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Scrive l'intervistatore: «C'è chi sottolinea» - senza dire “chi” sottolinea - «il rischio di uno stravolgimento antropologico più che morale» - e dovrebbe avere il coraggio di andare fino in fondo e dire quale tipo di stravolgimento occorrerebbe all'antropos qualora gli omosessuali avessero il diritto di sposarsi.Ma peggio risponde il Lacroix, il quale, pur riconoscendo che in fondo si sposerebbe solo una minoranza di coppie omosessuali, impanca un discorso che questo sì stravolge la mente. Ciò che fa più specie è vedere come, a fronte di un onesto riconoscimento della questione («Una minoranza di persone omosessuali chiedono questa riforma e dunque essa riguarda una minoranza nella minoranza»), egli pensi che «se la famiglia non poggiasse più sulla nascita, quest'ultima [la nascita? ho perso il soggetto] non avrebbe più accesso alla dimensione simbolica, mancando la relazione fra nascita e legame filiale». Come a dire (se ho capito, chiaro): se il nascituro nasce e cresce e si sviluppa all'interno di una coppia gay, venendogli a mancare il legame tra il suo essere nato e il come sia nato (inseminazione o adozione), questo sarebbe una posta in gioco da non osare permettersi di giocare, pena uno stravolgimento antropologico. Ah sì?Più avanti si legge:
Alcuni oppositori evocano la Convenzione internazionale sui diritti del bambino. A ragione?
«Penso anch’io che dovremmo far riferimento molto di più a questa Convenzione del 1989 e soprattutto al suo articolo 7, che stipula che “il bambino ha il diritto, nella misura del possibile, di conoscere i suoi genitori e di essere educato da loro”. Tenendo in maggior considerazione i diritti del bambino interpretati in questo senso, si ragionerebbe in modo diverso. Ma il problema è che oggi il bambino è soprattutto percepito come un oggetto di diritto e dunque le coppie omosessuali affermano che hanno diritto al bambino come si potrebbe aver bisogno di un bene di consumo. In una trasmissione, un avvocato evocava persino un “mercato dei bambini”. Trovo ciò molto preoccupante".
Il diritto di conoscere i suoi genitori non vieta ai genitori di essere dello stesso sesso. Stop. E poi è sicuro il filosofo-teologo che il bambino sia percepito come un oggetto di diritto, anziché un soggetto di diritto? E poi anche lui, così, per non farci mancare la puntura anonima: «In una trasmissione (quale?), un avvocato (chi?) evocava persino un mercato di bambini (dove?). Trovi ciò preoccupante? E basta? Chiama la polizia citrullo!Infine la perla, con domanda e risposta conclusive
Alcuni cristiani esprimono il proprio timore di essere bollati come “omofobi”. Come coniugare le proprie convinzioni e il dovere cristiano di accogliere l’altro?
«Da una parte, affermando semplicemente che distinguiamo la questione dell’omosessualità da quella del matrimonio. Non giudichiamo l’orientamento omosessuale quando affermiamo che il matrimonio è un’istituzione che non dipende solo dalla volontà. In secondo luogo, mettendo molto più in evidenza tutto ciò che si fa all’interno della Chiesa per accogliere le persone omosessuali».
Non siete omofobi: siete religiosi e volete imporre i vostri dogmi come legge, questa è la verità. E se poi, o filosofo-teologo, il matrimonio non dipende solo dalla volontà, mi saprebbe spiegare da cosa altro dipende? Da qualche divinità? E se sì, quale? Me lo dice per favore? Sa, avrei bisogno di parlarci.
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