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Nel mentre in cui decido se chiudere o meno Sotto i fiori di lillà, mi sorge un dubbio. Sono appena tornata da un viaggio. L'associazione per cui lavoro mi ha inviato a seguire un corso intitolato "Internet per il fundraising" e, non ve lo nascondo, l'unione del web 2.0 con la raccolta fondi non è che mi ha appassionato. DI PIU'! Mi sono resa conto della marea multiforme di attività che si possono realizzare, di quanto effettivamente il web possa divertire, aggregare, essere utile. Mi sono scoperta sommersa di argomenti da approfondire, contenuti da ampliare, riflessioni da confutare... una valanga di input colorati e divertenti, tutti in un botto! Insomma: mi sento straripare di idee, gioia, vita e progetti. Come sempre! Direte voi. Sì, però ora c'è un problema: continuare o non continuare il blog? Sotto i fiori di lillà o.... ?Vedete. Il problema è serio. Non solo voglio fare carriera, in futuro. Ma voglio anche lavorare come libera professionista. E voglio anche iscrivermi a psicologia e assicurarmi una bella vecchiaia lontano dai problemi pensionistici. A questo si aggiunge il fatto che, per me, lavorare non è un problema o una "fatica". E' una cosa che mi piace, mi realizza e definisce. A ciò si aggiunge il "dramma": con le mani in mano, in attesa che qualcosa giri, non ci so stare. Divento idrofoba. Scalpito, strepito, strangolo un fazzoletto rovente di lacrime ed esasperazione. Rompo i maroni e divento una piaga, mi incupisco e mi incavolo per cavolate. Sintesi: vivo da cani. Come se fossi un cavallo da corsa rinchiuso in un acquario per un unico pesce rosso. E' da morì, come direbbero a Roma. Tutto questo si canalizza nella riflessione seguente: aprire un altro blog incentrato esclusivamente sui social media, social network, fundraising e non profit oppure proseguire con questo e dargli ancora una sterzata verso argomenti distanti chilometri dagli iniziali (con conseguenti ripercussioni su visite, followers e via dicendo)?
Non lo sapete, ma in queste settimane sto seguendo contemporaneamente quattro corsi di specializzazione. Me ne rendo conto: dovevo riposarmi. Dovevo lasciare da parte tante cose e riprendermi. Era quello che avevo detto, in effetti. Vi giuro: non sono una cazzara. E' che, come dicevo prima, bella tranquilla con quello che ho, non ci so stare. Non ancora. Sono troppo giovane per accontentarmi, per sentirmi "a posto". Non ho ancora 90 anni... e anche quando ne avrò 87 dirò a mio marito che vorrò prendermi un'altra laurea così, per tenere aggiornato il cervello.... (e lui mi porterà al sert a disintossicarmi, evidente). Però, tornando al discorso, dopo essermi goduta una settimana di nullafacenza social, ho pensato che stavo perdendo tempo. Mi sono anche detta che dovevo specializzarmi e tenermi aggiornata e che per svolgere il lavoro aggiuntivo del servizio civile dovevo affinare le mie competenze social. Sì, avete capito bene. Lavoro aggiuntivo.
Tra capo e collo mi è arrivata, infatti, la richiesta di aiuto per raccogliere fondi per la mia associazione, nata prima come una generica richiesta di sostegno nella promozione di un servizio su Twitter, sviluppata poi verso la fidelizzazione degli utenti sui social e sfociata quindi nell'urgente necessità di entrate in soldo tonante, causa crisi e tagli fondi. Serve che vi dica il pandemonio? Non serve neanche che specifichi che sto - ancora - lavorando gratis, as usual. Lo accetto, per ora, solo perché lo ritengo formazione. E' chiaro che non durerà per sempre. Né la gratuità, né la disponibilità al lavorare gratis, né al lavorare accampata quando c'è un computer libero.
Tutto ciò non ha mancato di causarmi problemi: inevitabile. Pace all'anima loro, dei problemi, intendo. L'esperienza della disoccupazione mi ha segnato profondamente e ora che ho un'opportunità - dopo due stramaledettissimi anni di delirio ansiolitico e paranoico - me la voglio giocare tutta. Tutto questo è ugualmente formativo. Sarebbe quasi da inserire nella sezione "Altro" del curriculum. :-) Ma la cosa importante e urgente da decidere rimane una: continuare questo blog o aprirne uno nuovo? Se ne aprissi uno nuovo, lo dedicherei interamente al laboratorio di social media, social network, fund raising, project management e attività per il non profit. Se continuassi qui dovrei fare un ulteriore lavoro di mescolo, straccio e pennello. Ovvero di modifica, pulizia e abbellimento.
