Spazio sacro

Da Sharatan


"In molte tradizioni tra cui il buddhismo tibetano, il cerchio è un potente simbolo che rappresenta la sacralità di tutte le cose. In tutte quelle tradizioni esistono rituali che si servono dell'immagine del cerchio: tracciando un cerchio intorno a se stessi, e rimanendo nel centro, si intuisce di essere al centro dell'universo. Il cerchio tutto intorno ci fa capire che siamo sempre in uno spazio sacro.Nel buddhismo si parla di presenza mentale, di consapevolezza. La presenza mentale ci viene insegnata attraverso l'oryoki, gli inchini, il rimanere con il respiro, l'etichettare i pensieri come "pensieri". Tutto ciò comporta grande precisione, ma anche molta gentilezza. Insieme alla precisione con cui ci rapportiamo al nostro mondo c'è anche uno spazio che è sempre presente attorno a noi. Quello spazio è la gentilezza: permettiamo a noi stessi di percepire quanto il mondo sia vasto, fluido, pieno di colore e di energia. Quello spazio è il nostro cerchio.Quando si parla di presenza mentale e di consapevolezza non ci si riferisce a qualcosa di rigido e severo, a una disciplina che ci autoproponiamo per comportarci come si deve, migliorarci, tenere la schiena più diritta e avere un odore più gradevole. Si tratta piuttosto di nutrire un sentimento di gentilezza amorevole nei riguardi delle ciotole per l'oryoki, delle nostre mani, delle altre persone, di questa stanza, di tutte le porte che attraversiamo per entrare e per uscire. Presenza mentale significa amore per ogni dettaglio della vita, il che conduce, come naturale conseguenza, alla consapevolezza: la vita comincia ad ampliarsi, e si acquista la consapevolezza di trovarsi sempre al centro del mondo.Alcuni di voi avranno forse letto il libro "Alce Nero parla" nel quale un vecchio indiano Sioux racconta della grandiosa visione che ebbe all'età di 9 anni. Un giorno egli si era ammalato, così gravemente che tutti pensavano sarebbe morto. Rimase in comaper una settimana o più, e durante il coma gli venne predetto che il sacro stile di vita del suo popolo sarebbe stato presto travolto. Gli venne anche insegnato che cosa fare perchè no andasse perduto del tutto. Era ancora in coma quando venne portato sulla cima dell'Horney Peak, nelle Black Hills del Dakota, che gli indiani d'America considerano l'ombelico del mondo.Ma Alce Nero racconta che, dopo essere stato sull'Horney Peak e avere ricevuto la grande visione, comprese che ogni luogo è il centro del mondo. In effetti, ovunque ci troviamo, quello è il centro del mondo. Siamo sempre al centro di uno spazio sacro, esattamente al centro del cerchio. La gente mi dice spesso: "La meditazione è una gran bella cosa, ma che rapporto ha con la vita?" Ebbene, la meditazione è in relazione con la vita nel senso che, forse grazie alla semplice pratica del prestare attenzione, cioè nutrire gentilezza amorevole verso le vostre parole, azioni e attività mentali, potete iniziare a comprendere che vi trovate sempre al centro di uno spazio sacro, uno spazio che non è altro che la vostra vita stessa.Lo spazio sacro non è questa stanza, ma ovunque andiate, per il resto della vostra vita, sarete sempre al centro dell'universo, e il cerchio sarà sempre attorno a voi. Ogni persona che incontrate entra nel vostro spazio sacro, e non certo per caso. Tutto ciò che entra nel cerchio è lì per insegnarvi qualcosa. Attraverso la mia esperienza del buddhismo e il mio grande amore e rispetto per i maestri, gli insegnamenti e la pratica, mi sono resa conto che è un'ottima cosa aderire a un veicolo e comprenderlo sempre più profondamente. Ma così facendo ho imparato a vedere la sacralità di ogni saggezza, ho cominciato a capire che si può arrivare alla stessa verità attraverso molte strade.La meditazione aiuta ad ampliare la nostra vita, e così non siamo più impigliati nel pensare solo a noi stessi e nel pretendere che la vita vada sempre come fa comodo a noi. Una persona egoista non riesce certo a intuire di essere al centro di un cerchio sacro, al centro dell'universo, perchè è così presa dai suoi problemi, dalle sue sofferenze, limitazioni, desideri e paure che è cieca alle meraviglie dell'esistenza. Sente solo una grande tristezza, un enorme risentimento verso tutta la vita. Che strano! La vita è un tale miracolo, eppure, per la maggior parte del tempo, non facciamo altro che provare rancore verso cose che in realtà fanno il nostro interesse.Rimpoche parlava spesso dell'adesso. Se volete raggiungere l'illuminazione, dovete farlo adesso. Se siete arroganti e cocciuti, può drsi che abbiate bisogno di qualcuno che vi corra dietro con un randello. Ma più aprite il vostro cuore, più fate amicizia con il corpo, la parola, la mente, e con il mondo racchiuso nel vostro cerchio - la vostra situazione familiare, le persone con le quali vivete, la casa in cui fate colazione ogni giorno - più apprezzate il fatto che, per esempio, vi basta girare il rubinetto per avere l'acqua. Se avete mai provato a vivere senz'acqua, allora sì che potreste veramente apprezzarlo. Avvengono