Speciale Bronte: Anne, Charlotte e Emily Bronte in Lyrics

Creato il 23 agosto 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
In quest’angolo profumato di poesia, si presentano all’appello tre corolle della lirica anglosassone ottocentesca. È questo il caso delle tre sorelle Bronte: Anne, Charlotte e Emily, unite non dal desiderio, ma dal bisogno viscerale della scrittura intesa come vita, come “l’essere per scrivere” o, ancor meglio, come lo “scrivere per l’essere”. Non in altri modi si potrebbero definire i loro destini uniti dall’amore per l’unicità e la bellezza della parola, resa a quanto pare intatta e gloriosa nel tempo, nonostante la triste stella che ha accompagnato la breve vita delle Bronte. Nel voler scorrere tra i loro versi per poterne scoprire le chiare diversità e caratteristiche, sarebbe bello poterci prima tuffare con l’immaginazione tra le incantevoli scenografie naturali che hanno certamente aiutato le autrici ad alimentare il vivo fuoco artistico nelle loro vene: chiudiamo gli occhi e cerchiamo di respirare con la mente le distese delle brughiere chiazzate di terra ed erica viola, e applaudiamo silenziosamente all’aria pungente che sale alle narici dalla terra battuta dalla pioggia.
“A un tratto verso l’argine girando lo sguardo, vidi un’esile creautra che nel sole oscillava tremolando: era una dolce campanula pura”.

“Intonano gli uccelli i loro canti alternando alle note i lieti voli; adornano i minuscoli boccioli rugiade come gemme scintillanti”. 

Ridestati da questo squarcio di emozioni, torniamo alle nostre “amiche” dalla parola elevata all’armonia, e addentriamoci nella vita cantata attraverso i loro versiPer iniziare, qui di seguito un componimento di Anne.
IL PERGOLATO

Protetta all'ombroso pergolato, guarderò in alto verso il cielo chiaro che mi sorriderà tra quelle piante così fitte, dalle smaglianti fronde; vedrò le verdi foglie luminose brillare al sole che le benedice; ascolterò il fruscio dei loro rami bisbigliare nell'aria incantatrice. Con l'orecchio inebriato da quei suoni l'anima alata volerà lontano; anni perduti rivivrà, o quel solo giorno mite d'autunno nel suo volo. O sognerà scenari del futuro, boschi e colline, e una vallata verde nel sole estivo luminoso e puro dove lo sguardo abbagliato si perde. Ascolta! Questo è il fiato dell'estate che le fronde fruscianti appena scuote- Ma no! La terra è candida di neve, la mia visione è solo un sogno, breve. è solo il gelo che pulisce l'aria e dona al cielo quel divino blu. Stan sorridendo al sole dell'inverno quei foschi sempreverdi di laggiù. Il freddo dell'inverno è nel mio cuore- Come sognare d'un futuro bene? Come potrà lo spirito volare, vincolato alle sue dure catene?

Ben nitidi sono i riquadri d’ambientazione che Anne ci regala, delicati come i fiori che ama descrivere, ritraendoli nitidamente. Il fiato dell’estate sembra essere sostituito da un gelo purificatore, che spinge la giovane donna a domandarsi se in futuro potrà liberarsi delle catene invernali di cui il suo cuore è prigioniero.
Il romanticismo crepuscolare di Anne è evidente molto più che nelle altre due sorelle, carezzato di tanto in tanto da una vena ironica che riesce a rendere più energici i suoi messaggi. Una Fede satura di solitaria speranza albeggia in molti suoi componimenti, portatrice di una delicata forza d’animo che  veste le sue poesie. Possiamo quindi  così immaginare la nostra Anne: ragazza dai pensieri limpidi e caparbi, sognatrice di un futuro migliore.  È adesso il momento della maggiore del trio, ovvero Charlotte. Di seguito, una tra le sue poesie che più rispecchia, a mio avviso, il suo carattere riflessivo e concreto.  VITA

Credetemi, la vita non è un sogno oscuro come i saggi amano dire; di piogge mattutine c'è bisogno spesso perchè sia il giorno luminoso. Un vortice di nubi tenebrose vedi ben presto sciogliersi e fluire e se la pioggia fa sbocciar le rose tu di rimproverarla avrai l'ardire? Le ore di sole rapide, gioiose, se ne volano presto o tardi via, serena e grata l'anima tua sia, finchè esse ti risplendono radiose! E se improvvisa irromperà la Morte a privarci crudele d'ogni bene? Se implacabile il male alla speranza metterà le catene, lei di nuovo risorgerà serena: tu potrai vederla cedere, ma naufragare mai; si libreranno ancora le sue dorate ali capaci di condurci in rotte celestiali. Con forza che non trema sopporta il tuo cimento: o vittoria suprema del coraggio che sgomina il tormento! 

