di Giuseppe Nativo. Siciliano di Scicli (Ragusa), con Dna parzialmente pugliese di Bitonto, verve letteraria sicula, caratterizzata da una genuina timidezza, magistralmente riversata nei suoi racconti bagnati da mare saraceno e colti in un’atmosfera di dolce noir all’ombra del barocco. Una doppia anima, verrebbe da dire, con un piede al di qua e l’altro al di là del Faro. Personalità poliedrica e versatile dalle mille “divagazioni artistiche” (dalla pittura alla letteratura classica greca, dalla musica jazz alla scrittura), come ironicamente ama definirle malcelando un sorrisetto appena abbozzato sotto i suoi sornioni baffetti, accompagnate anche da un sano aperitivo al bar del paese. Fermamente legato al suo assolato borgo ubicato più a sud di Tunisi, nella sua vita privata svolge l’attività, paziente e silenziosa, di studente in Giurisprudenza mentre in quella pubblica si fa apprezzare come scrittore. Parola d’ordine: pubblicare romanzi e diffondere attraverso i suoi blog racconti brevi.
Tutto ciò risponde al nome di Gaetano Celestre che, a fine 2011, giunge alla sua seconda esperienza in campo narrativo con il libro “Il giallo e l’azzurro” (MJM Editore, Milano, novembre 2011, pp. 104) recentemente presentato nel cuore del quartiere barocco di Modica (Ragusa).
“Un giallo, forse non il più classico dei gialli, comunque contenente tutti i suoi elementi essenziali. Di sicuro c’è un detective che indaga, magari è un po’ sgangherato, come lo è il caso stesso, in fondo”. Così si legge in quarta di copertina. L’architettura narrativa ha inizio, in un’afosissima e giallissima giornata siciliana, con la scomparsa dei gatti della rustica e sgraziata signora Callà. Piero Menardo, nullafacente convinto di avere un futuro nel campo delle investigazioni private, cerca di indagare sulla sparizione dei gatti. L’indagine si incrocia con un efferato omicidio etichettato come mafioso ma che invece non lo è. Una vicenda dai tratti surreali e talora grotteschi immersi nella quotidiana realtà di un sicilianissimo borgo tra la tipica ipocrisia cittadina e la cinica e spietata cronaca forestiera. Questa, in estrema sintesi, la trama del libro che si legge tutto d’un fiato.
Celestre ha già incassato consensi nel campo della critica aggiudicandosi il “Premio speciale città di Palermo 2011”, per la categoria scrittori under 35, con il racconto breve “Il nono cavaliere”.
E proprio in questi giorni giunge notizia di una ulteriore sua affermazione: l’esito positivo per la sua partecipazione ad un premio letterario.
La Commissione Regionale del Premio Letterario Rai “La Giara”, a conclusione dei lavori di valutazione dei testi inediti in concorso, ha scelto, per la partecipazione alla selezione nazionale, un romanzo che porta la firma di Gaetano Celestre.
Si tratta di un concorso letterario lanciato dalla Rai allo scopo di individuare nuovi talenti creativi anche al di fuori delle sedi e dei circuiti istituzionali. La prima selezione delle opere inedite avviene a livello locale, a cura delle Sedi regionali Rai. L’iniziativa, infatti, ha visto impegnate tutte le sedi regionali della Rai, attraverso le quali è stata effettuata la prima raccolta e selezione delle opere. Ed è proprio dalla sede regionale Rai che prossimamente si terrà una diretta televisiva con la presenza di Gaetano Celestre nell’ambito della nota trasmissione “I Fatti Vostri” in onda per giovedì 19 aprile.
Che cosa spinge l’autore a scrivere?
Il Caso, il Fato, un buon pasto elegantemente annaffiato da un vino profumato, una nuotata al largo; tutto quello che è insondabilmente legato al mio destino personale, al destino dell’autore generico credo. In altre parole, non potrei mai non scrivere. Si può forse non sbattere le palpebre o evitare l’esecuzione involontaria di un incontrollabile riflesso. In effetti, nello scrivere c’è una percentuale di volontarietà non trascurabile. Eppure ci sono cose che si fanno, si sente il dovere di farle, senza capacitarsi del preciso perché. Come fotografare il Colosseo a Roma, pur sapendo che sono facilmente rinvenibili moltitudini impressionanti di immagini dello stesso, in qualità migliore rispetto quella resa dalla nostra macchina fotografica. D’altro canto non sottovaluto la componente d’impegno sociale di tale auto-costrizione, ma – per restare sempre sul piano della “coscienza” – ritengo più importante la continua esigenza di “conoscenza”. Si scrive e si legge, per conoscere, se stessi, gli altri, il mondo. Condivisibile è anche Adolfo Bioy Casares quando scrive: “la ragione di questo bisogno di scrivere potrebbe essere il nervosismo”.
