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“Speaking in tongues” al Teatro Libero

Creato il 05 marzo 2014 da Temperamente

SpeakingNewA3Al Teatro Libero di Milano dal 4 al 14 Marzo va in scena Speaking in Tongues, di Andrew Bovell.

Due coppie, due situazioni simili, vicine, così tanto da usare le stesse parole, da vivere le stesse sensazioni pur senza conoscersi, effetto sottolineato dal fatto che le voci degli attori si sovrappongono, ripetendo le stesse frasi in coro ma in contesti diversi. È così che inizia lo spettacolo, con gli attori riuniti sul palco che si parlano. Si sono appena conosciuti, in un bar, dove erano andati con lo scopo di abbordare qualcuno/a e tradire il rispettivo coniuge.  Sono in due stanze separate, i rispettivi partner con l’altra metà della coppia, a vedere se ce la fanno, a darsi ancora dolore. Qualcuno ci riesce, qualcun’altro no, il gioco di incontri/scontri tra i quattro non finisce, – il destino talvolta si accanisce ed è crudele – , e si scoprono altri dettagli di queste coppie quasi scoppiate. Altri dettagli ed altre storie e personaggi entrano nella scena; altre coppie pronte a dividersi o già divise vengono a parlare dei loro problemi e dubbi, sempre gli stessi.

Lasciarsi o stare insieme? È più difficile provare a mettere a posto le cose, ad aggiustare i pezzi di un meccanismo rotto, salvare un matrimonio – a costo di far del male ad altre persone coinvolte, a costo di inghiottire delle bugie, a costo di sacrificare alcuni propri sogni e desideri – oppure è più difficile mandar tutto all’aria, cambiare vita, lasciarsi dietro il proprio passato e dimenticare quel futuro già scritto e sereno in cerca di una nuova, ignota stabilità?

La risposta a questa domanda non c’è e non ci può essere, naturalmente. Non ce la si aspetta nella seconda parte dello spettacolo, in cui altri amanti, in parte collegati ai precedenti, con gli stessi e con altri problemi, vengono tirati in ballo. Anche qui, le due scene si intersecano, le voci si sovrappongono, e i tentativi per cercare di recuperare divergono. Da un lato, un amore incrollabile, che tiene anche davanti alla totale contrarietà dei fatti; dall’altro, un amore consumato, sfinito, sfociato ormai nell’odio reciproco.

Questo spettacolo arriva per la prima volta in Italia per la regia di Manuel Rodgers e le scenografie di Mauro Randelli. Una canzone segue le diverse avventure amorose, liason tra un quadro e l’altro; il palco è arredato con poltrone, tavolini da bar e un letto, i tre angoli in cui i personaggi si muovono, mentre sulllo sfondo una parete oscura ma comunque riflettente esalta i contorni delle figure umane, forse a suggerire la doppiezza di emozioni e sentimenti. Bovell, il più celebre autore contemporaneo australiano, racconta la miseria dei nostri giorni, in cui tradimenti e instabilità sembrano essere una vera certezza. In questo testo, che ricorda Altman, (paragone azzardato) per la struttura corale ma intrecciata dell’opera, e Carver, (paragone ancor più azzardato), per il suo iper-realismo graffiante, l’unica coppia salda è quella che più probabilmente sarà costretta, per motivi esterni, a sfasciarsi. Un senso di vuoto pervade la chiusura, con le parole, e le emozioni, che un po’ vengono a mancare.


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