di Mikkelj Tzoroddu
Abbiamo appreso da una scorreria
sul web, come il signor Mario Galasso, che pare molto addentro alle “cose
sottomarine”, riferisca d’aver notato anni addietro, a duecento metri dalla
riva, di fronte all’insediamento nuragico di Sant’Imbenia, nella Baia di Porto
Conte, delle strutture circolari alte qualche decina di centimetri, poste ad
una profondità di m. 2,5, che gli fecero pensare ad abitati nuragici (egli li
chiama capanne nuragiche). Prendiamo atto
(con ritardo per nostra colpa) della segnalazione, che il Galasso dice essere
stata inoltrata inutilmente alla sott’intendenza di Sassari, e noi commentiamo:
povero signor Galasso, non sapeva che a dirigere quell’ufficio, pagata, ebbene sì,
anche con il suo danaro, era apaticamente stanziata la sviscerata amante dei
Ciprioti, altrimenti nota come Nostra Signora della Soprintendenza? Ma noi,
facciamo subito nostra la notizia che riteniamo carica di conseguenze per il
prosieguo della riscrittura della davvero vetusta storia del Continente
Sardegna. Acquisiamo pertanto il dato del Galasso circoscritto, così come
rilasciato, dai semplici dati esplicitati, però sufficienti a permetterci di
affermare che: in tal caso circa nel 750 a.C., quelle strutture si trovavano
allo stesso livello del mare.
Orbene, siccome il saggio uomo
non costruisce nulla al livello del mare, evidentemente esso, all’atto della
“posa della prima pietra”, si trovava distante da quel punto. E, siccome il
Nurake è una struttura destinata a rimanere in eterno (da quel poco che abbiamo
potuto capire dei Nurakes) il mare, in quella circostanza d’inizio costruzione,
doveva trovarsi non semplicemente distante, ma molto distante. Ora, essendo la
percezione della risalita del mare (secondo il nostro parere) molto ben
presente a qualsiasi cultura umana marinara dall’Ultimo Massimo Glaciale in qua,
ed in particolare negli ultimi quindicimila anni (e, aggiungiamo, soprattutto
per tutta quella terra emersa che definimmo Sardegna Paleolitica nella sua sì
variegata manifestazione geomorfica), era evinte ai Sardiani, che il Nurake
dovesse costruirsi molto lontano dal mare, anzi e meglio, dovesse essere
costruito in un luogo che risultasse molto in alto rispetto al livello del
mare. E, quale poteva essere una altezza di sicurezza? Secondo un parere che abbiamo
elaborato fin dalla prima occasione in cui ponemmo in essere queste
elucubrazioni, non può essere meno di sette-otto metri, meglio se dieci! Consideriamo
però, come ciascun sito abbia le sue peculiarità e questa non può considerarsi
pertanto una regola generale.
Bene, se prendiamo il luogo
nominato dal Galasso e guardiamo (sulla carta nautica) verso il mare aperto, ci
accorgiamo che a circa un miglio marino (m. 1852) trovasi l’inizio del limite
di profondità proprio dei dieci metri, il che significa (a nostro parere) che
del complesso che fa capo al Nurake di Sant’Imbenia, fu iniziata la costruzione
prima di 4500 anni fa. Ma, quanto prima? Beh, noi crediamo che, per la Baia di
Porto Conte, una altezza sul livello del mare di assoluta sicurezza, per quei
tempi, dovesse essere rappresentata dai venti metri. E, sì, il limite di tale
profondità trovasi a circa 1,5 miglia marine cioè a circa m. 2778 dal punto
indicato dall’ormai nostro signor Galasso. Ed, in tale corrispondenza, in
termini temporali, siamo andati indietro di circa 7000 anni dall’oggi. Quindi,
l’inizio della costruzione dela struttura che fa capo al Nurake di
Sant’Imbenia, può essere avvenuta anche settemila anni fa. Con buona pace delle
asfittiche intellettualità che sono ancora ferme all’adorazione dei 3500 anni
fa, senza aver mai, assolutamente, effettuato una pur minima ricerca per
verificare e confermare tale data: essa fu rilasciata dall’obnubilato sapere di
qualcuno e fu semplicemente fatta propria da tutta quella congerie di nanetti
che stettero per decenni, ma ancora sono, accovacciati ed imploranti sotto il
tavolo, a nutrirsi delle poche briciole di cultura che il caso fa loro cadere
addosso. Si tenga presente che nel contributo scritto per questo blog nell’ottobre
2011 abbiamo scritto, suscitando il più negligente disinteresse (chiediamo
venia per il voluto pleonasmo), essere nostra opinione (che ci deriva da una
precisa elucubrazione su alcuni dati molto più circostanziati di questi buttati
giù in un attimo senza prenderci nessun tempo, se non per dare un’occhiata qua
e là) che la datazione del primo Nurake
dovesse essere posta prima di ottomila anni fa, il quale dato si avvicina,
guardate un po’, a quello testé scoperto!
Ergo, il momento in cui gli incapaci immaginano di far arrivare qualche straccione da qualsiasi dove (intorno al 1000 a.C.), proprio nella progredita città nuragica di Sant’Imbenia, quel popolo Sardiano, Grande Maestro Dell’Architettura, era ivi stanziato da moltissimi secoli, forse anche quaranta!
Caro ed attento lettore, considera un po’ se questo dato (che crediamo posto molto vicino alla realtà, il quale siamo disposti a discutere (magari fosse) con chicchessia) possa ancora permettere, a quei taluni, che tu profumatamente paghi perché ti diano onesta contezza di un lavoro intelligente, ben impostato, scientificamente condotto, senza badare a soddisfare nepotismi mentali, di raccontare amenità, dannose per te e per la riscrittura della storia della tua isola, ma certo utili a puntellare i loro ormai traballanti scranni.