SPOILER: scriverò così tante volte la parola “hipster” che vi sembrerà di essere stati improvvisamente catapultati in una puntata di 2 Broke Girls.
SPOILER NUMERO DUE: mi rendo conto che tutto questo faccia molto “when i’m a big boy i’m gonna write for vice” o Quit The Doner al Primavera Sound, ma purtroppo non ho trovato un modo migliore per descrivere lammerda.
Con lammerda ovviamente non intendo FKA Twigs, creatura straordinaria e ultraterrena che canta da Dio, balla da Dio, è gentile più di Dio e stilosa da Dio, non intendo gli organizzatori, anche perché c’è di mezzo la gente del Club 2 Club che insomma, a organizzare i concerti ci è abbastanza abituata e non sono di certo delle pippe (certo, se dite che inizia alle 22 e lo fate iniziare alle 23 un po’ mi state sul culo ma ok), non intendo quelli del Fabrique, non intendo l’atm, no, intendo quelle persone che erano intorno a me, quelli che erano lì per fare bisboccia, quelli che mi hanno toccato il culo e quelli che vanno in giro con la maglietta sporca di sugo nonostante abbiano il padre amministratore delegato di Barilla.
Ieri sera sono andata a sentire Fka Twigs, dicevo, soprattutto perché il mio maestro di vita Francesco mi ha detto “vai, è l’evento hip milanese dell’anno”. Lui non lo sa che proprio “evento hip milanese dell’anno” è la frase che mi faceva venire di voglia di mettermi la maschera all’argilla in faccia e restare a casa a mettermi lo smalto sui piedi, fatto sta che – come sempre – aveva ragione: è stato molto bello e se non ci fossi andata avrei effettivamente rosicato. Ma la verità è che fino a una manciata di ore prima avevo in programma di stare a casa in pigiama a mangiare pop corn con le mie coinquline guardando Friends with benefits. Non avevo 27 euro per il biglietto perché nonostante quello che dicono i duedithaters qua la povertà è sempre la stessa e non avevo l’accredito, e io che sono una bambina viziata pago davvero raramente per entrare ai concerti. Poi Guido (sicuramente non leggerai ma grazie) mi ha detto “ma no zia vai tra l’accredito te lo smollo io” e gioia, giubilo, felicità, ancora una volta sono riuscita a fare la swagghetta e sono entrata insieme a Renzo Rubino. Ho avuto il mio pimo accredito a nome Denai e adesso con quella storia del nome vero secondo me possiamo anche farla finita. Ciao Guido, non ti ho mai visto ma tvb.
FKA Twigs è questa pischella molto alternativa e molto bona che sta con Robert Pattinson e le loro foto insieme hanno cambiato completamente la mia idea di relationship goals. (Che prima era lo sweater swap di Parks and Recreation quindi diciamo che comunque i miei standard non sono mai stai particolarmente elevati o da diamante all’anulare). Si veste in modo stravagante, ha il septum, le treccine, fa musica molto strana e ormai se non la citi a caso in un discorso vuol dire che non sei per niente cool.
Sì, lo so, sembra una di quelle pagine facebook tipo “hipster che dicono agli hipster di essere hipster” perché insomma, non nego di essere di quel filone lì: e i capelli colorati, e i tatuaggetti, e le scarpe da corsa sotto gli skinny neri, e le scarpe da Frankenstein, e i rossetti, e le sopracciglia da Cara Delevigne, e i cuoricini su twitter ai cantanti indie, non mi nascondo di certo dietro alla tenda traparente del “sono più figa e alternativa di voi”, ma oltre all’esteriorità grazie al cielo c’è di più (e soprattutto io non mi concio così tanto di merda come la maggior parte delle ragazze che incontro a questi eventi) e ci tengo a dire che a me delle vostre seratine non me ne frega un cazzo.
Insomma ero sicura che avrei incontrato tutti quei personaggi che davvero non sopporto, quelli che proprio mi fanno venire voglia di rimanere chiusa in casa a guardare Shameless per sempre (cosa che in realtà faccio per gran parte del tempo) ma ho messo il coraggio nella borsa e sono andata a prendere la 91. Mi vedevo già lì vagare all’interno del Fabrique come un’anima in pena, un pesce fuor d’acqua, una cattolica praticante a un convegno pro aborto: le solite pseudo fashion blogger col pellicciotto vero e lo smalto nero, i soliti ragazzi con il ciuffo raccolto in un codino al centro della testa tipo Ciottolina e più orecchini che circonferenza cosce, i soliti ubriachi lerci alle nove di sera. Anche io sono stata un’ora davanti all’armadio a decidere cosa mettere ma 1- perché pensavo di limonare e 2- pensavo di limonare ma scendete dal piedistallo e toglietevi quelle ciglia finte zie, siamo a un concerto, non ai provini di veline. Alternavo “permesso” a gomitate ben piazzate per farmi largo tra quelle persone che vanno ai festival tipo il Coachella pagando l’ira di Dio per un biglietto e poi passano il tempo a farsi le selfie mentre fanno finta di non guardare l’obiettivo per raggiungere il mio amico Giuseppe, mentre gli sguardi di disapprovazione si abbattevano pesanti su di me. Ho nuotato in un mare di septum (hey ciao, ce l’ho anche io, da prima di voi, non siamo speciali, siamo solo dei poser di merda con un pezzo di acciaio chirugico conficcato nel naso, non ci daranno il nobel per questo) e avrei voluto strapparmelo via, un mare di saccenza, un mare di saputellaggine e un mare di vestiti neri.
