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di Costanza Bondi
Tra le iniziative proposte dal Comune di Perugia e dell’Accademia del Dónca per le festività natalizie 2012, la manifestazione di ieri pomeriggio si è svolta alla sala dei Notari, ospiti dello storico patron Sandro Allegrini.
Giampiero Mirabassi, affiancato dai “complici” affabulatori Giulio Bartolucci e Federica Nossini, ci ha proposto col grande umorismo che gli è proprio, intercalato da momenti riflessivi sull’avventura esistenziale umana, quella che lui stesso ha definito una coserella per passà ‘na bell’oretta tra amici. Il tutto accompagnato dalle dolci note della giovane arpista Rachele Spingola.
E quindi… sotto il vestito? Niente, avrebbero detto i fratelli Vanzina. A parte quel che ci ricopre…
Giampiero Mirabassi
l’uomo cerca di fare bella figura col sopra – ribatterebbe Mirabassi – mentre la donna si dà da fare per attrarre col sotto… Ma, appunto, sotto il vestito non tutto si può simulare, soprattutto se si ha il cosiddetto “groppo” o se si deve dimagrire. E il computer? Sotto il vestito, il computer è maschio o femmina? Maschile, dato che per usarlo devi… accenderlo! E poi si riempie di dati che gli immettono gli altri, quindi ancor più maschile, non godendo di intelligenza propria! Ma no, ribattono gli uomini: è femminile, il computer, perché appena sbagli fa come la moglie, non te ne passa una che sia una. In più, come ne entri in possesso, ti ritrovi a spendere un sacco di soldi per gli accessori! Ma lasciamo stare questa bieca psicologia – la peggior malattia del secolo – e i suoi miseri derivati: Freud? No, grazie, preferisco vivere!
Cominciando quindi dalla foglia di fico, passando per il chitone greco, le tuniche dei romani e tutto l’ambaradan che vi nascondevano sotto le loro donne (a iniziare dal prototipo del reggicalze), la scomparsa della biancheria intima che ricompare, ahimé o per fortuna, con l’Ordine della Giarrettiera, la crinolina del ‘700 che vietava le mutande… si arriva al 1867: storica data in cui l’imperatrice Eugenia le impone per legge a corte. E che successone: infatti, nel 1972 le mutande della regina Vittoria saranno battute all’asta da Sotheby’s per la modica cifra di 200 sterline. Piacevole, pertanto, l’excursus di cui Mirabassi e la sua “perugina band” ci hanno dato omaggio sull’uso o meno, comunque pur sempre particolareggiato, della mutanda, fino ad arrivare alla poesia in lingua de “L’Adelina a la fiera”, la quale, porca matina c’ha na vestina che je se vendon’ le mutande e lìa non se dicide se ride’ o piagne!
Certo, strana strada ha fatto nel corso del tempo la biancheria intima, non c’è che dire: da oggetto da dover nascondere a cult da esibire, meglio, oggi, se debitamente firmata. Ma solo tra i comuni mortali, ovvio. Di là, lassù, in quel dei vip, si discute del primato tra Belen Rodriguez e Sara Tommasi su chi delle due sia apparsa per prima in tv senza mutande. E che ce vòi fa’, questa è la moda! Altro che gli anni ’50 quando apparirono i collant e tutto il di cui della coppiola che andò alla spiaggia dopo una nottata passata in discoteca. Nella tristezza post coitum, come l’ha definita il Mirabassi, il protagonista maschile così si esprime: “Se lo sapevo che eri vergine, ci avrei messo più tempo!” E lei: “Se avessi saputo che c’era più tempo, l’avrei usato per levare i collant!”
E che dire dell’altro piacevole riferimento storico e antropologico, unito alla creatività linguistica, sulla cosiddetta “chiusura di sicurezza separabile (questo il nome come da brevetto della cerniera lampo), per gli amici Zip? La conferenza si chiude con una sacrosanta verità: il troppo e il troppo poco sono entrambi difficili da nascondere sotto i vestiti! Bravo Giampiero e bravi tutti: Giulio, Rachele, Federica e dulcis in fundo Sandro, al quale i perugini sono sempre debitori per l’impegno professionale che gli permette di organizzare e proporre un certo tipo di cultura, unico nel suo genere.