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Diverse piccole questioni di cuore

Creato il 14 marzo 2022 da Annalife @Annalisa
Diverse piccole questioni cuoreLei è Cristina e ha cinque anni

Quante volte ho già scritto che non mi piacciono le recensioni che rivelano la trama di un qualsiasi libro, o film, o fumetto, o fiaba? Innumerevoli, lo so. Lo ridico, perché, in più, oggi sto parlando di un classicissimo giallo, che fa parte di una serie molto godibile, e che sa rivelare passo dopo passo momenti e questioni (non solo di cuore) nascoste dalla nebbia o dalla confusione della grande città.
Così, se nella recensione di un giallo, l’ultimo di Robecchi (Una piccola questione di cuore, edito da Sellerio), mi vedessi squadernato chi muore e come, quali sono le questioni di cuore, piccole o grandi chi lo sa, quale importante tassello permetterà di sbrogliare, almeno un po’, la matassa, leggere tutte queste cose in una recensione mi manderebbe in bestia se non avessi già letto il romanzo.
Perciò, evitate le recensioni dei giornaloni, in particolar modo di quelli che hanno rubriche specializzate in libri, devono riempire un paginone di parole e per farlo vi raccontano che cosa succede. Evitate anche, parimenti, l’introduzione del libro, che rivela altrettanto.

Detto ciò, ho letto molto volentieri, per diversi motivi, il giallo in questione: il primo motivo (sembrerà banale ma non lo è) sta nel fatto che questi, si sa sono giorni cupi e bui; non siamo ancora riusciti a emergere da una pandemia e ci ritroviamo la guerra alle porte, con notizie sempre più drammatiche. E proprio in questi momenti trovare un libro che ‘ti prende e ti porta via’ non è cosa da poco: diceva Montesquieu che non esiste un dolore che un’ora di lettura non possa dissipare; l’ho sempre trovato un po’ esagerato, ma sta di fatto che in questi giorni, con questi dolori che arrivano da non troppo lontano, la compagnia ‘del’ Monterossi mi ha fatto distrarre e mi ha piacevolmente intrattenuto.

Premetto subito che ho anche visto la serie, con un bravo Bentivoglio nelle vesti del protagonista. Bravo, ma molto diverso dal Monterossi della mia testa. Ecco, mi sono bastate un paio di pagine per ritrovarmi il mio Monterossi, capelli cortissimi, più giovane, più malinconico, meno piacione, saltuariamente romantico. Insomma, due pagine ed ero ritornata nella Milano, nell’ufficio investigativo della premiata ditta Cirrielli-Falcone, e nella testa di Monterossi così come l’ho conosciuto in tutti i libri precedenti.

Ecco, parte così, come un’investigazione qualsiasi, la storia di cuore del titolo, intervallata dalle solite beghe lavorative di Ghezzi e Carella, che procedono stavolta in parallelo, come se dovessimo seguire, alternando la nostra attenzione, due rotaie che girano intorno a Milano ma che non si incontrano. E allora se da una parte ci sono gli incontri scontri di Cirrielli (poliziotta inside) e Falcone (non siamo la polizia, insomma!), dall’altra c’è il ringhioso – ma stavolta con sorpresa – Carella, il saggio Ghezzi e gli incontri scontri con il capo Gregori (un po’ della serie: indagate ma non troppo).
E mentre le coppie di investigatori investigano in parallelo, su due storie diverse, Monterossi osserva e si interroga sulle (piccole?) questioni di cuore che mai come questa volta sembrano riempire le giornate sue e di chi gli sta intorno: c’è un amore forse impossibile, c’è un matrimonio in ballo, c’è – di sguincio – un amore che si è perso e che forse è malato, c’è un altro amore che sembra improbabile ma chissà, e c’è, come sempre, la Mary Poppins di Carlo Monterossi che aspira per lui a un amore definitivo.

Su tutto questo, lavora la solita Milano, che sia quella delle tangenziali e degli autogrill, o quella dei casermoni a più piani, più o meno distinti, più o meno degradati; quella dei cortili nascosti dietro i portoni, e delle storie tristi nascoste dietro le porte; quella dei nuovi ricchi, degli arraffoni e degli affaroni, delle spartizioni criminali rivestite a nuovo; dei milionari e dei poveracci che devono arrivare alla fine del mese, e così via e così via.
Non manca, sia pure di sfuggita, l’intervento della Grande Fabbrica della Merda, l’uncino un po’ rapace della nostra Flora che aggancia una dei protagonisti secondari per digerirla e risputarla secondo i dettami del suo programma.

E dunque, tutto un po’ già visto?

Dire proprio di no, perché se questo è lo sfondo, su di esso si svolgono due storie principali ben precise, da seguire con attenzione, e alcune storie secondarie che aiutano in parte ad alleggerire la tensione, in parte a immalinconirci. E se questo è lo sfondo, su di esso i personaggi si stagliano con precisione ed evidenza: i vecchi si precisano nelle loro reazioni alla vita, cambiano, crescono; i nuovi catturano subito l’attenzione, a qualcuno ci si affeziona pure, tanto che alla fine, visto che questo è un giallo e ci sono morti e feriti (magari anche solo, duramente, nell’animo), e cose brutte che accadono e di fronte alle quali non si può far niente, alla fine, dicevo, prende una inusuale tristezza.
E, nonostante questo, si chiude il libro con un po’ di dispiacere per averlo finito così in fretta.


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