Presentare un libro significa instaurare un legame più diretto e forte con i lettori. Qual è il filo conduttore che lega i lettori all’autore?
Penso che il nesso sia da ricercare proprio in ciò che dicevo poco fa. Il “lettore” cerca qualcosa, tanto quanto lo “scrittore”, è una continua indagine, un’eterna investigazione. Nei miei scritti lascio spesso degli ideali spazi vuoti, perché il lettore possa riempirli, anche meglio di come farei io stesso. Dunque si tratta di un rapporto di amicizia, intima amicizia, come quella che si stabilisce al bar quando si offre un caffè. Forse ho scelto l’esempio più sbagliato, in questi “giorni elettorali”.
Il filone “giallo” caratterizza in qualche modo entrambi i tuoi due romanzi (“Bagni Achei”, 2009; “Il giallo e l’azzurro”, 2011). Tale genere riscuote ancora successo presso i lettori o è cambiato qualcosa in questi ultimi anni?
Probabilmente il noir è un genere perpetuo, eterno ed infinito. Rappresenta metaforicamente l’istanza di ricerca personale, la sete di conoscenza. Si dice che il primo “giallo” della storia letteraria sia stata la Bibbia: inizia con un furto, causato proprio dal bisogno di sapere. E quando sembra che lo scritto divenga più noioso, ecco che nel plot interviene persino un omicidio/deicidio. Le indagini sono tutt’ora in corso, eppure il colpevole è sotto gli occhi del tutto, come la lettera rubata di Poe. Spesso il lettore subisce il noir, senza neanche rendersene conto. C’è sempre un enigma, dietro ogni trama. Addirittura c’è investigazione anche in assenza di trama, come nei romanzi psicologici, dove la ricerca è più esasperatamente incentrata sull’Io. Che poi, spesso, il noir sia solo una scusa per parlar d’altro, questa è un’altra storia.
Autore, voce narrante, protagonista. Esiste una forte relazione tra questi nei tuoi romanzi?
Nel mio primo libro, Bagni Achei, un litigio tra personaggio narrato e narratore causa due differenti punti di vista della narrazione. In Il Giallo e l’Azzurro è invece il narratore a prendere il sopravvento, sia sulla narrazione che sui personaggi. Avverto il lettore che non per forza il narratore deve coincidere con l’autore. In realtà, tutto questo problema, prescinde assolutamente dalla Verità dei Fatti, che a questo punto diviene inesistente al comprendere umano. Faccio un piccolo esempio:
I fatti narrati: La volta della Cappella Sistina è un capolavoro.
I differenti punti di vista:
Narratore: Papa Giulio II incaricò Michelangelo di affrescare la volta della Cappella Sistina.
Personaggio M.: “Sono uno scultore, e questo Papa vuole costringermi alla lordura dei colori.”
Personaggio G. : “Qui si fa come dico io, e se ritengo che il Buonarroti è più bravo come pittore, così deve essere.”
In altre parole, noi possiamo solo interpretare i fatti, anche abbastanza banalmente, come quando si dice che la Cappella Sistina è un capolavoro, ma in verità non conosciamo niente di certo.
Un libro è pieno di sapori, così come è pieno di odori e immagini, di emozioni e sensazioni. Qual è il microcosmo che vai a scandagliare?
Un vicolo angusto, dall’aria quasi piacevolmente irrespirabile, densa di odori mediterranei, capperi, carrubo, cous cous, frittura e pensieri.
Cosa si prova essere in Tv?
Credo ci si sente appiattiti… più fascinosamente, fino a qualche anno fa, addirittura ci si sarebbe sentiti in bianco e nero. A parte gli scherzi, è una grande emozione. Anche una sensazione nuova, che vi potrò raccontare solo dopo averla provata.
Qual è il romanzo con cui hai partecipato alla prima selezione del Premio Letterario Rai “La Giara”? Ci puoi dare un anticipo?
No, no, tutto a sorpresa.
Quali i tuoi progetti futuri?
Scrivere…e nuotare!
Featured image, Pirandello autore, tra le tante, della commedia La Giara, incontra Eduardo (1933).