Una consapevolezza invidiabile del misterioso intreccio del bene e del male su questa vita terrena, dello scorrere  veloce degli eventi, siano essi tristi o gioiosi. È una vita che, seppure affranta da nubi tenebrose, vince la morte attraverso il risorgere di una speranza serena! Il suo stile lirico e spontaneo della giovane età, viene a volte sostituito da uno più epico, che quasi impone la gravità della prosa, rispetto ai componimenti di Emily e Anne. Del resto, è lei stessa che sente il bisogno di dare un cambiamento alla sua vita artistica, affermando che: “Ora è necessario cambiare, poiché l’occhio è stanco di immagini così frequenti”. Mediatrice tra la dolcezza di Anne e l’orgoglio austero di Emily, Charlotte riesce a dare una personale miscela di tinte al suo panorama poetico e, probabilmente anche a quello della sua vita privata, chiedendoci: e se la pioggia fa sbocciar le rose/ tu di rimproverarla avrai l'ardire?”. Ecco perché, nel voler dare un volto all’amata Charlotte Bronte, riusciremmo a vedere quello di una donna che ha imparato a possedere il coraggio che sgomina il tormento. Infine, vogliamo parlare di lei, la più discussa delle sorelle Bronte, colei che con il suo ardito operato ha fatto parlare di sé, conquistando il titolo di “genio appassionato” della letteratura.  Tempeste d’inverno e piogge a primavera Hanno bagnato notte e giorno l’erba Ma giace sotto la zolla spettrale Immobile e ignorato giace il muto ricordo di un delitto per anni perduto segreto dimenticato eccolo infine cancellare il tempo destare inutili lacrime. Freddo chiaro azzurro il cielo del mattino distende in alto il suo arco fredde chiare azzurre le acque del Werna riflettono il cielo invernale la luna è tramontata Venere splende in argenteo silenzio. 
La sua lirica elevata e capace di fondere in un unico bocciolo di preziosa finitura l’animo e la natura, l’ambiente circostante, fa di ciò che conserviamo in suo nome, un patrimonio di valore inestimabile, dichiaratore della sua musa estatica e orgogliosa. Ed è proprio l’orgoglio e la grande concentrazione che l’autrice produce su se stessa, che la rende così simile alla grande Dickinson, entrambe battagliere dall’animo vergine e tenace. Nelle poesie di Emily i sensi si accendono, e la “visione” diviene un tutt’uno con i versi che danzano selvaggi in un’ansia tesa e solenne. Lei stessa definiva il proprio animo simile alla roccia, estraneo agli attacchi esterni delle passioni terrene, e per questo così legato a quelle simboliche che amava riversare nei suoi versi, carichi di una vitalità romantica fuori dal comune. Un devastante amore, quello di Emily,  per il micro mondo creato dal suo animo terribilmente bello e burrascoso.
Siamo dunque giunti alla conclusione di questo iter poetico in casa Bronte al femminile! Un regno tanto fragile nella sua bellezza, quanto imponente e immortale, come il respiro della natura che ha dato lo scenario alle produzioni liriche e non di Anne, Charlotte e Emily, rispettivamente la delicatezza, la vitalità e l’inquietudine delle incontaminate brughiere inglesi.
Sono però sicura che le tre indivisibili  sorelle saranno felici del saluto che porgiamo a Branwell Bronte, il loro amato fratello dal talento indiscutibile e, certamente destinato anch’egli ad un futuro brillante, se non fosse stato per il triste correre degli eventi che l’hanno visto protagonista. Uno scorcio di genialità familiare, quello dei Bronte, incoronato dal tempo che non ne scalfisce le indimenticabili emozioni che riuscirà sempre a donare. 

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