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Sparire per amore. Che ne è stato di te, Buzz Aldrin? di Johan Harstad
Creato il 26 ottobre 2010 da SpaceoddityDifficile dire, di cosa parli Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?, dunque. Il romanzo narra la storia di Mattias, giardiniere, in viaggio per un concerto alle isole Faroe, ma rimasto lì in stato d'incoscienza, 'internato' in un ricovero per ex malati di mente a lavorare a tempo indefinito su invenduti souvenir. Ma questa è la struttura che tiene insieme il microcosmo in cui il giovane si inserisce e da cui vuole fuggire.
Perché sì, nonostante tutto si può dire che Che ne è stato di te, Buzz Aldrin? è un romanzo sulla fuga, sul vivere in seconda linea, non per rinuncia alla prima e a una sana ambizione, bensì per il rispetto della propria più profonda umanità.
Non tutti vogliono dirigere un'azienda. Non tutti vogliono essere i più grandi campioni del paese o far parte di svariati consigli di amministrazione, non tutti vogliono avere i migliori avvocati, non tutti vogliono aprire gli occhi ogni mattina sul trionfo o la rovina nei titoli di giornale. (p. 23)
Mattias è ossessivo nella sua litote, nell'appartarsi da un mondo che non condivide. E nel ricordare tutta la vita di Buzz Aldrin, l'uomo che tocco per secondo il suolo lunare, l'uomo nascosto dall'ombra di Armstrong, l'uomo che nessuno ricorda più. E tuttavia non tutti è pur sempre un modo per dire che c'è qualcun altro, e quel qualcuno è lui, ma non solo lui. Riesce difficile sostenere che Johan Harstad abbia scritto una storia sui secondi, sugli ultimi, sugli emarginati: nonostante la situazione liminale, ai confini di un mondo senza limiti, Che ne è stato di te, Buzz Aldrin è un romanzo sulla vita che emerge, prorompe, integra e disintegra chi le si abbandona.
Che ne è stato di te, Buzz Aldrin? è un ballo al ritmo dei Cardigans, il gruppo svedese che fa da colonna sonora all'intero romanzo e alle cui musiche danzano, alle cui canzoni si uniscono e si distaccano tutti i personaggi come a una festa per liceali poco disinvolti. Rapide pennellate di emozioni colorate e i rapporti sono lì, freschi e misteriosi insieme, sempre pronti a rinnovarsi. La capacità di scolpire e insieme tinteggiare di sentimenti appartiene a un autore che, pur al primo romanzo, sa coniugare architettura - e meccanica - del romanzo e confessione, sussurro e urla disperate di pace.
Ma come per Johan Harstad, accolto da un bagno di folla e di successi in tutta Europa (e non solo) per Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?, anche per il suo protagonista e coetaneo Mattias è impossibile essere secondi. Ed è il padre, in un dialogo - tenero, straziante, intimo - che è uno dei capolavori del libro, a ricordarglielo:
Sai, Mattias, è impossibile non lasciare qualche traccia di sé. Ci sarà sempre qualcuno che ti vede. Qualcuno che ti ricorda. Qualcuno che ti ama. Quasi sempre. Non c'è niente da fare. (p. 332)
Niente Grande Fratello, però: non è la spia occulta, anche se il padre sembra soffrire con Mattias per questa 'disperante' necessità di essere amati. Nella sua incoscienza, è il giovane ad avere una visione più positiva della vita, un'idea meno limitata, più rispettosa della sua intimità e del suo silenzio infinito. Ed è Mattias a buttare lì un'impresa quasi grottesca, a prospettare come reale un viaggio esotico, la sua possibile realizzazione e l'apertura del romanzo a nuovi respiri.
Mattias, come Ismael in una sottotrama tutta melvelliana, naviga nella sua personalissima ricerca della balena, o di una qualche ignota balena bianca sognata dal capitano della sua nave. Precipitato letteralmente in un mondo diverso, superbo e in parte inospitale come le isole Faroe, il protagonista assoluto e pensieroso, commosso e distaccato di Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?, quale che sia il rapporto biografico con il suo gemello creatore, Johan Harstad, attraversa il romanzo in un'ansia di vita e di realtà autentiche, non isolate, ma proprie.
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