Uno spaccato di storia europea contemporanea narrato non attraverso le voci scontate dei primi ministri o dei presidenti della repubblica, bensì attraverso le voci vivaci e sofferenti della quotidianità. Infatti i veri protagonisti di Sono una vecchia comunista sono proprio quelle persone comuni che la storia (e le sue vicissitudini) sono spesso costrette a subirla. Attraverso l’intersecazione dei piani narrativi e di quelli temporali veniamo lentamente introdotti nella vita di Emilia Apostoae. Oggi madre disillusa ma ancora combattiva, ieri figlia in cerca di una vita diversa da quella del villaggio in cui era nata. Oggi donna che tenta faticosamente di scendere a patti con un mondo che non le appartiene più, ieri ragazza entusiasta e innamorata della vita, ma ben presto consapevole delle durezze e dei compromessi che nella vita si nascondono.E proprio attraverso la condivisione dei piani narrativi e temporali assistiamo all’incedere non solo delle sue vicende personali, ma anche di quelle dei suoi genitori, dei suoi parenti, del suo futuro marito, dei compagni di lavoro, delle figlie. Un incedere che sapientemente parte dalle vite comuni e lentamente apre il sipario su tutto un mondo. Sociale, economico, politico. La Romania di Ceausescu è lo sfondo sul quale Dan Lungu dipinge le vite dei suoi personaggi. Ne nasce un vero e proprio affresco dove i colori sono sempre veritieri, efficaci, senza alcuna volontà polemica. Ne nasce una commedia umana dai toni sommessi, che ricorda le immagini delicate e riservate, e tuttavia venate di intrinseca drammaticità, del Decalogo di Kieslowski. Il confronto costante ma affettuoso tra Emilia e la figlia Alice è il naturale sviluppo del confronto, forse ancora più duro, tra Emilia e la propria madre. Ecco il nucleo centrale attorno a cui si snodano le vicende del romanzo. Ma è proprio questo rapporto famigliare, fatto di affetti e anche di durezze, che costituisce il naturale passaggio del testimone fra le generazioni. Un passaggio del testimone che, nonostante tutto, fortifica ancora una volta le vite delle persone comuni, le vere protagoniste dei fatti storici. I presidenti della repubblica, i primi segretari di partito, i potenti insomma, vivono nelle barzellette che vengono raccontate a mezza voce, sono attesi per una visita che non avverrà mai e poi scompaiono in un pomeriggio di dicembre, travolti da una rivoluzione dai risvolti misteriosi. I loro fedelissimi si trasformano subito in araldi del capitalismo e il simpaticone che raccontava quelle barzellette era poi un informatore della Securitate, mentre la riservata sarta in pensione nasconde un passato da perseguitata del regime. Tutto cambia per rimanere come prima. Rimangono le madri e le figlie a testimoniare che la vita deve andare avanti. Sempre.Un libro.Sono una vecchia comunista, di Dan Lungu (aìsara).
Magazine Cultura
Sono una vecchia comunista, di Dan Lungu (aìsara)
Creato il 23 febbraio 2012 da Angeloricci @angeloricci
Uno spaccato di storia europea contemporanea narrato non attraverso le voci scontate dei primi ministri o dei presidenti della repubblica, bensì attraverso le voci vivaci e sofferenti della quotidianità. Infatti i veri protagonisti di Sono una vecchia comunista sono proprio quelle persone comuni che la storia (e le sue vicissitudini) sono spesso costrette a subirla. Attraverso l’intersecazione dei piani narrativi e di quelli temporali veniamo lentamente introdotti nella vita di Emilia Apostoae. Oggi madre disillusa ma ancora combattiva, ieri figlia in cerca di una vita diversa da quella del villaggio in cui era nata. Oggi donna che tenta faticosamente di scendere a patti con un mondo che non le appartiene più, ieri ragazza entusiasta e innamorata della vita, ma ben presto consapevole delle durezze e dei compromessi che nella vita si nascondono.E proprio attraverso la condivisione dei piani narrativi e temporali assistiamo all’incedere non solo delle sue vicende personali, ma anche di quelle dei suoi genitori, dei suoi parenti, del suo futuro marito, dei compagni di lavoro, delle figlie. Un incedere che sapientemente parte dalle vite comuni e lentamente apre il sipario su tutto un mondo. Sociale, economico, politico. La Romania di Ceausescu è lo sfondo sul quale Dan Lungu dipinge le vite dei suoi personaggi. Ne nasce un vero e proprio affresco dove i colori sono sempre veritieri, efficaci, senza alcuna volontà polemica. Ne nasce una commedia umana dai toni sommessi, che ricorda le immagini delicate e riservate, e tuttavia venate di intrinseca drammaticità, del Decalogo di Kieslowski. Il confronto costante ma affettuoso tra Emilia e la figlia Alice è il naturale sviluppo del confronto, forse ancora più duro, tra Emilia e la propria madre. Ecco il nucleo centrale attorno a cui si snodano le vicende del romanzo. Ma è proprio questo rapporto famigliare, fatto di affetti e anche di durezze, che costituisce il naturale passaggio del testimone fra le generazioni. Un passaggio del testimone che, nonostante tutto, fortifica ancora una volta le vite delle persone comuni, le vere protagoniste dei fatti storici. I presidenti della repubblica, i primi segretari di partito, i potenti insomma, vivono nelle barzellette che vengono raccontate a mezza voce, sono attesi per una visita che non avverrà mai e poi scompaiono in un pomeriggio di dicembre, travolti da una rivoluzione dai risvolti misteriosi. I loro fedelissimi si trasformano subito in araldi del capitalismo e il simpaticone che raccontava quelle barzellette era poi un informatore della Securitate, mentre la riservata sarta in pensione nasconde un passato da perseguitata del regime. Tutto cambia per rimanere come prima. Rimangono le madri e le figlie a testimoniare che la vita deve andare avanti. Sempre.Un libro.Sono una vecchia comunista, di Dan Lungu (aìsara).
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