miracoli di ogni sorta. Ogni cosa è un miracolo, ogni cosa è assolutamente meravigliosa.Adesso. Ecco la chiave. Adesso, adesso, adesso. La presenza mentale vi abitua a essere vivi e consapevoli, estremamente curiosi ... ma curiosi riguardo a cosa? Ma riguardo all'adesso, no? Sedete in meditazione e l'espirazione è adesso, il risveglio dalle fantasticherie è adesso. Anche le fantasticherie sono adesso, anche se sembra che vi trasportino nel passato e nel futuro. Più riuscite ad essere completamente nell'adesso, più sentite che vi trovate al centro del mondo, al centro del cerchio sacro. Il nostro compito nella vita è utilizzare ciò che ci è stato dato per risvegliarci. Anche se ci fossero due persone assolutamente identiche - stesso corpo, stesso modo di parlare, stessa mente, stessa madre, stesso padre, stessa casa, stesso cibo, tutto uguale - mentre una potrebbe usare ciò che possiede per svegliarsi, l'altra potrebbe usarlo per diventare sempre più triste, arcigna e piena di rancore. Non importa che cosa vi sia stato dato, se avete un difetto fisico, siete poveri o ricchi sfondati, belli o brutti, psichicamente sani o squilibrati, se vivete in manicomio oppure in un deserto tranquillo e silenzioso. Qualunque destino vi sia toccato, può risvegliarvi o farvi addormentare.E' questa la sfida del momento presente: come intendete sfruttare ciò che possedete, vale a dire il proprio corpo, la vostra parola, la vostra mente? Sempre riguardo all'adesso, vi rivelo qualcosa che vi sarà molto utile: l'ostacolo principale all'assunzione di una prospettiva più ampia sulla vita consiste nel fatto che le emozoni ci catturano e ci rendono ciechi. Più prendiamo coscienza di ciò, e più ci rendiamo conto che, quando ci abbandoniamo alla rabbia, all'autocommiserazione e alla bramosia, tanto da renderci infelici, in quel momento iniziamo ad isolarci, ad autoescluderci, come se fossimo seduti sul ciglio del Grand Canyon ma avessimo infilato la testa in un sacco. La magia del momento presente sta nel fatto che potete lasciare andare le vostre preoccupazioni e aprirvi di nuovo allo spazio. Potete darlo sempre, in qualsiasi momento, ma per riuscirci bisogna che facciate amicizia con voi stessi. Bisogna che arriviate a conoscere la vostra rabbia, l'autocommiserazione, i desideri, la bramosia, la noia, e che facciate amicizia con tutte queste emozioni. Esiste una storia che si riferisce a quelli che definiamo paradiso e inferno, vita e morte, bene e male. Ebbene, la storia insegna che quelle cose in realtà non esistono se non come costruzioni della mente. Dunque, c'è un samurai grande e grosso che va da un saggio e gli dice: "Parlami della natura del paradiso e dell'inferno!" Il roshi lo guarda dritto negli occhi e gli fa: "Perchè mai dovrei parlare con uno schifoso, rivoltante, miserabile bavoso come te?" Il samurai si fa paonazzo e gli si rizzano i capelli per la collera, ma il roshi continua imperterrito: "Un miserabile verme come te, credi proprio che potrei spiegarti qualcosa?" Ormai sopraffatto dall'ira, il samurai estrae la spada e sta per mozzare la testa al roshi, quando questi gli dice: "Ecco, questo è l'inferno!" Il samurai, che in realtà era un uomo molto intelligente, in un attimo capisce: si rende conto di aver creato il proprio inferno personale e di esserci sprofondato fino agli occhi. Un inferno nero e rovente, talmente pieno di odio, egoismo, rabbia e risentimento da portarlo al punto di commettere un omicidio. Gli occhi gli si riempiono di lacrime, scoppia a piangere e giunge le mani davanti al roshi che gli dice:"E questo è il paradiso!" Non esistono né inferno e né paradiso, se non per il modo in cui ci mettiamo in rapporto con la vita. L'inferno non è altro che la nostra resistenza alla vita.Quando diciamo "No" ad una situazione non c'è niente di male, ma quando montiamo le cose a dismisura e ci esaltiamo fino a sguainare la spada per tagliare la testa a qualcuno, allora tale resistenza alla vita è l'inferno. [...] Lo scopo della vita è il risveglio, è permettere che ciò che entra nel cerchio possa risvegliarvi, e non farvi addormentare. C'è un solo modo per far sì che ciò avvenga: essere aprti, curiosi, sviluppare un sentimento di simpatia per tutte le cose che vi capitano, comprendee la loro natura e lasciare che vi insegnino quello che vogliono insegnarvi.Andrà avanti così finché non avrete imparato la lezione, a qualunque costo. Potete abbandonare la famiglia, cambiare lavoro, frequentare solo persone che vi diano sempre ragione: potete manipolare il vostro mondo e cercare di far sì che tutto fili sempre liscio fino a diventare paonazzi per lo sforzo, ma gli stessi vecchi fantasmi non vi daranno tregua finché non avrete finalmente imparato la lezione, la lezione che sono venuti ad insegnarvi. Allora, quegli stessi fantasmi vi appariranno come fedeli e generosi compagni di viaggio." (Pema Chondron - Senza via di scampo: la via della saggezza e della gentilezza amorevole – Feltrinelli)

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