I tentativi di Washington di isolare Mosca sono andati a vuoto. La crisi Ucraina e la guerra civile scoppiata in quel Paese, col contributo di qualche manina Atlantica, dovevano essere il detonatore per scavare un fossato ed indebolire relazioni tra la Russia e l’Europa.
Dopo i cedimenti iniziali di Bruxelles sulle sanzioni contro il potente vicino euroasiatico, che non hanno prodotto danni significativi al Cremlino, sono stati siglati una serie di accordi con i singoli governi sul gas, grazie ai quali la strategia americana è stata resa pressoché vana.
Il progetto South Stream andrà avanti nonostante la Casa Bianca abbia fatto di tutto per farlo saltare. Non sono servite le intimidazioni degli uomini dell’amministrazione Usa ai governi degli Stati che saranno attraversati dai tratti di pipeline per far fallire gli accordi.
Anzi, dopo queste provocazioni Mosca ha accelerato il dialogo con i Paesi interessati, blindando le intese passate e portandole ad un livello superiore di operatività.
A fine giugno Putin si è recato in Austria, territorio di arrivo del sistema di dotti (inizialmente era previsto come punto di approdo il mezzogiorno italiano), per firmare l’accordo con Vienna sul tratto di competenza. La Serbia ha fatto la medesima cosa, la Slovenia l’ha seguita a ruota ed uno dopo l’altro si allineeranno anche gli altri partner, membri o no dell’Ue che siano. La sfida energetica è troppo importante in questa fase e nessuno può prendersi il lusso di farsi scappare l’affare. 63 mld di metri cubi di oro blu all’anno, che dalla Russia giungeranno in Europa, non sono uno scherzo e non sono sostituibili con nient’altro di ugualmente conveniente e funzionale.
Più difficile, invece, è stato il lavoro diplomatico in Bulgaria direttamente minacciata dagli Usa. Ma non sarà Sofia a fermare l’iniziativa che, secondo, Putin rispetterà il cronoprogramma fissato in principio.
Ieri, il Ministro degli esteri Mogherini, in visita a Mosca, ha ribadito lo stesso concetto, l’Italia non rinuncerà al South Stream che è determinante per uno Stivale affamato di energia. La Mogherini si è recata in Russia anche per accreditarsi come intermediario tra Mosca e Kiev per eventuali colloqui di pace. Peccato che Roma stia pattugliando il Mar Nero insieme alla Nato, non avendo dimostrato quella terzietà tra le parti necessaria a svolgere tale opera di mediazione.
In realtà, la ricomposizione della diatriba con il Cremlino diventerà un’urgenza soprattutto per chi ha organizzato il golpe di Kiev. Con i rubinetti di Gazprom chiusi, in Europa rischiamo forniture intermittenti ed un inverno difficile. Inverno che per Poroshenko e soci, sarà persino un inferno di gelo. Ma i debiti si pagano e l’Ucraina, che fino a qualche mese fa godeva di buoni legami con la Russia, adesso dovrà pagare il prezzo intero delle forniture e della sua stoltezza, per aver voluto recidere il cordone ombelicale con il confinante allo scopo di assecondare un’oligarchia di traditori che la porterà alla rovina.
Per questo Mosca farà di tutto per far impantanare l’esercito di Kiev tra Donetsk e Lugansk, fino alla calata del suo Generale più fedele, lo stesso che ha già sconfitto in passato molti dei suoi avversi più temibili. Quasi certamente non ascolterà i consigli di chi in patria, come Dugin, perora un intervento diretto e non sentirà nemmeno quelli infidi di Zbigniew Brzezinski, il falco americano che studia da anni la maniera di destabilizzare quello Stato. Quest’ultimo suggerisce l’abbandono dell’uso della forza contro l’Ucraina da parte della Russia (peccato che non sia stato Putin a sobillare i peggiori istinti di quel Paese disastrato dagli Usa dopo la caduta dell’URSS). Inoltre, in cambio della Crimea, che accenderà negli ucraini l’idea che lo sciovinismo non paga, e della promessa statunitense che Kiev non entrerà nella Nato, lo “zar” dovrebbe accettare almeno il suo avvicinamento all’Europa come segnale di collaborazione con la comunità internazionale (cioè gli States). Putin però tace, forse ha altri pensieri per la testa e nel frattempo resta seduto sul tubo ad attendere il passaggio dei cadaveri dei suoi nemici.