Dicevo dei corsi. Nel bel mezzo di tutto questo ambaradàn di richieste e riflessioni, sono sbocciate anche delle idee e mi sono messa a scrivere dei progetti, che ho proposto e che sono stati accettati. Ma questi progetti hanno esplicitato la necessità di formazione... e,quindi, complice un buono Groupon, un regalo di mamma, un corso gratuito di Google e uno sovvenzionato dai miei boss, mi sono trovata a seguire formazione sul social media marketing, sui metodi di ricerca in Google, sulla creazione di applicazione per Iphone e Android e sul fundraising online. Tutto insieme appassionatamente. Dire che me li sogno di notte è dire poco, lo ammetto.
Nei corsi che sto seguendo, ho incontrato persone che mi hanno suscitato la massima stima e interesse goloso. In prima battuta, non posso non citare le organizzazioni non governative che sul web stanno realizzando dei lavori spaziali di raccolta fondi davvero vincente. Non avete idea di quanto un minimo di buon senso, delle ricerche di mercato fatte bene e una spruzzata di magico entusiasmo, amalgamato con delle strategie scientificamente provate, possano generare! Ci sono minuscole associazioni di volontariato che, dentro e fuori internet, si danno un vero gran da fare per stare sul territorio e, al tempo stesso realizzare attività di fundraising divertendo le persone. Avere degli obiettivi fa la differenza. Avere un controllo qualità fa la differenza. Avere una formazione permanente fa la differenza. Avere qualcuno capace di valorizzare le proprie risorse umane mettendole esattamente nei posti in cui possono rendere di più, fa la differenza. Avere un concetto evoluto del lavoro, maturo e lontano dai banchi dell'asilo nido, fa la differenza! E' possibile, inoltre! E' possibile raggiungere quelli che possono apparire sogni. Non avete idea di quanto potere ossigenante abbia avuto questo incontro! Mi ha spalancato gli occhi! E' possibile. Ditelo insieme a me: è possibile. Non vi sentite già meglio? Basta aver voglia di fare. Poi tutto - ma veramente tutto - si può realizzare.
Ho incontrato alcuni neolaureati o laureandi con una visione del futuro e della professione molto vicina alla mia; lavorano per darsi delle possibilità in un presente che è tutto fuorché semplice. Mi piacciono queste persone che lottano per il loro futuro. Lo trovo giusto. Anzi, l'unica via percorribile, se si vuole la vita. Non una bella vita o una vita agiata, ma proprio la Vita stessa. Mi trovo bene con i combattenti. Questi rari esemplari di coraggio e lungimiranza sono storie da ascoltare, da cui imparare e da tenere a mente come tesoro incontrato lungo la via. Mi nutro con questi incontri. Perché mi ricordano che è giusto lottare per la propria realizzazione e che è normale aver voglia di migliorare la propria posizione e cercare di realizzare i propri sogni non è blasfemo o infantile. E' una necessità biologica e umana che, se non ascoltata, è in grado di diventare cancerogena per l'anima tanto quanto il tabacco lo è per i polmoni. Per carità! problemi a "sbreghe balòn", come si suol dire in friulano. Però: vuoi mettere? Soprattutto è stato bello incontrare persone che non hanno dovuto puntualizzare: "Ma tu sei del nord!" con sottotitolo: sei diversa! Sì, sono del nord e sono diversa (sono una sostenitrice della diversità). Detto ciò, passiamo oltre, a cose più importanti.
Nessuno ti regala niente. Ogni giorno che passa me ne rendo conto sempre di più. Se si vuole raggiungere qualcosa, l'unica strada percorribile è quella che si staglia davanti a te, una volta alzato e messo in moto. Non c'è niente da fare. Bisogna correre, che tu sia gazzella o leone, se hai un sogno, alzati la mattina e vivi ogni attimo per arrivare a tagliare il traguardo. Grande o piccolo che sia. Questo mi stanno urlando questi giorni di vita intensa e questo mi sventola davanti la questione del blog. Quindi! Ipotizziamo che virerò su un'altra piattaforma (Wordpress), che cambierò blog: mi manca un nome. Un nome pregnante, immediato, creativo e memorizzabile. Un nome che mi definisca e che mi permetta un riconoscimento immediato nel vasto globo blogger (possibilmente non: rompic....). Avete dei suggerimenti? A me erano venute in mente delle ipotesi, ma messe insieme non mi convincono (e non le scrivo perché non vorrei che qualcuno me le rubasse, casomai le rivalutassi in positivo). Non sono adatte, per ora. Le mie idee sono lunghe e il mio cervello troppo incapace di giocare con le parole, creando sillogismi, neologismi, metafore, ossimori adatti a fare centro.... in Google e non solo. Non prendetemi per matta, ma a me certe sfide piacciono un sacco. E se comprassi un paio di cartelloni bianchi, qualche scatola di pennarelli e li appiccicassi in tutta casa per un brainstorming creativo come capita? Prima o poi una lavagna portatile me la compro. Forse, prima, mi dovrei decidere ad appuntarmi tutte le fantasie narrative sul paroliere nel taccuino.
Voi cosa fareste? Sotto i fiori di lillà o ....?