Qualche sera fa, facendo zapping in Tv, capito su un canale che trasmette un film. Il film è Zorro. C’è un primo piano di Zorro, col cappello, la mascherina nera e tutto quel che sappiamo. Ma si capisce subito che Zorro è Banderas. Così, mentre me ne sto svaccato sul divano che mi sbafo un ghiacciolo al limone con lo stecco alla liquirizia, esclamo: “Ma si capisce che è Banderas!” Quel che voglio dire è che se Banderas recita la parte di Don Diego De La Vega, tutti quelli che nel film conoscono Don Diego De La Vega non devono fare troppa fatica per capire che l’uomo col cappello, la mascherina nera e tutto quel che sappiamo è Don Diego De La Vega che si è messo il cappello, la mascherina nera e tutto quel che sappiamo, e quindi anche lo spettatore non dovrebbe fare troppa fatica per capire che Don Diego De La Vega è Banderas, e in effetti lo spettatore non fa alcuna fatica, ma fa finta di niente e finge di non saperlo. Al che la mia compagna, che si sbafa anche lei un ghiacciolo al limone con lo stecco alla liquirizia, mi fa: “Certo, ma c’è il patto di sospensione dell’incredulità”. “Giusto”, dico io. “Ma è un patto un po’ scemo. Prendi per esempio Superman. Stringi stringi, Superman è Clark Kent senza gli occhiali. Cioè, Clark Kent, quando diventa Superman, non si prende nemmeno la briga di mettersi una maschera sul viso, a lui basta togliersi gli occhiali e tutti i suoi conoscenti stanno lì come dei cretini a chiedersi: ‘Ma chi sarà mai questo Superman?’” Lei mi guarda in tralice e mi fa: “Ragionando così non esisterebbe neppure la letteratura”. Ha ragione lei, lo so. Allora, addentando lo stecco di liquirizia, mi metto un po’ a riflettere. E penso che, quanto a me, soffro di incredulità congenita, e ciò nonostante mi piace leggere i libri e guardare i film. La mia incredulità riguarda il mondo sensibile, i rapporti sociali, le religioni, eccetera. Ho pensato che è bello però fare finta di non sapere che Zorro è Don Diego De La Vega, e che Don Diego De La Vega è Banderas, e che Superman è Clark Kent, e che Clark Kent per quelli della mia generazione è Christopher Reeve, e via di questo passo. È bello sospendere l’incredulità, uscire la mattina di casa, per esempio, fare due passi nel mondo, incontrare le persone e credere alle loro maschere.
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