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Space battleship Yamato

Creato il 09 luglio 2011 da Makoto @makotoster
Space battleship YamatoSpace battleship Yamato (Space battleship ヤマト, Space Battleship Yamato). Regia: Yamazaki Takashi; soggetto: dal manga di Matsumoto Reiji; sceneggiatura: Nishizaki Yoshinobu, Satou Shimako; interpreti: Kimura Takuya, Kuroki Meisa, Yashiba Toshihiro, Ogata Naoto, Takashima Reiko, Nishida Toshiyuki, Ikeuchi Hiroyuki, Yamazaki Tsutomi; produttore: Nakazawa Toshiaki; produzione: TBS; durata: 138'; uscita: 1 dicembre 2010.Link: Sito ufficiale - Mark Schilling (Japan Times)PIA: Commenti: 2,5/5   All'uscita delle sale: 55/100Punteggio ★★  
Nell'anno 2199 la terra è in pericolo, sotto attacco radioattivo degli extraterrestri. Le forze di difesa terrestri, costrette a vivere nel sottosuolo e ormai ridotte allo stremo, decidono di concentrare tutte le risorse in una missione disperata: inviare l'astronave Yamato sul pianeta Iscandar per cercare lo strumento che consenta di fermare le radiazioni che stanno distruggendo la terra e sconfiggere il nemico. Sembra una versione giapponese di Star Wars o di Star Trek. E in effetti la storia è quella di una famosa serie di anime televisivi degli anni '70, che hanno poi dato vita a svariati figliastri televisivi e cinematografici. Il rifacimento attuale mantiene alcuni tocchi ormai "classici", come il saluto militar-nazionale effettuato battendosi il pugno destro sul cuore, oppure i completini in pelle bianco-rossi degni ormai di aste di memorabilia su Ebay. Dall'altro lato, introduce qualche elemento aggiuntivo al passo con i tempi e i modi dell'industria dello spettacolo: affidare la regia a un regista affermato e di successo (Yamazaki), utilizzare divi dello spettacolo come attori (Kimura Takuya), inserire qualche donna in ruoli significativi ma pur sempre subordinati (Kuroki Meisa e Takashima Reiko), menzionare preoccupazioni ecologiche ecc. ecc. Il risultato è un prodotto per bambini non originale ma semplice da comprendere e da seguire, dove le scene d'azione, ricche di effetti speciali, si accompagnano a lunghi dialoghi, precisazioni, dichiarazioni di principio, in modo da non lasciare nulla di inspiegato. Un prodotto fruibile indifferentemente sul grande schermo come sulla tv o sul display di una consolle portatile.Con un budget di oltre 22 milioni di dollari, Space battleship Yamato è stata una delle grandi produzioni cinematografiche giapponesi del 2010 e uno dei maggiori successi al botteghino (ottavo posto nella classifica generale e quarto fra i film giapponesi, con un incasso di oltre 49 milioni di dollari) e perciò va menzionato. L'impegno profuso nella produzione e il successo commerciale ottenuto consentono di fare alcune considerazioni.1) Il pubblico giapponese continua a essere composto di bambini non cresciuti. Questo è normale in ogni paese. La domanda per me irrisolta è: il tasso di infantilismo dell'uomo medio giapponese è superiore a quello di altri paesi?2)  Yamazaki è solo un fenomeno da botteghino. I due successi precedenti di Always sancme non mi sono piaciuti perché mi sono sembrate piatte e compiacenti costruzioni di una nostalgia a posteriori. Dopo il tonfo di Ballad, ora Yamato, con la sua supponenza e il suo prendersi troppo sul serio, pare confermare la pochezza autoriale di Yamazaki.3) Il potere delle immagini. Quando Kimura Takuya rimane solo alla guida dell'astronave per andare a sacrificarsi per la salvezza della terra, Kuroki Meisha vuole restare a morire con lui. Lui la spinge febbrilmente a mettersi in salvo e lei risponde ispirata: "Un mondo senza di te è un mondo in cui non c'è ragione di vivere". E' una scena finta, assurda, mal recitata, eppure ci tocca e ci fa desiderare di essere noi ad abbracciarla: è il cinema.
4) Kimura Takuya, che per la sua capigliatura curata ed esibita come un trofeo potremmo soprannominare "Libera e bella", è proprio solo un fiore di serra: fuori dal contesto addomesticato dei drama non regge neppure un minuto. Non è possibile andare a immolarsi per la salvezza dell'umanità appena usciti dal salone di bellezza con la permanente. Harrison! dove sei?...... [Franco Picollo]

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