Tra i principali problemi che l’estate porta con sé uno in particolare non è mai stato trattato abbastanza approfonditamente dagli specialisti in materia, quindi prenderò il timone di questa ostica faccenda e me ne occuperò io.
Il problema estivo cui alludo non è il caldo afoso che fa attaccare le cosce scoperte alle sedie regalando forme psichedelico-orientalizzanti agli ignari clienti dei bar una volta che si sono alzati, non sono i gloriosi assassinii di zanzare che però macchiano di sangue le pareti delle camere da letto rendendole simili a quelle di certe stanze d’albergo affittate da rock star omicide degli anni ’70, non sto nemmeno parlando dei gatti in calore che urlano alle tre di notte simulando il pianto disperato di un esercito di neonati affamati e neppure dei karaoke notturni situati sotto casa a cui prendono parte loschi e incalliti figuri (incalliti quanto stonati si intende) disturbando il vostro sonno e/o i vostri incontri romantici: sto parlando dei Souvenir Brutti.
Notate lo sguardo di profonda sofferenza dell’orsetto sulla destra dopo aver scoperto cose c’è scritto sotto le sue zampe.
Per “Souvenir Brutti” intendo tutti quei souvenir che si regalano agli amici al ritorno da una vacanza i quali non sono altro che oggetti dalla dubbia utilità il cui unico riferimento al viaggio fatto è semplicemente una scritta col nome della città visitata.
L’esempio più tipico è la maglietta: una maglietta con un disegno più o meno tipico del luogo di vacanza in cui siamo stati che reca su di se l’originalissima, fantasiosa e comunicativa scritta del nome della città.
Ora la domanda è: Cosa dovrebbe farsene un nostro amico di una maglia con su scritto ”Giardini Naxos”? (A maggior ragione, poi, se questo amico in vacanza non ci va proprio.)
E ancora: cosa se ne fa mio cugino che non è stato con me a a Barcellona di una maglia con su scritto “Barcellona”? O mia sorella di una penna con su scritto “Roma città eterna”? O il mio migliore amico di un portachiavi con su scritto “London”?
Non saprei.
Forse, però, il peggio del peggio è rappresentato dalle nefaste Calamite.
Nel primo cassetto della scrivania ho una busta piena di calamite che mi sono state regalate, acquistate durante viaggi fantastici cui non ho preso parte: un dodo dalle Mauritius, una casetta bianca da Santorini, una tavola da surf da Miami, un sigaro da Cuba.
Quando le guardo non penso “Che bei posti!” e neppure “Che dolce aver pensato a me! ♥”, penso solo “managgia a loro”.
Non le ho attaccate da nessuna parte, le tengo stipate in questa busta di carta mangiucchiata dai topi* con la sfavillante speranza che un giorno vadano fuori produzione e quindi possa dar vita ad un’asta redditizia (ah! vana speranza!!).
*Questo dettaglio potrebbe essere frutto dell’immaginazione di chi scrive.
Mi chiedo cosa spinga a comprare tali cimeli.
Euforia per la bella vacanza che si sta trascorrendo?
Circoli viziosi del tipo “lui l’ha fatto a me io lo faccio a lui”? (lo so, suona un po’ ambigua come frase, ma non ce ne incarichiamo anzi meglio così: dà un certo fascino del proibito al post.)
Noia?
Riciclaggio di denaro sporco?
Voglia di contribuire all’economia locale?
Vendetta?
Personalmente, di solito compro pochi souvenir durante i viaggi che faccio (e per la maggior parte sono oggetti che si possono usare quotidianamente) sia per il motivo appena scritto sia per evitarne un altro, forse ancora più grave e disastroso, di cui pur dobbiamo parlare:
Lo stress d’acquisto.
Quante volte ho visto amici trascinarsi da un negozio all’altro e dannarsi nella disperata ricerca di un souvenir per qualche parente o amico rimasto a casa.
Imprecazioni, bagni di sudore, soldi e tempo mal spesi in questa affannosa attività. E tutto perché fin dal loro primo viaggio alle terme di Fiuggi hanno acquistato, per scampare alla noia dilagante del momento, souvenir per tutti ed ora non potranno certo essere da meno: sarebbe un triste fallimento, un’amara sconfitta. E quindi si lotta.
Tra una calamita e una penna, tra una sfera di neve e un portachiavi si lotta.
Sperando di essere il vincitore e non il vinto.
Quanto dramma in questa faccenda che nessuno, forse per paura, non hai mai affrontato prima d’ora.
Un dramma che si ripete ogni anno e miete milioni se non miliardi di vittime.
Non si può più far finta di non vedere.
Non comprare Souvenir Brutti, manda una cartolina.
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