In questo periodo sono stata un po' assente. Molto assente, direi.Non è che non abbia cose da scrivere, è che sono successe delle cose che mi hanno fatto allontanare.Non è stato un allontanamento consapevole, ma quando anche solo il pensiero del blog ti fa venire mal di pancia, capite bene che stare un po' lontano viene spontaneo.
Poi però, per fortuna (mia, vostra non so...) la voglia di scrivere prende il sopravvento.
La prima cosa che è successa è un episodio di commenti spiacevoli su un post. Non mi interessa scrivere i dettagli, anzi preferirei che voi evitaste di leggere. Voglio solo chiudere questa storia.Vi dico solo che ogni volta che vedevo arrivare un commento al post nella casella di posta, l'intestino si rimescolava, ancora prima di averlo letto.Alla fine ho bloccato i commenti al post, ne andava della mia salute fisica.
Per me ha significato la fine di qualcosa. Ho sempre pensato a un blog come a uno spazio libero, sia per me che per chi mi commenta. E' vero che è più facile che a commentare sia qualcuno che la pensa come me, piuttosto che il contrario, quindi capita raramente di avere degli scontri. A me non era mai capitato, anche perché parlando fondamentalmente di cazzate, non è che si aprano dei dibattiti di astrofisica...
Impedire di commentare, e impedirMI di commentare significa per me in qualche modo censurare, e ammettere di non riuscire a gestire una conversazione. È vero che quando la conversazione raggiunge toni impossibili, non è più una conversazione.
Spero di avere imparato qualcosa per la prossima volta. Devo ancora capire cosa. Forse che anche c'è gente che non ha voglia di discutere, ma solo di provocare e insultare, e che ha parecchio tempo a disposizione. Io riesco a malapena a leggere i blog che seguo, raramente commento, figuriamoci andare a fare scouting di blog che non mi piacciono per riempirli di insulti.Ma questa è la mia di vita, non quella degli altri.
Sapete chi mi ha davvero aiutato, oltre alle amiche&amichi del blog? LaZitella, che devo ringraziare pubblicamente per avermi offerto un punto di vista esterno alla questione, cosa che mi ha permesso di tenere i piedi per terra e ridimensionare il problema e, perché no, mostrarmi anche un lato divertente.Grazie, Zit!
Punto e a capo.
Camila do Rosario, more here
L'altra cosa che è successa è che ho cambiato lavoro. Sì, di nuovo. Sì,dopo solo un anno nella vecchia azienda. Sono pazza? Il Cavaliere Impavido sta pagando un mutuo che gli succhia l'anima, il suo lavoro traballa, la casa sta per liposucchiarsi i miei risparmi di una vita e io, in mezzo a una crisi mondiale, mi prendo il rischio lasciare un posto fisso per un altro posto fisso (rischio sì, ma calcolato) con 6 mesi di periodo di prova.Stavo male nella vecchia azienda? Non così tanto (perlomeno non come altre volte).Quindi perché l'ho fatto? In parte per soldi, anche se non posso certo dire che il mio stipendio abbia fatto una capriola a 360, ma soprattutto per crescere. E forse un po' per incoscienza.Ho avuto una opportunità, ci ho pensato sopra il dovuto tempo (1,2...) e l'ho accettata. Sono passata da una grande multinazionale straniera a una azienda italiana di tutto rispetto.Perché ho trent'anni, lavoro da otto ed è ora che esca dai binari pre-impostati e imposti. Perché seguire una strada già disegnata è facile, ma frustrante. E perché i dannati franciuesi sono maniaci del controllo e non ti permettono di modificare nemmeno le virgole, nemmeno se stai correggendo l'italiano. Ma si può?Perché spero di avere un po’ più di libertà e di assumermene la responsabilità.
E quindi, eccomi qui, da due settimane nella nuova azienda, con qualche problema relazionale a inserimi tra le nuove colleghe, prima volta che mi capita nella vita, e un po' di down per la mancanza di comunicazione con il mondo esterno.
Ecco, solo questo mi ha tenuto lontana dal blog. Ma ora sono tornata.
p.s.: mia madre e mia sorella stanno ancora piangendo per il fatto che ho lasciato la cosmetica e non mi parlano più, ma questo è un risvolto solo positivo.