restituzione grafica specifica “magico-simbolici”, NdR]”, quelli delle due figure qui pubblicate. Secondo l'archeologa, i due elementi potrebbero provenire “da una medesima, assai più antica situazione monumentale, che priva ormai delle originarie valenze e funzioni, fornì materiale lapideo ai costruttori della tomba nuragica”. Questi motivi rimanderebbero a “stele e menhir istoriati attribuiti ad età tardo-neolitica (fine IV-inizi III millennio aC) provenienti dal limitrofo territorio di Mamoiada”.Una lettura assai meno minimalista è quella che è data su L'Unione del 22 maggio 2010 dal naturalista naturalista algherese Roberto Barbieri, responsabile della spedizione e del team di archeologi (guidati da Giampiero Pianu dell’università di Sassari) impegnati al progetto della nave nuragica. Secondo Barbieri quegli elementi magico-simbolici “sono una formidabile e puntuale rappresentazione delle Pleiadi”. E secondo Eugenio Muroni, speleologo e astrofilo sassarese “si tratta certamente di una mappa del cielo. I due gruppi di coppelle, rappresentano con notevole realismo i due sistemi stellari “ammassi aperti” delle Pleiadi e delle Iadi, con in basso a sinistra la V del Toro e il suo occhio, la stella Aldebaran». Muroni, autore di uno studio sull’altare di Monte D’Accoddi, ipotizza: “Nella stele di Madau sono presenti le raffigurazioni di quelle che potrebbero essere le “montagne del cielo”, ovvero i luoghi alti terrazzati con punto apicale stellare”. Insomma quella pietra sarebbe una sorta di certificato di nascita della ziqqurat turritana, traduce il giornalista che riferisce anche un presagio del ricercatore: “Siamo alle soglie di una nuova rivoluzione nella ricerca archeologica in Sardegna”. Nell'idea e nella volontà di Muroni certo sì. Chi sa se siamo su quelle soglie anche per coloro ai quale le Pleiadi, le Iadi e Aldebaran sembrano motivi simbolici e magici?