Ai concerti sono sempre molto sfortunata per quanto riguarda i vicini. Ieri mi sono ritrovata con un ragazzo palesemente gay (nessun problema amore, davvero) che mi si strusciava addosso e mi accarezzava la coscia. Ok, ho i capelli corti, ma una quantità di mascara che sbattere gli occhi è difficile quanto camminare con delle scarpe di cemento quindi non sono roba per te cicci, deal with it, e con questi wasted per forza che alla prima nota di una canzone a caso di un rapper a caso con basi bum bum a caso che dice trentadue volte nigga a caso iniziano a dimenarsi e “cioè che bomba sto pezzo, lo ascolto tutti i giorni mentre mi depilo le sopracciglia con la pinzetta di Jeremy Scott, sai chi la canta?”. Dimenatevi ma santo cazzo STATE LONTANI DA ME. Queste tipe col vodka lemon in mano che già a casa si sono scolate la riserva segreta di Pete Doherty e lanciano occhiate languide ai tipi in botta da cocaina che sono venuti solo per farsi le vasche e portarsi a casa una di queste pazzerelle con le extension. Io vi detesto, io vi odio, io vi maledico. Io non sono come voi, io sono un unicorno.
Perché io invece, pensate un po’, ai concerti ci vado per sentire chi suona. Lo so che è una pratica desueta e che non va più di moda, mi rendo conto di essere molto out, ma tant’è.
Gli imbecilli intorno a me sparavano fuori sentenze completamente a caso solo perché odiare tutto è talmente mainstream che ormai è di nuovo indie, quindi, anche se oggi staranno scrivendo sul loro diario segreto FKA TI AMUUUU con tanto di penna glitterata, ieri sera dovevano pr forza dire di non essere d’accordo con niente, il loro falegname con trenta mila lire quel concerto lo avrebbe fatto sicuramente meglio. Certo che essere come voi dev’essere davvero una faticaccia. Ho provato con tutte le mie forze a fare finta di niente, a tapparmi le orecchie con le mani canticchiando LALALAALALALA. ma non ha funzionato, e quindi eccomi qua, in carne, ossa e disprezzo.
Queste sono alcune delle banalità che le mie povere orecchie hanno dovuto ascoltare:
“Cioè lei non sta facendo un cazzo, sta solo ballando”
“Madonna mia oddio troppi bassi cioè non si sente la sua voce” e oh, FKA pure tu, hai fatto un disco acustico e poi dal vivo bum bum bum? AH NO.
“Ma perché i suoi musicisti sono NEGRI?” e lui era sicuramente il fondatore del movimento #maiconSalvini
“Ma perché sono vestiti così” riferito ai tre musicisti che sembravano in effetti usciti da un video di Lady Gaga e indossavano magliette a rete ma siccome non mi sembra che tu sia venuto al concerto dell’oratorio di Busto Arsizio non capisco davvero come tu possa stupirti, soprattutto con quelle scarpe dimmerda che hai ai piedi.
“Cioè non lo senti che è tutta base quelli suonano per finta” diceva l’esperto musicista che ha lavorato con Morricone e studiato con Keith Richards mentre i tre musicisti in maglie a rete picchiavano tutto quello che avevano davanti, pigiavano pulsanti, imbracciavano strumenti.
“Ma perché deve ballare?” Perché può fare un po’ il cazzo che le pare, per esempio, non mi pare che tu sia venuto a sentire Biagio Antonacci.
“Ma perché balla così?” Il così è riferito al fatto che la nostra eroina sembra una stripper tarantolata molto sexy ma, di nuovo, non mi sembra che tu sia venuto al concerto dei Beady Eye.
