I fiori, si sa, possono avere mille significati. Rose, gardenie, narcisi, orchidee hanno un’intrinseca capacità comunicativa che è frutto delle valenze che sono state attribuite loro nel corso dei secoli da poeti e scrittori. Infatti, da sempre, vengono donati per lanciare un messaggio preciso: possono essere sinonimo di amore, stima, trionfo, purezza, dolore e molto altro. Oggi purtroppo il linguaggio dei fiori si riempie di significati nuovi come sfruttamento, privazioni, abusi, violazione dei diritti sindacali, impatto devastante sulla salute dei lavoratori e delle lavoratrici, lavoro minorile, discriminazione nei confronti delle donne e inquinamento ambientale.
Dietro il banco del fioraio c’è un mercato importante. A livello mondiale 550 milioni di ettari sono destinati alle produzioni di piante e fiori, per un valore che raggiunge circa 25.000 milioni di euro e coinvolge circa 160.000 aziende (fonte: Istituto Nazionale Economia Agraria). In Europa il mercato dei fiori si sviluppa principalmente attraverso meccanismo della vendita tramite asta: i Centri olandesi di Aalsmeer, FloraHolland, Oost Nederland e Vleute fungono da centro di raccolta sia della produzione interna olandese che degli arrivi dei prodotti di importazione (provenienti da Paesi Comunitari e da Paesi Terzi), per poi divenire il principale strumento di distribuzione a livello europeo. Nel 2003 queste quattro aste hanno sviluppato una fatturato di 2.330 milioni di euro per quanto riguarda il solo settore dei fiori recisi. Quello della floricoltura è, infatti, un settore in continua evoluzione, all’interno del quale si registra una forte tendenza allo spostamento della produzione di massa di fiori freschi recisi verso Paesi con buone condizioni climatiche e basso costo della manodopera (fonte: www.fioriediritti.org). Per questo, un fiore, spesso può celare la storia di centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini che in Ecuador, Kenya, Colombia, Zimbabwe lavorano in condizioni inique. La commissione dei diritti umani in Kenya (KRCH), ad esempio, ha denunciato diverse irregolarità e abusi commessi sui lavoratori nel corso di ispezioni condotte in alcune aziende. La lista degli abusi è purtroppo lunghissima: licenziamenti arbitrari; utilizzo di braccianti occasionali senza alcun tipo di assistenza sanitaria, negata anche in casi di maternità; molestie sessuali verso le donne e negazione dell’assistenza sindacale (una libertà garantita solo sulla carta).
La produzione di fiori, soprattutto nei Paesi del Sud del Mondo, non ha solamente gravissime implicazioni sociali, ma ha anche un impatto ambientale elevato. Rende infatti necessarie ingenti quantità d’acqua e un massiccio ricorso a trattamenti chimici per difendere le piante da fitofagi e parassiti. I fertilizzanti utilizzati contaminano le acque superficiali e le falde acquifere, dalle quali dipende il rifornimento di acqua potabile delle popolazioni rurali. La gravità del danno è legata al fatto che si tratta di sostanze tossiche che, oltretutto, come dimostrato da numerosi studi, permangono nei pozzi per parecchi anni. La sovrabbondanza di nitrati e fosfati è inoltre responsabile dell’eutrofizzazione di fiumi, laghi ed estuari, provocando la cosiddetta “fioritura delle alghe”. Si tratta di un fenomeno estremamente negativo che provoca una diminuzione del contenuto d’ossigeno dell’acqua, che è causa della moria di diverse specie. In alcune zone in prossimità delle coste, infine, si assiste a un peggioramento della qualità dell’acqua per effetto della salinizzazione, con conseguente sterilizzazione dei suoli.
Opporsi a tutto questo è possibile, per questo motivo nasce il Movimento Fiori e Diritti che si propone di far conoscere ad un numero crescente di persone il problema e la soluzione, che passa chiaramente attraverso l’etichettatura del prodotto. Attualmente sono attive tre certificazioni, che intervengono su aspetti diversi: c’è la FLO Fair Labelling Organizations (www.faitrade.net), che certifica fiori provenienti dalle piantagioni del Sud del Mondo seguendo i principi del commercio equo e solidale. Vi sono poi FLP Fair Label Program e FFP (Fair Flowers Fair Plants), il più importante programma internazionale per la certificazione etica e sociale di fiori e piante. FFP è un progetto sviluppato dalle principali organizzazioni commerciali del settore, in collaborazione con le associazioni dei principali Paesi esportatori e da una rete di organizzazioni non governative di tutto il mondo, che si propone di promuovere la produzione sostenibile di fiori e piante, diminuendo l’impatto ambientale delle coltivazioni e stabilendo migliori condizioni sociali per i lavoratori. I capisaldi di questa certificazione sono da un lato una certificazione ambientale (tipo MPS A o equivalente) e dall’altro il rispetto dei requisiti del Codice Internazionale di Condotta redatto da un insieme di ONG e sindacati, che intende garantire il rispetto dei diritti umani (libertà di associazione, salari minimi garantiti, rispetto dell’orario di lavoro e non impiego di manodopera minorile) e delle norme di buona condotta come la sicurezza dei lavoratori, il rispetto dell’ambiente e il ridotto impiego di pesticidi. Questi due ultimi marchi possono essere applicati anche alle produzioni europee.
Per garantire diritti ad ogni latitudine, anche in Italia è stata attivata una certificazione dal nome Fiore Giusto, che certifica le produzioni italiane di fiori e piante. Fiore Giusto è un’associazione nata nel 2007 per iniziativa della Bottega Solidale – Movimento Fiori e Diritti, in associazione con il Distretto Floricolo del Ponente Ligure, CGIL, CISL, UIL e il Mercato dei Fiori di Sanremo, a cui ha immediatamente aderito l’ANCEF, l’associazione nazionale degli esportatori di fiori. Un sodalizio che si propone di sviluppare anche in Italia una certificazione sociale e ambientale che garantisca i consumatori rispetto alle condizioni di produzione dei fiori che acquistano. Sul sito www.fioregiusto.it è possibile visionare le linee guida del Codice Internazionale di Condotta per i Fiori recisi e lo standard Fiore Giusto. Trovare rivenditori di fiori certificati oggi non è facilissimo, però sul sito http://www.fairflowersfairplants.com è possibile effettuare una ricerca cliccando sulla voce “ricerca partecipanti”. É chiaro che la strada da percorrere è ancora molto lunga, speriamo che anche in questo caso l’informazione riesca a fare la differenza.
Autore: Sara Colombo