Magazine Maternità
Quando sei piccolo l'estate ti sembra la stagione più bella dell'anno. Il resto dell'anno lo passi a fare il conto alla rovescia su quanto manca al suo arrivo, perché in fondo a quell'età estate è sinonimo di libertà, dalla scuola, dai compiti, dalla routine, dai vestiti pesanti...
Ora per me estate è sinonimo di "uff, ma quando finisce?"
Perché stai a casa, sudi come un porco, frughi nel frigo in cerca di un'ispirazione circa cosa propinare alla pupa per pranzo senza dover accendere i fornelli, quasi vomiti nel maneggiare polli crudi che non hai mai imparato a tagliare come si deve, ma tanto lei non mangerà che qualche cracker con stracchino, e anche tu, o in alternativa due acini d'uva, un succo di frutta ACE con la cannuccia e, forse, un uovo alla coques... no la devo capire questa passione improvvisa della pupa per l'uovo alla coques (che a me continua a venire fuori più sodo che alla coques) dopo che per un anno mi ha schifato l'uovo in qualsiasi veste io glie lo presentassi. Ma va be'.
Il nido intanto mi sembra esser stato un miraggio di ricordi lontani forse solo immaginati.
Partendo per le vacanze subito a ridosso della sua chiusura non ho fatto in tempo ad abituarmi all'eventualità di non poterne disporre. Al ritorno la cruda, dura realtà: due mesi di fila a gestirmi infinite giornate bollenti con la pupa insofferente, pomeriggi brevi di nanne iniziate tardi e finite tardissimo, tappata in casa ad aspettare temperature più consone a poter riaprire le imposte della cucina senza rischiare un collasso, mentre lei dorme cullata dal ronzio del nostro formidabile condizionatore d'epoca, raccattato con gran lungimiranza al mercatino dell'usato, che, devo dire ci sta risolvendo non poche notti di afa e calor...
Però questo ritiro forzato con Mimi priva di sostegno logistico esterno, supporto parentale, conforto spirituale di amici latitanti impegnati a "svernare" lontani dalla città, il web più o meno deserto, mi hanno permesso di approfondire le mie competenze in fatto di convivenza con pupa, che oramai si è consolidato quasi in una simbiosi, per cui credo che questa estate la ricorderò soprattutto così: le mie strategie di sopravvivenza di un'estate in città con lei.
- Mare. Ci son state le andate al mare mattutine: davvero, non so chi me lo facesse fare, ogni volta finiva in pianto, io incazzata, guidare sotto il sole meridiano in un'auto incandescente (per inciso, siamo riusciti a procurarci un'auto più obsoleta di quella che avevamo prima, ma siccome a caval donato non si guarda in bocca, e soprattutto non si sputa, posso dire che è stato proprio un gran bell'affare, per non dire una gran bella botta di culo il fatto che il tizio che ce l'ha mollata fosse stufo di tenersela parcheggiata sotto casa, così, insomma, sì: abbiamo pagato più l'autoradio che la macchina, fine dell'inciso), lei che snocciolava i più fantasiosi capricci del caso, prima di cadere in catalessi in prossimità della città, cosa che mi avrebbe pur fatto comodo se immancabilmente i miei tentativi di traslarla dal seggiolino al letto senza che lei si svegliasse non fossero stati frustrati da tempestivi e drammatici risvegli, ancora accompagnati da pianti furiosi e più o meno immotivati, che solo dopo molto tempo riuscivo a sedare. Del resto il sonnellino pomeridiano dopo questo abbozzo di sonno comatoso da macchina andava a farsi puntualmente fottere, e il resto del pomeriggio finiva peggio di quanto non fosse iniziato, con la conseguenza che ben presto le mie volenterose incursioni marine si sono drasticamente diradate, e infine azzerate, in attesa di tempi un po' più freschi.
Ci sono gli aspetti positivi del passare il periodo di Ferragosto a casa: non trovi traffico per strada e soprattutto i supermercati non proprio deserti ma quasi. Diciamo che ci accontentiamo.
nel mio caso ci sono state non poche aggravanti, a render ancor più odioso questa lunga stasi estiva:
- il Ramadan. 'Cidenti a me e a quando non ho ascoltato le raccomandazioni della mia prof delle medie: "Ricordate: mai sposare un Musulmano". Averla presa sul serio all'epoca mi sarei risparmiata tanto sudore ai fornelli nelle uniche ore in cui, messa a letto pupa, mi sarei potuta svaccare anche io per terra, come Panzumen, che la sa lunga, e si sceglie il pavimento del bagno, evidentemente il più fresco della casa. E invece mettiti a soffriggere cipolla, a cuocere minestre con agnello e peperoncino alle tre del pomeriggio, a rimestare brodaglie per due ore, che così poi la cena è pronta per quando torna il Beduino con il suo compare, il così detto "ragazzo della macelleria" (ma a parte l'età effettiva che ha, sembra mi'zio) a rompere il digiuno, e anche un po' le palle alla sottoscritta, ché è abbastanza normale che quando passi l'intera giornata senza bere e senza mangiare, soprattutto se fanno 40°C, la sera ti girano e hai una spiccata tendenza a scassare i cabasisi al prossimo, ma non ho capito perché ci devo rimettere io che con Allah non ci voglio avere nulla a che fare, che se la vedano loro con il loro Dio a far quadrare i conti. La shorba è troppo asciutta, hai messo troppo piccante, troppo liquida, manca il prezzemolo, che c'entrano le patate? Troppa cipolla, ma hai fatto solo questo da mangiare? Hai messo su il té? L'acqua fresca è finita? Va be', ciao Hasuna, sai che c'è? Domani ho da fare, cucinatevi voi.
- Il vasino.Ok stavolta testa bassa, vado fino in fondo. Pipì o non pipì, ho una scorta di mutandine taglia 2-3 anni da far invidia a Intimissimi, e pure lavandone tre al giorno, co 'sto caldo, fanno presto ad asciugare. Ricorderò forse questa estate com l'estate del vadino, o, come dice lei "L'invasor":- Mimi cosa ci fa il vasino in camera mia?
- Mimi dove l'hai messo il vasino? Vallo a prendere su, che facciamo pipì.- Mamma, guadda: ho tovato l'invadò!
- Ah, il vasino sarebbe l'invasor? Quello della canzone?
- Tì: Una mattina, mi to' vvegliata...
In effetti, a parte l'assonanza tra le due parole che deve aver suggerito alla pupa l'equivoco, il vasino finisce per trovarsi sempre in luoghi che non gli competono, ed è per questo che in casa nostra è e rimarrà "l'invasor" di campo.
Dopo le prime due pipì andate a buon fine, pensavo che la cosa fosse ormai sotto controllo, e invece finiamo per trascorrere in compagnia dell'invasor circa un terzo della nostra giornata, con conseguenti esaurimenti nervosi miei. Si inizia con paziente incoraggiamento:
- Dai Mimi, ora ci mettiamo qua e facciamo tutta la pipì nel vasino, come Lia...
- Come Lia-e- il-tuo-vadino?
- Sì sì, proprio come Lia e il suo vasino. Mimi lascia stare Panzumen. Mimi siediti che non l'hai ancora fatta la pipì. Mimi alza il vestito che lo bagni. Mimiiiii, dove vaiiiii?
Per passare poi alle lusinghe:
- Dai Mimi, che se fai pipì, poi andiamo ai giardini. Dai, fai questa pipì che dopo ti dò il ghiacciolo. Fammi vedere come sei brava che fai pipì tutta da sola, io vado di là e tu quando hai fatto mi chiami.
Per finire con le minacce:
- Mimi che fai culo all'aria? Dov'è il vasino? Forza, vai a far pipì, guarda che se la fai ancora per terra stavolta mi arrabbio eh!
Lo so che non è bene arrabbiarsi per questa cosa, ma le mezz'ore passate ad aspettare la fantomatica pipì che non arriva, per poi dover asciugare laghi di piscio sulle scale di casa o sotto al cesto dei panni sporchi mi snervano.
- Giardini. La sera andiamo in genere ai giardini, ci sono le amichette di Mimi del nido e quelle dei giardini appunto che son rimaste in città perché hanno avuto di recente neonati fratellini e sorelline. Ci sono le mamme che ci siamo pure scambiate i numeri di telefono, e anche se per me questa è una cosa nuova e un po' strana, devo dire che non mi dispiace scoprire un poco di solidarietà maternale, scambiarsi consigli e strategie su sonno e pianto, parlare anche di vasino, sì, visto che per me questo è al momento un argomento molto "scottante", e vedere Mimi fare la selvaggia aggirandosi per il parco in mutande dietro all'amichetta di poco più grande, bagnarsi da capo a piedi con la fontanella dell'acqua, studiata da accorti architetti per ottenere risultati ottimali in un giardino frequentato da infanti, col suo design da pompa campestre che stuzzica di molto le fantasie ludiche di due duenni; vederla affacciarsi incuriosita e affascinata alla carrozzina dove dorme "la to'ellina di Maua" e vederle tirare fuori quella tenerezza che disperavo avrebbe mai manifestato nei confronti di bimbi più piccoli, a giudicare dal trattamento da lei riservato ai suoi sfortunati bambolotti, ripetutamente sbatacchiati e defenestrati dal parapetto del lettino...
In somma: tutto questo è stato, ed è ancora, la nostra estate.
L'estate con la sua insostenibile leggerezza.
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