L’incubo per la Grecia è incominciato nel 2010. Subito dopo le elezioni, il premier eletto George Papandreou, dichiara pubblicamente che il paese è sull’orlo della bancarotta. Il malgoverno e le politiche economiche scellerate del precedente governo di destra del partito Neo Dimokratia (alla ribalta per aver truccato i conti per poter entrare nell’Unione Europea), unita a vent’anni di sprechi e di assunzioni clienterali nel comparto pubblico (in cui ha avuto un ruolo rilevante anche il Pasok, il partito socialista greco), hanno portato il paese sull’orlo del precipizio.
Nonostante riforme lacrime&sangue e nonostante le tranche di aiuti economici dell’UE nel 2011 arriva anche il declassamento da parte delle agenzie di rating a “paese insolvente”, preludio della bancarotta.
Nel frattempo, come avvoltoi, ecco gli ispettori del FMI (Fondo monetario internazionale) che impongono misure draconiane al governo Papandreou. Tasse sugli immobili, tagli delle pernsioni, licenziamenti di dipendenti pubblici ecc ecc. Queste i provvedimenti imposti dal governo socialista sotto l’egida della cosidetta troika (FMI, BCE, UE). Purtroppo sembra non bastare…in diversi paesi europei (Germania, Finlandia e Slovacchia su tutti) l’opinione pubblica e’ largamente contraria a perpetuare con gli aiuti economici al paese ellenico. I dettami del FMI si fanno sempre più stringenti e la parola “default” negli ambienti economici non è più un tabù.
In tutto questo ci sono le sofferenze di una popolazione che all’improvviso vede la propria situazione precipitare. Gli effetti dell’entrata in Europa si stavano incominciando a sentire, il benessere economico incominciava a diffondersi. Il rischio bancarotta ha portato a un impoverimento di larga scala della classe media ellenica scatenando una vera e propria rivolta sociale. Ad Atene, la capitale, il 60% dei negozi ha chiuso. Quelli ancora aperti vendono la merce sottobanco, strozzati dalle imposte sempre più alte. E poi dipendenti pubblici lasciati per strada senza lavoro dopo anni di duri sacrifici. Uno scenario apocalittico insomma…paragonabile solo a quello dell’Argentina del 2001. Uno scenario che fa venire i brividi.
Le colpe dei greci, o meglio, dei loro governi corrotti sono evidenti. Ma non per questo si può abbandonare il paese al proprio destino. Penso che l’Unione Europea, prima che “qualcosa di politico”, sia “qualcosa di ideale”. Ci siamo uniti per diventare più forti, per contare di più e per proteggerci a vicenda. Bene questa è la “prova del 9″. Salvare la Grecia dalla bancarotta, oltreché proteggere l’Europa e l’Euro da una pericolosa sbandata finanziaria, è insito nell’idea stessa di Europa. Abbandonare i greci significa abbandonare qualcuno di noi. E’ moralmente inaccettabile dopo che abbiamo creato istituzioni e frontiere comuni, una moneta unica e migliaia di altre cose, lavarsene le mani.
Oltre alla motivazione sentimentale ce ne è anche una pratica. Lasciare crollare la Grecia sarebbe un segnale di debolezza ENORME dato ai mercati. E successivamente rischieremmo delle Grecie peggiori e più difficili da gestire: Italia e Spagna.
Per tutte queste ragioni penso che i vertici dell’UE, della BCE e i governi nazionali debbano continuare a sostenere economicamente la Grecia e a supportare in modo forte e convinto l’azione politica del suo coraggiosissimo premier George Papandreou…anche di fronte l’ennesimo ostacolo: il referendum sugli aiuti (e di conseguenza sulle riforme), che ha dovuto indire per chiedere al proprio popolo, stremato dalla crisi, un mandato per continuare. Solo con un’Europa unita dietro di lui il governo greco vincerà il referendum…e salverà la Grecia e l’Unione stessa da una catastrofe finanziaria.
Sorella Grecia…non mollare!
Nico