Ciclicamente accade che sotto i riflettori dei media e dei social network si ripresentino i più acerrimi nemici delle mamme apprensive e dei teorici del complotto: i vaccini.
Questo tema, forse come pochi altri, ogni qualvolta torni alla ribalta genera infiniti dibattiti che vedono schierati da una parte gli strenui difensori di questa pratica e sull’altro fronte coloro i quali proprio non ne vogliono sapere.
Le varie tesi che vengono portate a suffragio della propria convinzione in merito, soprattutto quelle che che mirano ad affossare la pratica vaccinale (non me ne vogliano le mamme apprensive e i teorici del complotto), sono in molti casi prive di qualsiasi fondamento scientifico, mettendo in luce come molte persone non abbiano un’idea chiara di cosa sia un vaccino, o non siano al corrente dei progressi che sono stati fatti in questo ambito.

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Come agisce un vaccino?
Per comprendere come agisca un vaccino occorre innanzi tutto possedere un’idea generale di come funzioni il nostro sistema immunitario.
Quando il nostro corpo viene invaso da un batterio (o da un virus) che non aveva mai visto prima, esso deve innanzitutto cosa identificare questo organismo come estraneo e quindi potenzialmente pericoloso. Questo procedimento è mediato da una prima linea di difesa che consiste nell’immunità innata; quando essa riconosce il microrganismo come estraneo attiva i linfociti che producono gli anticorpi diretti contro quello specifico bersaglio. Siccome però il nostro corpo non aveva mai visto quel microrganismo impiegherà del tempo a costruirsi questo esercito di anticorpi e in questo tempo il microrganismo potrà scorrazzare libero e provocare danni.
Se l’agente patogeno in questione è il virus dell’influenza e il soggetto infettato è sano non ci saranno problemi: avrà i sintomi dell’influenza mentre l’organismo prepara gli anticorpi e guarirà quando questi saranno a sufficienza per sconfiggere l’infezione. Tuttavia se invece che con l’influenza avessimo a che fare con l’agente eziologico del tifo o della poliomielite la situazione non sarebbe così tranquilla, poiché i danni provocati da questi organismi, nel tempo in cui gli anticorpi vengono prodotti, potrebbero essere irreversibili; il microrganismo potrebbe inoltre diventare troppo “forte” e non poter più essere sconfitto.
Il vaccino si inserisce in questa situazione agendo come un identikit dell’agente patogeno in modo che il nostro corpo prepari preventivamente gli anticorpi e quindi, nel caso di un’infezione da parte del microrganismo per cui siamo stati vaccinati, questi si mobilitino molto più velocemente sconfiggendo il “nemico” prima che questo possa provocare danni.
Quali conseguenze nel non vaccinarsi?
Facendo un’analisi approssimativa ed incompleta si potrebbe commettere la leggerezza di affidare alle vaccinazioni la sola funzione di prevenire l’insorgenza di patologie potenzialmente gravi o letali. Questa è comunque una funzione importante perché esclude pure le possibili complicazioni, spesso letali, che possono insorgere a seguito di malattie apparentemente banali come il morbillo. Tuttavia il loro ruolo non si limita a ciò, ma assume anche una valenza sociale, potendo essi portare all’eradicazione totale di queste malattie (come nel caso del vaiolo), con un conseguente risparmio in spese sanitarie incalcolabile per la collettività.
Un’ulteriore effetto macroscopico dei vaccini si esplica nella creazione di quella che prende il nome di immunità di gregge. Immaginiamoci dieci persone in una stanza, se tutte fossero vaccinate per una data malattia ovviamente nessuno di questi individui potrebbe ammalarsi; a questo punto, con un ulteriore sforzo di immaginazione, ammettiamo che di queste dieci persone, una non possa vaccinarsi (caso di un neonato ancora troppo piccolo, o di una persona immunodepressa). Cosa accade? Accade che difficilmente costui contrarrà la malattia poiché gli altri nove sono vaccinati e dunque nessuno di questi potrà ammalarsi e trasmettergli la patologia. Se però altre due, tre persone non si vaccinano per capriccio, è intuitivo che le probabilità di ammalarsi per lo sfortunato che non può affrontare la vaccinazione, ma anche per quelli che non hanno voluto, aumentano.
Una prova di ciò sono i casi di bambini morti nell’ultimo periodo di pertosse, una patologia di cui ci si era quasi dimenticati. Il calo di vaccinazioni contro il batterio che la provoca, il Bordetella Pertussis, ha portato ad un calo dell’immunità di gregge e si stanno vedendo solamente ora gli effetti drammatici attribuibili a questo fatto.
Quali rischi si corrono nel vaccinarsi?
Il rischio peggiore che si corre vaccinandosi è quello di contrarre la patologia per cui si viene vaccinati. Questa complicanza può verificarsi per una riattivazione dell’agente patogeno che, in alcuni vaccini, è iniettato inattivato per generare l’immunizzazione. Tale rischio tuttavia si è ridotto notevolmente con le recenti tecniche di preparazione sviluppate e si aggira intorno a probabilità di uno su diverse centinaia di migliaia; di conseguenza è comunque più probabile contrarre la malattia per cause naturali che a causa di una vaccinazione.
Di frequente accade poi che le vaccinazioni siano accostate all’autismo, è giunto il momento di sfatare questo mito: non esiste alcuna prova scientifica che confermi questa associazione. Gli studi che tentarono di dimostrare ciò si rivelarono privi di fondamento scientifico e il loro promotore è stato condannato nel 2010 per “quattro episodi di disonestà e 12 episodi di abuso su bambini mentalmente disagiati”, con conseguente radiazione dal Medical Register britannico.
Alla luce di tutto ciò mi rivolgo a voi mamme apprensive e teorici del complotto: vaccinatevi e fate vaccinare i vostri cari, non solo per il vostro bene, ma della comunità intera.