“Ma perché canta così?” Stavolta il genio del male si riferisce al modo particolare di cantare di FKA Twigs, questa specie di falsetto perenne alternato a gorgheggi che non so spiegare perché altrimenti starei scrivendo questo pezzo su Rumore e non sul mio blog, e allora un dubbio sorge spontaneo: spendete davvero ventisette euro di biglietto per andare a sentire un’artista che non avete mai ascoltato prima? Ma il disco lo hai ascoltato almeno mezza volta o lo spacciatore non aveva il resto e quindi ti ha regalato il biglietto del concerto? Non mi sembra che all’ultimo minuto abbiano cambiato l’headliner della serata e allora dici oh cazzo, che sospresa, ma questa chi è. Ma vai al concerto di Bianca Atzei e lasciami in pace.
E adesso giusto qualche consiglio per far sì che le persone come me possano godersi i concerti in santa pace senza dover girare con il Tavor nella borsa:
– un selfie è ok, due selfie sono ok, tre selfie sono ok, viva i sefie, ci facciamo tutti i selfie, MA CINQUANTAQUATTRO SELFIE DI FILA NO. Tanto hai sempre la stessa espressione da zoccola intellettuale, sempre la stessa bocca a culo di gallina, sempre lo stesso rossetto sui denti. E poi scusa ma se io mi voglio scaccolare? Se voglio ficcarmi le dita negli occhi? Se voglio tenere la bocca aperta per venti minuti come se stessi giocando con un pene invisibile? Perché devi violare così la mia privacy rendendomi sfondo della tua cazzo di selfie? Ma vai in bagno davanti allo specchio e non rompermi i coglioni.
– Non si fuma all’interno del locale: non me ne frega niente se, come si dice a Roma, “te stai a fumà sotto”, aspetti che il concerto finisca ed esci. Non durerà tre giorni e mezzo, non siamo in un bunker antiatomico di quelli che si vedono in Smallville dai quali uscire è complicatissimo. Puoi evitare di fumare per quell’ora e mezzo di concerto, anche perché se invece fumi dentro e tieni la sigaretta bassa perché comunque sei di base un senza palle e quindi hai paura che ti caccino vuol dire che la tieni a un centimetro da me, non darmi della stronza dunque se io ti dico “se mi cicchi addosso ti spacco la faccia”, devi solo incartarla e portarla a casa.
– Godetevi il concerto: e lo dico io che passo la metà del tempo se non di più con il telefono in mano tra foto, video, note vocali alle amiche, tweet, messaggi su whatsapp, messaggi su telegram. Va bene, siamo tutti drogati di social, ma TENETE QUEL CELLULARE BASSO. Basta UNA foto, DUE se la prima è venuta male. Non farete mai lo scatto della vita perché le luci saranno sempre una merda, l’arstista si muoverà e voi non siete Steve Mc Curry. Volete dire su instagram che siete a un super concerto? Scattate, pubblicate, sfrangiatevi dal cazzo. Non potete tenere in alto il telefono per quaranta minuti registrando tutto per poi metterlo su youtube e fare 4 visualizzazioni per sbaglio. Chi non è venuto sta bene dove sta, se gli organizzatori avessero voluto far assistere tutti al concerto lo avrebbero mandato in streaming. Quelle braccia perennemente in aria giuro che ve le stacco e ve ce meno.
– Se i vostri bollent spiriti sono troppo bollenti venite con il ghiaccio nelle mutande: FKA Twigs fa oggettivamente della musica che ti fa venire una grandissima voglia di scopare, io l’ho messa dritta dritta nella playlist fare roba appena l’ho ascoltata la prima volta. Ma se, per cortesia, poteste evitare di limonare con tanto di bava di bulldog che cola ai lati della vostra bocca, di ficcarvi a vicenda le mani nelle mutande, di prendervi con foga per i capelli e farmi ascoltare quel “pch smuack frrr rifrullo” sarei molto più felice. Prendetevi una camera e scaricatevi spotify.
– Chi vi obbliga a uscire? Non lo sapete che stare in casa is the new vita sociale? Perché spendere soldi ed energie per passare il tempo a lamentarvi? Vi hanno obbligato? Vi ha minacciato l’Isis? Avete bisogno di like? Statevene sul divano a parlare con Barbara D’Urso alla tv. (Ma se provate a rovinarmi il mio sacrosanto diritto di stare in casa io vengo lì e stacco la connessione internet).
Alla fine comunque ce l’ho fatta, sono tornata senza aver picchiato nessuno, ho fissato in vuoto eclissandomi per tutto il tragitto Fabrique-casa. Sono stata felice di aver visto un bel concerto. E FKA Twigs dal vivo è una bomba, se mi muovessi come si muove lei probabilmente avrei anche io il mio Robert Pattinson personale. Ma ho ancora mezza domenica per studiare le sue movenze con attenzione, fare le prove davanti allo specchio, andare a casa sua, sculettargli davanti, strusciarmi tutta sulle sue gambe e poi zompargli addosso fino a ricevere questa faccia come risposta: